Anche in Europa 'a rischio la libertà dei giornalisti'

Grido d’allarme del presidente uscente dell'Associazione dei giornalisti europei (AEJ), Otmar Lahodynsky: «L'Unione Europea deve difendere la libertà di stampa con maggiore vigore. La pandemia l'ha già pericolosamente limitata”.

Lahodynsky chiude il suo mandato di sei anni. «È un paradosso - continua - che durante la pandemia l'importanza di informazioni affidabili sia aumentata, ma allo stesso tempo la situazione per i media sia peggiorata». Cosa è accaduto? Calo delle entrate pubblicitarie, misure di austerità e aumento della disoccupazione tra i giornalisti e gli operatori dei media.

Ci sono state in Europa evidenti discriminazioni per le testate “non allineate”. E ci sono alcuni casi eclatanti.

Il 14 febbraio l'emittente radiofonica ungherese “Klubrádió”, una delle ultime emittenti indipendenti del Paese, ha interrotto le trasmissioni.

In Polonia cresce la pressione sui media che criticano il governo nazionalista di destra. È stata approvata una nuova tassa sulla pubblicità che minaccia l'esistenza di emittenti televisive private.

In Bielorussia ci sono stati già più di arresti tra più i giornalisti che hanno documentato le manifestazioni anyi governative.

Anche in Russia sono continuati gli arresti.

Tensioni si registrano però anche in Francia, dove sono state vietate le registrazioni video degli agenti di sicurezza. Proteste e inaccettabili intromissioni si registrano anche in Germania e Austria.

«Il fatto che la Commissione europea – ha concluso Lahodynsky - sia ora più seria nel difendere la libertà dei media e una pluralità di opinioni è un segnale che dà speranza alla fine del mio mandato.

Ultima modifica: Lun 15 Feb 2021