Violenza di genere: educare alle emozioni e ai sentimenti

Educare all'amore, educare all'affettività e al rispetto degli altri è qualcosa che si può insegnare a scuola o è soltanto una domanda retorica che ci possiamo fare? In queste ultime settimane, si è aperto un dibattito serrato sulle piattaforme social, in televisione, in radio e tra le forze politiche.

Dopo gli ultimi episodi di violenza, e in particolare il suicidio di un ragazzo di 13 anni perseguitato sul web e l'uccisione di Giulia Cecchettin, la studentessa universitaria che è stata uccisa dal suo ex fidanzato, adesso tutti si interrogano sulla possibilità di inserire un'ora di educazione all'affetto e all'amore a scuola.

IL PROBLEMA

È intervenuta anche l'attrice e regista Paola Cortellesi, come hanno scritto Radio Capital e RaiNews e riportato dal portale Tecnica della Scuola Cortellesi insiste: "Educazione sentimentale sia materia curricolare, con voti che fanno media". Le reazioni: "Meglio del latino" - Notizie Scuola (www.tecnicadellascuola.it), che ha detto: «Alla base ci dovrebbe essere il rispetto di se stessi e degli altri. Non abbiamo garanzie che tutte le famiglie riescano a farlo, c’è la scuola. L’istruzione dovrebbe garantire questo, come materia curricolare, che fa media».
Sui social c'è chi invoca l'abolizione di altre materie per dare spazio all'educazione sentimentale, c'è chi ritiene che la scuola non possa intervenire e c'è chi pensa che l'educazione deve essere trasmessa dalla famiglia.

Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha lanciato un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per contrastare la violenza sulle donne.
Elly Schlein, presente alla Festa dell'Unità di Modena, è stata intervistata e ha rilasciato una dichiarazione: «Sono giorni in cui leggiamo notizie tragiche di femminicidi e di episodi di stupri e di violenza di genere. Questo non è un tema su cui utilizzare la solita dialettica tra le forze politiche. Vorrei che lavorassimo tutti insieme per fare un grande investimento di prevenzione, oltre che sulle misure di repressione su cui abbiamo già dato la nostra disponibilità a lavorare. La cultura dello stupro in questo paese sta attecchendo anche tra le giovanissime generazioni. Non lo possiamo permettere, dobbiamo intervenire prima che si radichi quel pregiudizio patriarcale di un diritto del possesso sul corpo della donna che non esiste. Per farlo serve un grande investimento sull'educazione alle differenze, a partire dalle scuole». 

Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha presentato un progetto sperimentale “Educazione alle relazioni” rivolto alle scuole secondarie di secondo grado, che ha come scopo quello di formare gruppi di discussione e autoconsapevolezza tra gli studenti sui temi della violenza di genere. Il progetto prevedeva la nomina di tre figure garanti e ha suscitato numerose polemiche. Infatti, il Ministro ha fatto marcia indietro sulle nomine e ora si attendono ulteriori aggiornamenti su questo progetto.

PER UNA NUOVA MEDIA EDUCATION

Il dibattito si basa su come impostare un programma strutturato di educazione all'affettività. La certezza che abbiamo è che occorre una nuova interpretazione della Media Education, per proporre modelli che educhino all'uso delle nuove tecnologie.
Delineare una nuova Media Education non può prescindere dall’attenta conoscenza e dalla capacità di attivare strumenti per goveranare i fenomeni evolutivi in atto e che stanno impattando in modo profondo sulle dinamiche relazionali ed educative in primis delle famiglie. Il professore Giuseppe Riva individua tre paradossi come effetti delle dinamiche indotte dai social network: il primo riguarda l’unione tra reale e digitale, che porta ad una moltiplicazione d’identità, piuttosto che ad un’integrazione generando precarietà e incertezza. Vi sono poi gli effetti perversi della vetrinizzazione, il continuo inserire dati sulla propria vita genera una memoria storica che non può essere cancellata anche quando uno lo vorrebbe. Infine, l’incapacità indotta dai social di distinguere tra legami forti e legami deboli, ciò ha un impatto particolarmente critico nella costruzione di relazioni solide e profonde che mette a repentaglio la reputazione e la credibilità degli individui all’interno del proprio gruppo di pari e non solo, vedi la crescita di fenomeni come sexting, cyberbullismo ecc.

È evidente come il processo di fragilizzazione in atto abbia un impatto profondo su tutti gli ambiti nei quali si realizzano i processi di costruzione identitaria e di crescita culturale e sociale, ed in particolare sui sistemi educativi che dovrebbero avere come finalità primaria la riproduzione culturale come trasmissione generazionale di valori culturali, norme ed esperienze, come sottolineano i sociologi Anthony Giddens e Philip W. Sutton.

Di fatto, non basta più una Media Education come educazione ai media, ma serve uno strumento di approccio strategico alla formazione, affinché i nostri ragazzi comprendano come vivere nel mondo social. Ci siamo resi conto che per intraprendere un percorso di educazione ai sentimenti, non possiamo accontentarci di una legge, di un provvedimento, di un arresto, ma è necessario impegnarsi tantissimo per raggiungere un cambio culturale immediato. La vera rivoluzione possiamo ottenerla solo se puntiamo ad una cultura del rispetto dell'altro, dell'identità, della non violenza e dell'amore nei confronti di chi ci circonda. Bisogna lavorare all'interno degli istituti di ogni ordine e grado e mettere insieme équipe di formatori che facciano passare messaggi positivi anche sull'uso indiscriminato delle nuove tecnologie. Abbiamo bisogno di una “Scuola per genitori” per garantire loro informazione e formazione.

IL TEMPO È SCADUTO

Il tempo per indignarsi è ormai concluso e dobbiamo agire contro questa deriva sociale, per evitare che i nostri giovani perdano la loro vita e distruggano la vita degli altri, per esempio per partecipare ad una challenge (sfida pericolosissima) sui social network.
Tutti gli attori della società devono collaborare per invertire la rotta e mettere la parola “fine” alle tante atrocità a cui stiamo assistendo giorno dopo giorno.
La domanda che tutti si pongono è: chi sarà ad insegnare l'educazione e l'affettività a scuola? Saranno sempre gli stessi insegnanti che, sempre più spesso, non si sentono abbastanza preparati ad affrontare questa ondata di violenza? Durante gli incontri nelle scuole, mi è capitato di avvertire la preoccupazione di tanti docenti, perché è difficile interpretare la sofferenza o i silenzi di un bambino. Non sempre si possono parafrasare i comportamenti di un preadolescente o di un adolescente.

Fino a che punto possiamo spingerci nell'insegnare l'educazione ai sentimenti? Dobbiamo riflettere su quali saranno le modalità e i contenuti dell'educazione affettiva. Tutto è in fase di definizione e speriamo che presto si trovi un accordo, visto che è urgente trovare delle soluzioni per arginare l'analfabetismo emotivo, dove a vincere, secondo la definizione dello psicologo Daniel Goleman, sono l’incapacità di riconoscere e gestire le proprie e altrui emozioni, i comportamenti relativi e la mancanza di consapevolezza dei motivi per i quali si provano determinate emozioni ed è davvero inaccettabile.

Ultima modifica: Sab 9 Mar 2024