L’aria del Giubileo si respira a pieni polmoni. L’Umbria, terra di santi, non può essere solo meta di “pellegrinaggi commerciali” o di “turismo religioso” come da più parti si lascerebbe intendere. E se pure è vero che si fanno previsioni e adeguamenti per predisporre ogni cosa ad accogliere il flusso di viaggiatori che da Roma vorranno visitare le mete più spiritualmente significative attorno alla capitale, è altrettanto vero che ad accoglierli troveranno il valore aggiunto dell’ottavo centenario del Cantico di Frate sole.
Il Giubileo in Umbria impegna in un cammino penitenziale per riconciliarsi non solo con Dio e con gli altri ma anche con “sora nostra matre terra”. Tra sconvolgimenti, disastri e cambiamenti climatici, il Giubileo oggi rappresenta una sfida che deve essere accolta innanzitutto nel cuore, ovvero da una conversione ecologica profonda che investe la dimensione spirituale e non semplicemente quella mentale e tecnica.
Pertanto il percorso immersivo nel verde e nei luoghi francescani camminano insieme in una sorta di sinodo ecospirituale in cui – con Francesco e come Francesco – riprendiamo a dare la parola alla natura. Una parola che si fa preghiera e lode. Un cammino giubilare, quello umbro, che impegna anche a una fraternità più ampia e inclusiva perché l’esortazione poetica del Poverello di Assisi è “cum tucte le tue creature”, ovvero senza esclusioni e marginalità.
In questo senso Francesco ci invita a vivere il Giubileo lontano dalla spettacolarizzazione e dal clamore cui tante volte siamo tentati e ad assaporare la semplicità e la bellezza del vivere come fratelli tanto delle persone quanto del creato. Si coglie pertanto l’esortazione del Papa a vivere il passaggio per la porta stretta che conduce a varcare la porta santa della nostra stessa esistenza che va da noi al centro di noi stessi. Tutto questo si traduce come tempo di conversione personale e comunitaria, cambiamenti di stili di vita ma anche di scelte politiche, esattamente nello stile originario del Giubileo.