Mettere insieme Ordine dei Giornalisti, Federazione nazionale della Stampa, Constructive Network e una parte del mondo del Counseling non è semplice. Storie diverse, sensibilità diverse, mondi diversi. Se mi chiedono cosa tiene insieme tutto questo, mi viene da rispondere papa Francesco, che in questi anni ci indica una strada verso il cambiamento.
Il paradosso è che due anni fa è stata approvata una carta etica del giornalismo costruttivo che ripropone gli stessi paradigmi di Francesco, e ancora che esiste una disciplina – il counseling appunto – che si fonda sullo stesso stile, che può essere personale ma anche professionale.
Perché proprio ora, questa rete, questa connessione? Vorrei dire perché è una risposta a una forte domanda di senso che arriva adesso. Il motivo è che le domande, in genere, arrivano quando ci si trova in crisi. Crisi di identità, crisi di fiducia, crisi di credibilità. Il counseling aiuta a rafforzare le relazioni, a creare consapevolezza, a capire dove vogliamo andare, uomini e donne, giornalisti e giornaliste.
È stato interessante che un centinaio di giornalisti e counselor, chi in presenza, chi da remoto, abbiano deciso di impegnarsi in questa ricerca e in questo confronto. Mondi diversi in ascolto, l’uno dell’altro. Il giornalismo costruttivo indica una strada, per nulla semplice, come spiega anche il Papa, ma in uno scenario preciso.
Una delle strade è il cosiddetto giornalismo comunitario, uno stile proprio dei giornali cattolici, ma che è inserito in una carta che non è scritta da cattolici. Comunitario viene da comune, termine che ha, fra le sue etimologie, quella del dono, cum munus.
C’è, in questo processo, anche l’idea che i giornalisti possano trovare la strada giusta tornando ad accorciare le distanze con l’opinione pubblica, con la gente, tornando nelle scuole, aiutando la comunità a crescere con un atteggiamento critico, intelligente, nei confronti della realtà, e anche dei media.
Il giornalismo costruttivo avanza, anche alla faccia degli editori, che puntano il dito contro i costi del giornalismo di qualità. Arrivano anche i risultati: abbiamo l’esempio degli Stati Uniti, dove il giornalismo costruttivo ha già ribaltato gli schemi e ha reso il giornalismo più credibile, ma anche più redditizio dal punto di vista economico. Per questo la strada è vincente. In altri contesti produce risultati apprezzati anche dagli editori. Domanda, perché, allora, occorre aspettare l’onda lunga che da noi arriva dopo 20/30 anni?