E ora, Pino, benedicici tu!

Pino Scaccia è morto di Covid-19. Sapevo stesse male: aveva postato le sue foto e chiedeva un pensiero, sostegno, preghiera. In una settimana ho perso due cari amici, personali e di Meter. Perché Pino sosteneva con il suo taccuino e la sua penna l’impegno di Meter contro la pedofilia e la pedopornografia.

Ci siamo conosciuti nel 2012, nella bella terra di Sicilia, per ritirare il 7° Premio “Più a sud di Tunisi”. Ero imbarazzato nel conoscerlo: un inviato della Rai nei territori di guerra, un uomo che ha visto, toccato e raccontato i drammi della vita umana, dei bambini dimenticati e soli. Un giornalista con taccuino, penna e una telecamera intento a raccontare le marginalità dell’uomo scartato, ferito e oppresso dai potenti della terra.

Ci guardavamo, caro Pino, e tu scrutavi con delicata attenzione le parole che raccontavo: i bambini sono al di là e al di qua di Tunisi. Tutti bambini. Dal 2012 ci siamo seguiti, hai dato voce e quando potevi scrivevi, fortemente indignato del perché del silenzio sugli abusi dei bambini. Raccontavi e mi dicevi: “Questo è il minimo che noi adulti possiamo fare per i piccoli”, cioè parlare, scrivere; “spesso bisogna visualizzare l’orrore (magari sbagliando) perché solo così ci si può indignare”. Intense considerazioni di chi conosce l’uomo e come comunicare per far cambiare rotta. Perché, ci dicevamo, la comunicazione è servizio non al potere, ma che frantuma il potere, lo scalza.

Che cosa posso dire per risvegliare le coscienze?” fu la domanda che Pino mi rivolse prima di partecipare a Viterbo ad un convegno. La mia risposta fu: racconta di Meter, consulta il nostro Report 2013 e grazie, di cuore: “Lo terrò come linea guida”, mi rispose. Lo dovrebbe fare ogni giornalista quando parla di questi argomenti. Dare voce a chi ha le mani nella carne e nel dolore dei bambini.

Pino Scaccia ha raccontato della piccola Fortuna (la bambina violentata e uccisa a Caivano), scrivendo: “Facile dire, dunque, che non sappiamo dell’orco della porta accanto. Credo che l’orrore più grande, negli ultimi tempi, sia stato denunciato da Avola”. E ancora: “Ventitrè neonati stuprati e torturati nelle culle, nelle vaschette per il bagno (...). Uno scenario fotografico (oltre 400 foto) che ha sconvolto gli stessi operatori di Meter”. Addirittura: “Gli specialisti dell’Associazione hanno stimato che l’età dei bambini coinvolti varia dai nove mesi ai due anni. Le segnalazioni e denunce delle situazioni di abuso sessuale all’infanzia sono in verità notevolmente aumentate, compaiono forme nuove, tecnologiche e virtuali del problema, ma probabilmente siamo ancora lontani dal conoscerne le reali dimensioni”. Quindi: “Prevenire l’abuso sessuale dei minori significa prevenire tutte le conseguenze a medio e lungo termine che da esso derivano”.

Prevenire l’abuso, caro Pino, è iniziare ad informare, a parlarne. A dare voce a chi si schiera con determinazione alla difesa dei piccoli. Lo hai fatto e di questo ti sono grato. E poi, accanto al professionista, c’era l’uomo: non potrò mai dimenticare i brevi messaggi (che conservo gelosamente, era il 2018) che ci siamo scambiati, nel ricordo di tua moglie. Ti sentivi solo e a volte amareggiato e ti scrissi: vienimi a trovare. Spesso concludevamo i brevi messaggi con un “ti benedico” e in alcuni casi mi rispondeva: “Ne ho bisogno, continuo a pregare”. Quel: “ti benedico di cuore” (mi veniva dal cuore....), e Pino rispondeva: “ne ho bisogno, tutti ne abbiamo tanto bisogno”.

Gli ultimi messaggi e poi ho visto anch’io le tue foto mentre salutavi da un letto di ospedale, malato di Covid. Poi il silenzio, come fu per un altro amico che è morto pochi giorni fa, di Covid: si chiamava Salvatore.

Ho solo pregato. Solo pregato. Ci vedremo, ne sono certo.

Ora benedicici Tu, caro Pino. Benedici, lo puoi fare anche tu.

* L'autore, don Fortunato di Noto, è il fondatore dell'associazione Meter

Ultima modifica: Mer 28 Ott 2020