EDITORIA: AUDIZIONE UCSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

parlamentoLe finalità sociali dell'Unione Cattolica Stampa Italiana sono orientate a sviluppare la cultura della comunicazione e del sistema dei media in uno Stato compiutamente democratico, nonché al rispetto e alla maturazione della deontologia e dell'etica nelle professioni dei giornalisti e dei comunicatori. Il nostro mandato è dunque da un lato quello di favorire le normative che accompagnano in modo equilibrato e socialmente utile la diffusione della informazione professionalmente gestita; dall'altro di sostenere le imprese editoriali che si impegnano nella qualità del prodotto.
Appare difficile prescindere dalle profonde trasformazioni che il mondo dell'informazione attraversa in questi anni. E' recente la notizia che negli Stati Uniti Internet ha superato l'insieme dei media tradizionali come fonte primaria di informazione. Un simile sorpasso potrebbe essere abbastanza imminente anche in Italia.
La legge di cui si discute non affronta dunque il problema nella sua complessità; si limita, realisticamente ma in modo non lungimirante, ad introdurre correzioni e aggiustamenti alla normativa vigente. Queste correzioni peraltro introducono pesanti riduzioni dei contributi che andrebbero a colpire le Testate di partito, delle cooperative di giornalisti, delle minoranze linguistiche attraverso l'abolizione del cosiddetto diritto soggettivo.
Si tratta dunque di un intervento normativo che non affronta in modo risolutivo alcun problema. In particolare, l'UCSI rileva come a una ipotesi di ampliamento del numero delle testate periodiche che beneficeranno delle nuove norme, con una riduzione della percentuale dell'obbligo di vendita, mantenga un limite minimo di 10.000 copie di tiratura media che è destinato a penalizzare l'editoria culturale.
A tale proposito osserviamo che le provvidenze previste per le imprese editrici non aventi fini di lucro (art. 2, comma 1) sono riservate a cooperative, fondazioni e enti morali, ma non alle associazioni degli operatori del mondo dell'informazione.
Inoltre riteniamo che sui contributi versati a favore di tutte le imprese editoriali non aventi fine di lucro debbano essere previsti sgravi fiscali sia per le società sia per i privati.
Nessuna indicazione viene avanzata per quanto riguarda la qualità dell'informazione all'interno delle Testate. Ci rendiamo conto della difficoltà di intervenire normativamente a questo riguardo; riteniamo però che dovrebbe essere avviata qualche iniziativa ad esclusione dei contributi nei casi più eclatanti di uso dei media in spregio alla dignità delle persone.
Per quanto riguarda gli altri aspetti della normativa, senza entrare nel merito delle singole casistiche, è opinione dell'UCSI che l'allargamento del numero delle Testate che potranno accedere alle provvidenze attraverso la riduzione della percentuale dei contributi sui costi sostenuti, debba accompagnarsi a criteri di selezione della qualità delle Testate ammesse: altrimenti il combinato disposto del tetto al perimetro complessivo produrrà una eccessiva frantumazione delle provvidenze, con conseguenze negative sui livelli occupazionali e sulla stessa sopravvivenza di molte Testate.
Appare infine discutibile la differenza di regime per quanto riguarda la mancata richiesta di iscrizione all'INPGI per i giornalisti dipendenti dalle imprese radiofoniche espressione di partiti politici.

In riferimento agli obiettivi del pluralismo e della qualità dell’informazione che il regolamento in esame pur persegue, Paolo Scandaletti, direttore di Desk, ha detto: “nell’ordinamento del sistema dei media italiano vi sono almeno 4 vuoti normativi gravi ai quali il Parlamento dovrebbe prestare attenzione 1) il riconoscimento delle associazioni professionali dei comunicatori (relatori pubblici, pubblicitari, lobbisti e curatori di eventi); 2) la riforma dell’ordine dei giornalisti con l’esclusiva della via universitaria per l’accesso alla professione, l’alleggerimento numerico ed operativo dei suoi organismi regionali e nazionale; 3) l’istituzione del comitato nazionale di media etica, nella falsa riga di quello di bioetica e facendo tesoro dell’esperienza del press council inglese; 4) l’inserimento nei giornali del garante del lettore, esperto compensato dall’editore per coltivare la qualità e la credibilità delle informazioni e opinioni della testata.

Ultima modifica: Lun 10 Dic 2012