San Francesco di Sales, a Milano l'arcivescovo Delpini parla ai giornalisti e ai comunicatori

«Le informazioni tendenziose e ideologicamente orientate, come ad esempio quelle che individuano nei profughi il capro espiatorio di tutti i mali d’Europa, sono deboli. Soprattutto non sono un aiuto a comprendere la realtà nella sua verità più profonda. Il buon giornalismo deve favorire relazioni, non contrapposizioni dialettiche. Per esprimere un giornalismo di pace è necessario tuttavia esporsi, se davvero si vuole difendere il bene comune, che non è mai gratuito e a buon mercato». Lo ha detto l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini all’incontro, organizzato dall’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Milano, in collaborazione con UCSI Lombardia, in occasione della festa di san Francesco di Sales.

Rispondendo a una domanda sul suo rapporto con i social, l’Arcivescovo ha ricordato che al recente Sinodo dei vescovi sui giovani, con 250 vescovi provenienti da tutto il mondo, si è osservato che «i giovani nel mondo vivono in condizioni sociali e culturali molto diverse, ma una cosa li accomuna: tutti abitano sui social». In questo senso bisogna «abitare i social, la tv, la carta stampata proponendo il bene, cose buone: sono convinto che il bene fa bene e convince».

Rivolgendosi ai giovani, l’Arcivescovo li ha poi invitati a prendere iniziativa di fronte alle difficoltà del mondo del lavoro, che resta «un dramma del nostro tempo». Infine l’Arcivescovo ha lanciato un auspicio: «Se guardiamo al processo produttivo tipicamente italiano di questi ultimi decenni c’è un fatto: gli artigiani italiani hanno saputo farsi apprezzare in tutto il mondo per la cura con cui hanno fatto dei loro prodotti un’eccellenza. Auspico che anche i giornalisti italiani possano fare altrettanto. Lancio con simpatia e determinazione una campagna per un giornalismo made in Italy nel mondo!».

Nel dibattito sono intervenuti i responsabili delle principali scuole di giornalismo degli atenei milanesi, coordinati da Alessandro Zaccuri del quotidiano Avvenire. Nella seconda parte della mattinata l’Arcivescovo ha dialogato con alcuni giovani di quelle scuole.

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Fausto Colombo (direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica di Milano) ha affermato: «La notizia ha sempre avuto un preciso valore per la cittadinanza, ma oggi l’informazione istituzionale risente della generale sfiducia nei confronti delle istituzioni. Lo stesso processo di valorizzazione economico della notizia, con la nascita delle grandi piattaforme, privilegia oggi più il traffico prodotto che non il suo valore conoscitivo. Il “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo, come suggerisce papa Francesco, dovrebbe sollecitare il mondo dell’informazione a una maggiore curiosità e sincerità nella ricerca, umiltà nella comprensione dei fenomeni e rispetto degli attori in gioco»

Claudio Lindner (vicedirettore del Master in giornalismo “Walter Tobagi” all’Università degli Studi di Milano) ha sottolineato: «La crisi finanziaria ha messo in crisi anche l’editoria. Gli stessi editori non brillano e non sono stati lungimiranti. In Italia si aggiungono poi altri fattori critici: la bassa scolarizzazione, la poca propensione alla lettura, e da ultimo anche il clima politico ostile alla informazione. Detto questo credo ci sia ancora spazio per dei giovani giornalisti. Molti editori si sono risvegliati sviluppando il digitale. Mentre sulla scena di stanno affacciando editori nuovi, piccoli e medi. Anche i lettori con il crowdfunding possono aiutare lo sviluppo di nuova editoria, libera».

Secondo Marco Lombardi (direttore della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano) «le fake news stanno tanto sulla rete che nei mezzi tradizionali. Tutto il mondo dell’informazione è impantanato su questo punto. Detto questo la regolamentazione della rete diventa fondamentale. Ma sono assenti gli attori legittimi: gli Stati, autorità democraticamente elette».

Ugo Savoia (coordinatore didattico del Master in Giornalismo alla Libera università di lingue e comunicazione – Iulm) ha fatto presente infine che «le notizie non sono né buone né cattive. Dipende dalla sensibilità con cui vengono date. La notizia è come un bastone: lo posso usare per difendermi, per farmi sorreggere lungo il cammino o alzarlo per aggredire l’altro. La strada irreversibile pertanto è quella di formare i giovani a saper leggere e raccontare la realtà con le nuove tecnologie».

* L'autrice, Monica Forni, è presidente dell'Ucsi Lombardia

Ultima modifica: Mar 29 Gen 2019

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