Il Ministero Pubblico ha emesso tre decreti d’accusa nei confronti di altrettanti giornalisti, due della RSI (rubrica “Il Quotidiano”) e un redattore del settimanale “Il Caffè”. Essi, nel mese di febbraio 2012, avevano pubblicato dei servizi dedicati all’omicidio di una donna avvenuto a Massagno il 5.02.2012 divulgando, in entrambi i casi, le generalità della vittima e la sua fotografia pur sapendo che l’episodio era oggetto di procedimento penale e che l’unico congiunto della persona uccisa non era raggiungibile e non aveva dato il suo consenso. Giova ricordare a questo proposito che l’art. 74 cpv 4 del Codice di Procedura Penale concede la divulgazione dell’identità di una vittima di reato, al di fuori di una procedura giudiziaria, solo se “la collaborazione della popolazione è necessaria per far luce su crimini o per la ricerca di indiziati” o nel caso in cui “la vittima o, se deceduta, i suoi congiunti vi acconsentano”. Il titolare dell’inchiesta ha fissato una condanna per ognuno dei tre accusati che si traduce in una multa di 500 franchi, decisione contro la quale è dato diritto di ricorso. Di questa specifica vicenda – su reclamo inoltrato dall’Associazione Ticinese dei Giornalisti – si è anche occupato di recente il Consiglio Svizzero della Stampa, che con una presa di posizione dello scorso 8 febbraio 2013 ha stabilito che in tale caso la rubrica “Il Quotidiano” della RSI e il settimanale “Il Caffè” hanno violato le disposizioni della “Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista”. (ILTICINO)

