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EDITORIA: DOPO 8 ANNI CHIUDE 'LA PROVINCIA DI VARESE'. ULTIMO NUMERO ALLA VIGILIA DI NATALE

provincia Dopo otto anni chiude l'edizione varesina del quotidiano 'La Provincia' che non e' mai riuscita a conquistare il grosso dei lettori rimasti affezionati alla vecchia Prealpina ma anche con a disposizione un variegato panorama di mezzi d’ informazione online, radio e televisivi. La notizia circolava da un paio di settimane ed e' confermata dalle lettere ricevute dai collaboratori e nella quale vengono informati che "ci vediamo costretti ad informarLa che dalla fine del prossimo mese di dicembre l'edizione di Varese de La Provincia verra' chiusa". Una decisione "sofferta e meditata ma ormai non procastinabile ulteriormente", si legge ancora, per poi proseguire con un laconico "Le comunichiamo di dover recedere dal contratto di collaborazione in essere, che quindi verra' a cessare i propri effetti al 31 dicembre 2013". (AGI)

INDAGINE DIETA MEDIAETICA: BIMBI DIGITALI, SOLI E IPERCONNESSI

bambini digitali squareCosa fanno i giovanissimi quando navigano su internet? E mamme e papà sono realmente consapevoli dei rischi che possono correre i loro ragazzi? Sono nativi digitali, usano internet come compagno di giochi al posto del vecchio cortile. Un mondo virtuale ricco di stimoli, ma anche di potenziali pericoli. Per un genitore è difficile trovare il giusto compromesso tra la necessità di lasciare i propri figli sperimentare le enormi potenzialità della rete e quella di tutelarli da eventuali situazioni sgradevoli.  Ipermediatici, iperconnessi, multitasking, disinteressati e anche un pò somari: sono i nativi digitali fotografati dall'indagine La Dieta Mediatica dei nostri figli" curata dal prof. Tonino Cantelmi, professore incaricato di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione - Lumsa, Roma, condotta nelle scuole elementari, medie e superiori. L'indagine analizza otto aree: televisione, computer e internet, telefonino, cinema, videogiochi, radio, riviste e quotidiani, libri.
 Il 52% del campione afferma di dedicare alla Tv fino a due ore al giorno. Un minore su 5 anche fino a 5 ore; il 38% trascorre davanti al monitor da 1 a 3 ore, quasi sempre connesso ad internet. Abbandonata la Tv, o magari mentre la guardano, i ragazzi cercano svago e relax nel computer, ma solo 1 su 10 si connette per studiare e fare ricerche, tutte le altre motivazioni rimandano ad aspetti ricreativi come chattare, ascoltare musica, guardare immagini e, qualche volta, compiere attività illecite come scaricare film e musica.
 
   Internet è sicuramente il luogo privilegiato per la vita relazionale, infatti il 24% del campione si connette soprattutto per chattare; 1 su 5 ha incontrato le persone che ha conosciuto on line e il 13% dei ragazzi tra i 14 e i 20 anni ha scambiato il proprio numero di cellulare durante una conversazione in chat. Un adolescente su 5 dichiara di aver "sempre" o "spesso" cominciato una relazione tramite Internet.
Alla domanda "sei iscritto ad un social network?" 6 su 10 rispondono di "si", ed anche a più di uno contemporaneamente. Il 96% degli intervistati è iscritto a Facebook.
Quasi il 60% dei ragazzi non ha problema nel dichiarare di essersi divertito nel ricevere o inviare foto o video "hot" (pratica definita "sexting", dall'inglese "sex" - sesso - e "texting" - invio di messaggi virtuali). Sconcertante è la diffusione del cyberbullismo: 6 adolescenti su 10, appartenenti alla classe d'età 14-20, almeno una volta ha utilizzato foto o video per prendere in giro qualcuno (1 su 5 dichiara di farlo spesso). Il 27% del campione afferma di inviare e ricevere più di 20 sms al giorno. Il 44% dichiara di passare meno di un'ora giocando con i videogiochi. Un minore su 5 trascorre ai videogiochi da 1 a 3 ore al giorno.
Allarme anche sul tema dei videogiochi: secondo il 57% del campione videogiocare influenza molto gli atteggiamenti del giocatore stesso. Allora è ipotizzabile che giochi particolarmente violenti possano implicare conseguenze negative per i ragazzi. 1 videogiocatore su 2 ha risposto di "Si" alla domanda "Hai mai pensato di voler essere come uno dei protagonisti dei tuoi video giochi?". Il dato più preoccupante è che nella classe di età 6-10 più della metà (il 56%) si identifica con il proprio avatar.
La metà dei ragazzi italiani dai 6 ai 18 anni si reca a vedere un film al cinema più di 4 volte durante l'anno. Il 40% degli intervistati sopra i 14 anni vede, "sempre" o "spesso", film non adatti ai minori, il che fa pensare a uno scarso controllo nelle sale cinematografiche.
La ricerca mette in luce anche un aspetto che sottolinea l'emergenza educativa, infatti il 40% dei ragazzi di età superiore ai 14 anni non ha mai avuto limiti di orario da parte dei propri genitori rispetto all'utilizzo dei videogiochi. Non si rilevano importanti differenze neanche per quanto riguarda il computer o la televisione: quasi il 40% del campione è libero di navigare senza alcun limite, e 1 su 4 non ha alcun limite di orario in cui guardare la TV.
 Tutto questo facilita la possibilità dei ragazzi di visionare materiale non adatto alla loro età: il 25% dei ragazzi vede spesso in televisione film non adatti ai minori, il 27% ha visitato, almeno una volta, pagine web con contenuti non idonei e il 22% ha videogiocato con giochi sconsigliati per la loro età. Un utilizzo non responsabile, e soprattutto non mediato dagli adulti, delle New Tecnology potrebbe condurre i ragazzi a condizioni psicopatologiche o a situazioni di isolamento sociale: il 21% degli intervistati ha risposto che preferisce guardare la televisione piuttosto che uscire e il 5% del campione risponde di preferire Internet piuttosto che vedersi con gli amici. (PRIMA)
 

PROFESSIONE: IL 64% DELLE GIORNALISTE DICHIARA MOLESTIE SUL LAVORO

iwmfSecondo una ricerca condotta dall’Internazional New Safety Institute e dall’International Women’s Media Foundation, la maggior parte delle donne che lavorano nei media (il 64% su un campione di 875 donne, provenienti per lo più dal mondo del giornalismo) dichiara di aver ricevuto intimidazioni e molestie sul lavoro. Non solo: di queste, più del 50% afferma che gli abusi provenivano da colleghi e superiori, e che nel 25% dei casi si trattava di abusi di potere. (PRIMA)

Leggi il reportage completo sul sito del New Safety Institute.

SETTE MESI DI CARCERE PER PUBBLICAZIONE VECCHI DOCUMENTI. SIDDI: SCONCERTO CONDANNA DI FAZZO

luca fazzo“Suscita disagio, sconcerto e perplessità la condanna del collega Luca Fazzo, cronista giudiziario de Il Giornale, a sette mesi di reclusione senza condizionale per il reato di diffamazione a mezzo stampa, ancorché non si conoscano ancora le motivazioni della sentenza. Le sentenze di primo grado, come questa che ha condannato il collega Fazzo, sono appellabili e per questo confidiamo in una tempestiva riforma del giudizio. In unanota il segretaio della Fnsi, Franco Siddi, ricorda amche che: Il cronista giudiziario de Il Giornale si è limitato a riportare documenti certi e conosciuti, contenuti in verbali della Magistratura. Occorre riflettere se si possa realizzare il reato di diffamazione a mezzo stampa soltanto per aver divulgato fatti noti e acclamati. Nessun diritto all’oblio può essere invocato per giustificare una condanna cosi pesante soltanto per aver riferito fatti e atti processuali. Ancora una volta un ennesimo atto di ingiustizia è una brutta figura della Magistratura, che continua a non tenere in alcun conto i reiterati interventi della Corte Europea che giudica sproporzionata la pena detentiva per i reati di stampa. Ancora un caso che impone al legislatore di intervenire senza ulteriori indugi per cancellare dalla nostra legislazione norme che non rispondono ai valori di una matura civiltà democratica”. (FNSI)

IL DIALOGO DELLE CIVILTÀ:SIDDI, NEI MEDIA LA COMPLESSITÀ NON SI RISOLVE SOLO CON UN TWEET

shahbaz-bhattiPer comprendersi, non solo per ascoltarsi". Questo la difficile strada sulla quale si è incamminato il dibattito sul Dialogo delle civiltà organizzato in occasione della presentazione ufficiale del premio di Laurea magistrale "Shahbaz Bhatti"nella Sala Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa Italiana a Roma. Bahtti era cattolico, difensore dei deboli e degli emarginati, ministro per le Minoranze in Pakistan barbaramente ucciso nel 2011 da talebani contrari alla sua religione e alla sua politica in favore dei diseredati. "C'è un filo diretto tra Shahbaz Batthi e il nostro collega Walter Tobagi a cui è dedicata la nostra sala. Entrambi sono stati trucidati da uomini che non credevano nel dialogo tra civiltà ma solo nella logica dell'uomo contro l'uomo. Il dialogo delle civiltà - ha sostenuto Franco Siddi, Segretario generale della Fnsi - è rispetto delle differenze, alta aspirazione dell'uomo che vuole affrontare e vincere la complessità del mondo. Questo convegno è importante anche per i nostri media giacché esiste un legame tra democrazia, libertà ed informazione che non può essere racchiuso solo attraverso tweet. La complessità del nostro mondo non si risolve in una estrema sintesi di poche decine di caratteri di stampa quanti ne servono per un cinguettio. C'è necessità di un dialogo - ha detto Siddi a conclusione del suo intervento di apertura del convegno - che, non eliminando le identità culturali e storiche, facciano comprendere le complessità dell'esistenza dell'umanità". Nel corso del convegno è stato presentato il libro di Régis Debray "Il dialogo delle civiltà, un mito contemporaneo". A presentarlo sono stati il professor Salvatore Abbruzzese dell' Univesità di Trento e dal professor Lorenzo Scillitani dell'Università del Molise. Sono intervenuti il rettore della Pontificia Università Lateranense, Enrico Dal Covolo, l'Arcivescovo di Lahore, Sebastian Shaw, il professor Giovanni Maddalena dell'Università del Molise, l'avvocato Bruno Del Vecchio Presidente dell'Associazione Desiderio Pirovano, Fabrizio Fantini del Centro culturale Arché, il professor Philip Larrey della Pontificia Università Lateranense, Marta Petrosillo dell'ufficio stampa Aiuto a Chiesa che soffre, il professor Mobeen Shahid della Pontificia Università Lateranense e Roberto Zuccolini del Corriere della Sera. (FNSI)