'Stati generali', polemica infinita. Ordini regionali contro Crimi
Ma questi ‘stati generali’ dell’editoria quali risultati produrranno? Sono stati utili o no? Le domande sono più che lecite viste anche le ultime polemiche di queste ore che oppongono rappresentanze dei giornalisti e governo. O meglio, in questo caso, Ordini regionali da un lato e sottosegretario Crimi dall’altro. Colpa di Vito Crimi, secondo i primi, è di aver sempre delegittimato l’Ordine, “bollandolo come anacronistico”.
Il documento è stato approvato da tutti i presidenti regionali, riuniti a Roma.
«Solo sgombrando definitivamente il campo dall'ipotesi di abrogazione, ci si può confrontare sulla urgente necessità di una riforma. Non è istituzionalmente corretto fare contemporaneamente istruttoria ed emettere verdetti di condanna mentre si assumono elementi. Pertanto, senza un ravvedimento rispetto ad un modo di agire inaccettabile, per noi gli Stati generali finiscono qui: un fallimento decretato da chi li ha indetti», prosegue il documento.
Gli Ordini regionali ritengono fondamentale il ruolo di chi è professionalmente formato per accertare la fondatezza delle notizie, verificarne le fonti, certificarne la provenienza, nel rispetto della deontologia professionale. Non negano che l’Ordine sua da riformare e adeguare alle nuove realtà, visto che la legge istitutiva risale al 1963.
Ma il senatore Cimi non ci sta e contrattacca: “l'Ordine dei giornalisti si definisce da sé: il suo essersi svuotato di senso e contenuto, e quindi averlo relegato ad una scatola vuota, è opera propria non di Crimi. Se si può esercitare la professione abusivamente, se non si incorre mai in reali sanzioni a fronte di conclamate fake news a cosa serve l'Ordine? Una domanda che non si pone solo il sottoscritto ma tantissimi bravi giornalisti che si sentono abbandonati nella loro professione. Mentre c'è chi si guarda l'ombelico e promette riforme, noi rimaniamo fedeli a quanto detto da oltre un decennio: superamento dell'Ordine dei giornalisti, ma forse – conclude secondo quanto riporta il sito della Federazione della Stampa – vogliamo essere tra i pochi in Europa ad avere una situazione del genere”.