#Ripensiamoci, con un nuovo orizzonte della professione giornalistica / 12
Un altro giovane giornalista dell’Ucsi dice la sua sul futuro del nostro lavoro. In maniera netta, diretta, a tratti provocatoria, Mario Agostino ci ricorda che l’orizzonte, adesso, è molto cambiato (ar).
Mario Agostino
Per la professione del comunicatore, e in particolare per quella del giornalista, #Ripensiamoci non è un hashtag trascurabile o impulsivo, ma una vera e propria necessità urgente e incontrovertibile che il #Covid19 ha palesato nitidamente rendendo, a mio modesto giudizio, non più rinviabili alcune domande di senso, cui spero seguano azioni mirate sul piano tecnico, più che risposte retoriche. Per esprimere la mia breve riflessione, cito proprio il surreale scambio verbale avuto alcuni giorni fa, a proposito di una ragione lavorativa, quando ho segnalato una notizia con annessa possibilità di intervistare un interlocutore molto quotato al direttore di un grande e storico quotidiano.
Mi raccomandavo di pubblicare sul web il contenuto (magari con dei link utili all’approfondimento e alla credibilità), così da agevolare maggiore diffusione e indicizzazione dei siti web coinvolti, ma la risposta mi ha lasciato alquanto basito: “no, pensiamo al cartaceo... sul web inseriamo qualcosa ogni tanto, a seconda di come capita...”. Mi chiedo: nel 2020, piena era digitale ai primordi dell’uso dell’intelligenza artificiale, un importante quotidiano può ancora permettersi di ragionare così, come fossimo ancora al 1990 e come se non perdesse migliaia di lettori cartacei ogni anno? La notizia, spiacevole ma necessaria, è che l’era del giornale cartaceo è agli sgoccioli e il Covid19 ha solo sancito un passaggio mediatico generazionale: resterà per qualche nicchia, rara e di approfondimento, ma non di più.
La notizia oggi corre su smartphone o, al massimo, su tablet e pc: significa organizzare contenuti, riunioni di redazioni e redattori pensando sempre al canale utilizzato e al target che si vuole raggiungere, immaginando il “core business” organizzativo in chiave digitale, ossia orientato a concentrare strategie e risorse sull’informazione web, poi da diffondere sui social e, forse, solo conseguentemente, con rimandi all’eventuale cartaceo. Esattamente il contrario dell’impostazione ancora concepita dal suddetto direttore: un giornalista capace e di scuola affidabile ma... a rischio di restare fuori dal tempo e soprattutto fuori sintonia con gli utenti di oggi.
#Ripensiamoci, a mio avviso, significa allora di certo comporre un testo giornalistico che non deroghi alle sue prerogative di immediatezza, veridicità e notiziabilità. Ma attenzione, solo se chi scrive sarà al contempo in grado di immaginarsi lettore via smartphone, ossia pronto a cambiare lettura dopo pochi secondi qualora trovi graficamente di difficile lettura il testo, o lo trovi troppo contorto o troppo lungo, o magari non trovi link esterni credibili. Nel merito poi, ogni comunicatore sarà responsabile del racconto di gossip piuttosto che di innovazione: a ognuno il suo e così è se vi pare, per citare indegnamente un mio illustre conterraneo.
Esistono pubblici diversi, certo, ma i numeri, nei corsi e ricorsi storici, non mentono: il pubblico cartaceo tende allo 0, quello degli smartphone a 100. Quale direzione prendere non sembra difficile da capire, anche se siamo consapevoli di quanto questo possa apparire scomodo o doloroso. D’altra parte, lasciare ogni zona di comfort lo è. Eppure, senza lasciare la nave che affonda, per quanto bella e storica, è impossibile trovare altre rive, altre sponde e magari altre navi in cui imbarcarsi verso nuovi orizzonti. E il mare, come il mondo, è grande: serve il coraggio di spiegare nuove vele, anche e soprattutto nella comunicazione giornalistica. Dunque coraggio: “ed ora - come disse capitan Jack Sparrow - portami all’orizzonte”!