Gli italiani e il complesso rapporto con la lettura e i libri. E l’informazione

Ormai, da qualche tempo, si è acceso un dibattito importante su cui ho avuto modo di riflettere e su cui sono intervenuto. Il motivo di questa polemica riguarda il rapporto degli italiani con la lettura e i libri.

«Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito... perché la lettura è una immortalità all’indietro». Con queste parole lo scrittore Umberto Eco ha descritto l'importanza della lettura. A quanto pare si legge meno e addirittura, secondo diverse indagini, la percentuale di scrittori ha superato, in Italia, quello dei lettori di libri, riviste e quotidiani ed è un dato che deve farci valutare quanto sta accadendo.

LEGGERE È SEMPRE PIÙ UNA FATICA

Il ricercatore Enzo Risso ha scritto un articolo, pubblicato su Il Domani, in cui riporta dati davvero interessanti. Il totale degli italiani che legge libri nel proprio tempo libero è pari al 45 per cento. Percentuale che si abbassa al 26 per cento nella Generazione Z.
Risso ha indicato i numeri della sua indagine: «Il 22 per cento di persone non ha sfogliato neanche un libro nel corso degli ultimi dodici mesi. Leggere è sempre più una fatica. Lo è per il 17 per cento degli italiani che ammette di non riuscire a capire che cosa legge o di comprenderne il significato con difficoltà. Uno sforzo che sale al 24 per cento tra i giovani della Generazione Z. Non solo. Il 51 per cento degli italiani legge lentamente e scorre le pagine con spossatezza.

Ciononostante per la maggioranza degli italiani (79 per cento) leggere è fondamentale. L'83 per cento del Paese, inoltre, auspica che vengano creati nuovi spazi di lettura nelle piazze e nei quartieri per riavvicinare le persone alla lettura.
In crescita la spinta e l'attenzione verso i booktoker. Il 55 per cento dei giovani della Generazione Z conosce e pone attenzione ai booktoker e il 38 per cento li ritiene fondamentali per conoscere e scegliere un libro. Un altro 39 per cento dei giovani ritiene assolutamente utili i booktoker e presta loro una qualche attenzione». La figura del booktoker è nuova ed è ancora poco conosciuta dagli adulti. Si tratta di un influencer o creator di contenuti, che dà consigli di lettura o di acquisto di volumi su una delle piattaforme più amate dai giovani. Sto parlando di TikTok, social network popolato da preadolescenti e adolescenti.

I TIPI DI LETTORE

Gli italiani hanno una relazione con la lettura, sottolinea Risso, incerta e instabile. La sua indagine ha cercato di mettere in evidenza la relazione tra la lettura e le persone, individuando svariati gruppi di mentalità rispetto alla lettura.
I gruppi considerati sono le community of sentiment, come li definirebbe il sociologo Zygmunt Bauman. Un metodo, afferma Risso, che ha dimostrato come le persone non abbiano un singolo cluster o stile di vita e assumano comportamenti molteplici.
Risso ha suddiviso le community in: mondani, sperduti, disorientati, precettori, ingaggiati, solitari, appassionati e fan. Numerosi gruppi servono ad identificare il rapporto con la lettura. Le ultime due community gli appassionati (22 per cento) e i fan (13 per cento) sono quelle che amano di più la lettura.

Altro dato interessante riguarda la differenza tra il libro cartaceo e il libro digitale: «Il 70 per cento degli italiani preferisce la versione cartacea e il 21 per cento degli italiani pensa di comprare un e-book nei prossimi mesi». Relazioni controverse quelle del nostro Paese con i libri ma, nonostante la sfida sia complessa, possiamo ancora ben sperare ed io sono un inguaribile ottimista.

SCRIVERE, SENZA AVERE LETTO

Di fatto, i social permettono a tutti di esprimersi e a volte diventa semplice attaccare gli altri. Bastano pochi click per commentare un post di un nostro follower o per scrivere i nostri pensieri. Ormai, siamo diventati esperti di musica, di economia, di arte e pensiamo di essere preparati su ogni tema. Come se non bastasse ci sono gli hater, gli odiatori seriali, che lanciano commenti provocatori o cercano di scatenare gli istinti più bassi degli interlocutori. La diffusione dell'odio e del razzismo non sembra arrestarsi. I numeri ci dicono che gli hater sono in aumento e che il loro linguaggio è molto spesso volgare.

In passato ho affrontato il problema della lettura spinto dalle considerazioni del giornalista Marco Veneziani, che ha evidenziato, in un suo articolo pubblicato sul n.48 di Panorama, il senso dei corsi di scrittura creativa di cui lui stesso si è occupato: «Non so davvero se abbiano senso i corsi di scrittura creativa, che io stesso in passato ho tenuto pur premettendo il mio scetticismo; ma educare a scrivere soprattutto oggi che gli scrittori sono ormai un popolo, una vasta area social, è cosa buona e giusta. Diventare scrittori però è un altro paio di maniche. Non si può essere scrittori senza aver prima studiato, corretto, e acquisito una tecnica di scrittura. Ma non vale l’inverso, che con la tecnica e lo studio si diventa scrittori. Sono basi necessarie ma non sufficienti perché poi a quella base occorre dare un’altezza che deriva dall’ingegno, dall’immaginazione, dall’ispirazione, dall’intuizione creativa, dallo stile. E in ogni caso, prima di scrivere si dovrebbe leggere, leggere, leggere. E studiare, educare alla lettura, accettare le correzioni, presuppone una virtù necessaria, almeno quanto l’ambizione di grandezza: l’umiltà».

UN ANTIDOTO CONTRO LE FAKE NEWS

Tante le persone che trascorrono il loro tempo sui social e sono poche quelle che frequentano le biblioteche. La possibilità di leggere le notizie online sul nostro smartphone, sia sul web che sui social, ha trasformato il nostro modo di fruire delle informazioni. In una società in cui il tempo corre veloce, visto che siamo tutti troppo impegnati, leggere al volo una notizia è diventato fondamentale. Ormai, in pochi si dedicano alla lettura di un giornale cartaceo, perché assorbiti da milioni di altre attività. Continuare soltanto a scrivere non ci permette di aggiornarci e rischiamo di cadere nella trappola delle fake news.

Le fake news, grazie alla loro capacità di diffusione negli ambienti digitali, rappresentano la dimostrazione più evidente di quanto sia ormai confuso il margine tra fatto e opinione. Il risultato è che il pubblico riceve un’informazione e, anche se questa non corrisponde alla realtà dei fatti, se è coerente con l’idea che l’individuo si è fatto, la condivide.

In un’epoca in cui la pervasività dei media coinvolge ogni sfera dell’agire individuale assistiamo alla trasformazione anche dei meccanismi sociali di scambio e condivisione di informazioni che si basano sempre di più sul concetto di omofilia: le architetture delle piattaforme online favoriscono gli scambi comunicativi tra persone affini con cui non si genera dissonanza cognitiva ma anzi sono più interessanti per somiglianza sociale. Leggere e verificare l'origine della notizia è essenziale.
Per combattere la paura generata dalle fake news è necessaria la capacità di gestire le informazioni, avere gli strumenti culturali che fanno comprendere cosa stiamo leggendo o ascoltando. Bisogna diventare “esperti”, perché quando ci documentiamo e studiamo è difficile essere ingannati su qualcosa che conosciamo bene.
Papa Francesco in molte occasioni ha esortato tutti a spegnere i cellulari e a leggere la propria vita e la propria storia. Ma non solo. Il Santo Padre ha consigliato ai credenti di dedicarsi alla lettura della Parola di Dio.

La lettura ha un grande valore, poiché ci permette di confrontarci e di relazionarci sulle nostre conoscenze. Un bel libro può donare tanto al nostro cuore e ci aiuta a rivivere le nostre esperienze. Marcel Proust aveva ragione: «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso».

Ultima modifica: Sab 26 Ago 2023