Sinodo/2 - E' un nuovo inizio, un punto di svolta. I giovani sono la 'buona notizia' nella chiesa di oggi

Anche Riccardo Clementi, giornalista fiorentino, ha scritto un libro sul rapporto tra giovani e fede. Si intitola “Dio è giovane! Settanta volte sette buoni motivi per crederci”, edito da ‘Mauro Pagliai Editore’. Lo ha mostrato al Papa nel marzo scorso, al termine di una udienza a Roma. Riccardo è il vice presdeinte dell’Ucsi Toscana (ar)

Si apre il Sinodo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Un Sinodo, ovvero quasi un mese di riflessione (dal 3 al 28 ottobre) che coinvolge 266 Padri tra cardinali, vescovi, patriarchi, religiosi, 23 esperti e 49 uditori tra cui 34 giovani tra i 18 e 29 anni da diversi continenti.

La Chiesa universale si interroga sui giovani, sul modo in cui milioni di ragazze e ragazzi possono essere coinvolti nelle scelte pastorali e contribuire all’essere Chiesa, comunità, popolo in cammino. Già solo per questo si tratta di una buona notizia. Al di là delle polemiche di quanti sostengono che si faccia un sinodo sui giovani senza i giovani, ritenendo pochi i 34 giovani uditori. Evidentemente senza sapere cosa è un sinodo e senza considerare il percorso preparatorio per arrivare al Sinodo. Certo, si può sempre fare meglio e di più, ma il Sinodo è un grande fatto. Non si tratta semplicemente di un evento che fa più o meno notizia (poca nel mainstream mediatico attuale), ma di un processo che si mette in moto.

È un nuovo inizio. Che potrà rappresentare un punto di svolta non solo per la Chiesa, ferita e sofferente per le divisioni interne e gli scandali della pedofilia, ma anche per un mondo che ha bisogno di ritrovare la speranza. E proprio loro, i giovani, per citare La Pira, possono essere le rondini che annunciano una nuova primavera per l’umanità. Spesso i giovani vengono trattati come un problema. Ci si approccia a loro quasi come si fa con una patologia, ritenendo che la loro presunta apatia e superficialità sia lo specchio della società che abbiamo creato, individualista e ripiegata su se stessa. Vediamo il mondo giovanile come una parte rilevante del problema. Come una conseguenza negativa di un destino ineluttabile. Raramente consideriamo i giovani come possibile soluzione, una boccata d’ossigeno per rompere gli schemi, disegnare traiettorie innovative e dipingere orizzonti sconosciuti nel quadro impaurito e stanco della modernità. Eppure i giovani, per la loro stessa natura, sono esattamente questo: speranza, energia, entusiasmo, finanche profezia.

Si tratta anzitutto di cambiare approccio. “I giovani – ha detto Papa Francesco nella Messa di apertura del Sinodo – ci chiamano a farci carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità. Esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente, entusiasta e piena di speranza. (...) La Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente ‘revisione di vita’, essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi soprattutto, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che rischiara l’avvenire”

È tutto in quell’ “insieme a loro” il punto di svolta. Insieme. Non con un coinvolgimento di facciata, ma con un atteggiamento rivoluzionario che la smetta di trattare i giovani come un paziente da curare, un essere da compatire o magari da viziare, un’entità sempre più enigmatica su cui fare psicanalisi lasciandola chiusa nella “casa virtuale” in cui li abbiamo relegati, senza cambiare punto di vista o tipo di interlocuzione, senza contaminarsi né aprire porte e finestre di questa casa per restituire proprio loro, i giovani, alla realtà che li attende appassionati ed operosi.

Sono la responsabilità, il senso del dovere e la fiducia le leve da consegnare ai giovani per ripartire insieme. Molto hanno da dare alla Chiesa e al mondo. Penso ai contenuti evangelici e ai cammini pastorali, alla liturgia, al messaggio da veicolare. Quanto sarebbe prezioso il contributo dei giovani per coniugare tradizione e innovazione, per cavalcare le onde del nuovo millennio senza paura, con la felicità dipinta su volti cristiani che spesso sembrano diventati il ritratto della tristezza, fedeli alla Luce e aperti all’incontro. Perché “voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 14-16).

Dio è il giovane per eccellenza. Non in senso anagrafico. Lui è la giovinezza dell’umanità. Sempre pronto a scrivere una storia nuova con chi si affida al Suo infinito amore. Per far tornare il cuore, la mente e l’anima giovane. Il Sinodo è un ottimo inizio. Che richiede la collaborazione di tutti. L’importante è che sia un contributo – dal pensiero alla preghiera, dalla critica alla proposta – giovane come il Dio che ci chiama e non vecchio come le paure e gli egoismi in cui spesso rinchiudiamo noi stessi, i giovani, la Chiesa e il mondo intero.

Ultima modifica: Mer 3 Ott 2018