LAICI:FRANCO MIANO, PRESIDENTE DELL’AZIONE CATTOLICA,LA FORZA DI UNA SCELTA. OCCORRE LAVORARE ATTORNO AL BINOMIO EDUCAZIONE-EVANGELIZZAZIONE; NE DISCENDE L’IMPEGNO IN TANTI CAMPI, DALLA FAMIGLIA ALLA SCUOLA, ALL’EDUCAZIONE ALL’IMPEGNO SOCIALE E POLITICO

mianopL'8 dicembre è, per la Chiesa cattolica, la solennità dell'Immacolata concezione della Vergine Maria. Per l'Azione cattolica italiana (Ac) è pure la "Giornata dell'adesione", nella quale gli aderenti confermano la loro appartenenza. Un appuntamento ormai tradizionale per molte delle parrocchie, dal Nord al Sud del Paese, nelle quali l'associazione è presente. Il SIR ne ha parlato con il presidente nazionale di Ac, Franco Miano (nella foto).
Cosa vuol dire aderire all'Azione cattolica?
"Significa compiere una scelta comunitaria nella Chiesa e con la Chiesa, al cui centro c'è una visione di fede. Significa inserirsi nella storia e nel presente di quest'associazione, condividendone il progetto, che è la formazione globale della persona, a tutto campo, nell'idea che la dimensione sociale e comunitaria è un dato intrinseco alla vita dell'uomo. L'Azione cattolica è un'associazione per tutti, dal ragazzo all'anziano, e raggiunge ogni luogo d'Italia, dal piccolo paese alla metropoli. È un'associazione popolare: chi aderisce è espressione del popolo di Dio, nel senso pieno datogli dal Concilio Vaticano II. Aderire vuol dunque dire che si sceglie di seguire Cristo con la Chiesa, insieme ad altri, per rendere vive e belle le nostre città e i nostri paesi".
Dimensione fondamentale dell'Ac è il radicamento sul territorio, a partire dalle parrocchie...
"L'adesione all'associazione avviene in un luogo preciso, formato da un insieme di persone che vivono in una particolare comunità parrocchiale, che è a sua volta inserita in un territorio. Il luogo è fondamentale per l'Ac, nel duplice senso di fedeltà alla propria Chiesa locale e alla propria terra. Amare la Chiesa locale vuol dire anche amare la terra in cui si vive ed è, questa, la dimensione primaria di un aderente all'Ac: la comunità è quella nella quale si nasce, si cresce, si vive, come pure si vive, si lavora, ci s'impegna all'interno di un territorio specifico. L'Azione cattolica rappresenta, nelle realtà locali, un tessuto connettivo di cui si ha estremo bisogno. Anche perché nel locale vive uno spirito che è universale: lo spirito della cattolicità, dell'amore per ogni uomo che è sulla faccia della terra. L'Ac non concepisce il locale come luogo di chiusura, di separatezza, ma al contrario quella dimensione particolare è fonte di apertura. È la stessa struttura associativa a favorire tutto questo: l'Ac è locale, cioè diocesana e parrocchiale, ma pure nazionale, passando attraverso un collegamento regionale. E ha anche una prospettiva internazionale attraverso il Fiac (Forum internazionale di Azione cattolica). Ha tutti gli elementi, quindi, per non rimanere chiusa nel locale, ma anzi per esaltarlo aprendolo".
In un tempo di "nuova evangelizzazione" quale ruolo ha l'associazionismo cattolico, e l'Ac in particolare?
"L'Ac ha una storia unitaria, pur lasciandosi interrogare dalle vicende di ogni tempo e dalle sue trasformazioni, alla ricerca della strada migliore per l'annuncio del Vangelo in quel tempo specifico. A partire dal Concilio Vaticano II si è ripensata, andando alle radici delle scelte di fede e di vita. La presenza degli altri movimenti nella vita della Chiesa è sicuramente un grande dono del Signore: tutti dobbiamo concorrere alla nuova evangelizzazione, e l'Ac può dare un contributo significativo in virtù della sua storia e del suo presente, fatto di vicinanza alla vita delle persone e alle esperienze concrete, di radicamento territoriale, di un tratto intergenerazionale, ossia di tutti quegli aspetti che ne fanno un'occasione formativa preziosa".
Gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio hanno al centro proprio l'educazione. Come si pone l'Ac rispetto a questo imperativo ecclesiale?
"L'associazione sposa appieno il programma decennale della Chiesa italiana. Sul tema dell'educazione è particolarmente sensibile in virtù della sua storia e del suo essere una scuola di formazione cristiana, che vuol dire pienamente umana. Ciò significa lavorare attorno al binomio educazione-evangelizzazione. Ne discende l'impegno in tanti campi, a partire da quelli tradizionali - famiglia e scuola - fino all'educazione all'impegno sociale e politico".
A proposito di educazione all'impegno socio-politico, nei prossimi mesi vi sarà il secondo incontro dell'Ac con gli amministratori locali. In questa stagione "particolare" per il nostro Paese cosa ha da dire l'associazione in ordine alla formazione e all'impegno di chi vuol mettersi in gioco nell'agone politico?
"Prima di tutto l'Ac può essere di sostegno all'impegno di chi autenticamente si offre per il servizio alla vita della città. È suo compito svolgere un'opera di formazione, ed è importante che la offra anche ai propri aderenti impegnati in politica. Inoltre c'è da curare lo sviluppo di nuove vocazioni all'impegno sociale e politico, di cui abbiamo particolarmente bisogno. Appartiene alla storia dell'Ac che a partire da un cammino formativo si sviluppino tante dimensioni del servizio, e tra esse vi è pure l'impegno nella politica e nelle amministrazioni locali, al servizio del bene comune e del territorio nel quale si vive".(SIR)
Ultima modifica: Lun 10 Dic 2012