di Paola Springhetti
“Alla fine degli anni novanta, la presidenza di Clinton negli Stati Uniti fu messa in crisi dalla “relazione fisica impropria” – così lui stesso la definì – con una stagista, Monica Lewinsky. La notizia era arrivata in via confidenziale alla rivista “Newsweek“, che però si era presa il tempo per fare le dovute verifiche. Scrupolo che non è venuto al blogger Matt Drudge che l’ha pubblicata sul suo sito “The Drudge Report”. Ovviamente la notizia si è diffusa rapidamente in internet, mettendo in crisi la carta stampata, che non ha potuto ignorarla.
Da allora non ho trovato risposta certa alla domanda: ha senso che i media tradizionali si pongano dei limiti dettati da accuratezza professionale e senso di responsabilità, se sono continuamente anticipati e scalzati dai social? Porsi questi limiti significa impegnarsi a restare dentro il solco dell’informazione di qualità o è solo un atteggiamento masochistico, che porta a perdere definitivamente la battaglia della concorrenza con i nuovi media? Personalmente voglio continuare a credere che l’ipotesi giusta sia la prima, ma ho paura che nei fatti sia più determinante la seconda”.

