Seguo da casa la notizia della nuova forte scossa di terremoto che ha colpito l’Italia centrale (e quando scrivo sono trascorsi pochissimi minuti).
Accendo la tv, e i toni sono esasperati. Un giornalista incalza il povero sindaco che cerca solo di capire meglio la situazione, un altro prova a collegare immediatamente questo sisma con la faglia che ha generato morte e distruzione ad agosto. E poi c’è quello che racconta la grande paura provata nello studio di Roma, a distanza di decine e decine di chilometri.
Vado al computer e le pagine di tutti i siti principali si sono trasformate in giganteschi poster con notizie ancora frammentarie. I social, poi, sono impazziti un’altra volta e vi si trova davvero di tutto.
In una situazione drammatica (e di cui in questo momento nessuno conosce ancora la portata) questa è l’informazione in tempo reale che ci piove addosso e che tutti noi cerchiamo ovunque, con ogni mezzo. Concitata, adrenalinica, non verificata fino in fondo (e non verificabile, visti i tempi ristrettissimi con cui viene rilanciata), fonte di ansia e di paure per chi soprattutto ha familiari e conoscenti in quei luoghi. E’ un racconto intenso e vibrante, come se ognuno a modo suo spiegasse la trama di un film dal finale incerto. Dimenticandosi a volte che anche una sola parola pesa, quando si descrivono fatti come questo, e quando si generano sentimenti profondi nell’opinione pubblica, mai così vasta e incollata (letteralmente) ad uno schermo.