CONGRESSO USIGRAI: PRESIDENTE MELODIA ANNUNCIA LA COSTITUZIONE PRESSO L’UCSI DI UN OSSERVATORIO SUL SERVIZIO PUBBLICO

usigrai_logoIl presidente dell'UCSI Andrea Melodia ha portato il saluto dei giornalisti cattolici italiani ai colleghi della RAI riuniti in congresso a Salerno, e ha annunciato la costituzione presso l'UCSI di un Osservatorio sul servizio pubblico. Poi ha così proseguito: "La crisi RAI ha tanti aspetti: il più preoccupante è la crisi di credibilità, che mette in discussione la ragione d'essere di un servizio pubblico. Se non si è convinti della utilità di un servizio pubblico nel mondo della comunicazione, perché tenere in vita la RAI?
Occorre cercare attivamente di ricostruire il senso dell'utilità del servizio pubblico. Ma rendiamoci conto che oggi è la struttura stessa della RAI, con le sue ripartizioni in potentati (fatti da testate, da singole trasmissioni, da singoli personaggi) a rendere sempre più problematica una risposta in termini di servizio pubblico generale e unitario.
Il secondo aspetto di crisi sta nell'oggetto del vostro lavoro. Non si può più limitare l'intervento al settore radiotelevisivo, occorre estenderlo a tutto il sistema della comunicazione. Dunque non più servizio pubblico solo radiotelevisivo, ma della comunicazione in generale. Questo è il tema centrale al prossimo rinnovo della convenzione Stato/RAI tra 3 anni. Ci si sta preparando a questa trasformazione?
Mettiamo in chiaro le conseguenze di questioni così generali. Se il problema è ridare un senso al servizio pubblico, di cosa parliamo? Del pluralismo come somma di radicalismi contrapposti, come "somma delle parzialità" come lo ha definito Sergio Zavoli? Oppure il pluralismo dovrà essere cercato e attuato all'interno della redazione, evitando peraltro di appiattirla nel perenne compromesso? A cosa servono oggi, quando il paese ha bisogno di coesione e le ideologie sono in crisi, l'esistenza di redazioni separate e contrapposte? Il servizio pubblico soprattutto in questo momento non può che essere uno, pluralista per vocazione. La situazione attuale ha le sue radici nella riforma del 1975, ha svolto un ruolo all'epoca ma oggi non ha senso alcuno. Una riforma di questo genere, presentata non come razionalizzazione interna ma come svolta al servizio dei cittadini, potrebbe avere enorme impatto pubblico.
So bene quanto possa costare ai 2000 giornalisti RAI prendere coscienza di quella che considero l'ineluttabilità di una riforma. Costerà cara a molti, a cominciare dai giornalisti dirigenti, ma non affrontarla costerà molto più caro a tutti, cominciando naturalmente dai più giovani. Spero che non sia diventato anche questo un sindacato per vecchi.
Conseguenza ulteriore: occorre favorire in tutti i modi la crossmedialità e la transmedialità, nell'ottica del servizio pubblico, come naturale prodotto prioritario del lavoro giornalistico. Le news sono ormai nel mondo, necessariamente, una produzione di flusso continuo, che trova in internet e nei canali televisivi all news gli strumenti prioritari di diffusione. Mi spiace dover dire ai colleghi del TG1, con i quali ho lavorato tanti anni, che il loro è... non un sottoprodotto perché comunque può continuare ad avere milioni di spettatori, mi auguro in eterno, ma quantomeno un prodotto che deve nascere all'interno di una operazione produttiva di più ampia portata e gestita unitariamente al servizio dei cittadini, e certo non di una parte politica e neppure del governo al potere protempore. Altrimenti addio credibilità.
Il problema riguarda naturalmente anche le Reti, la cui crisi oggi dipende dalla mancanza di creatività. Da decenni la RAI non cerca creativi, solo controllori e esecutori. Se ci sono creativi oggi in RAI, e voglio sperarlo, possono essere nascosti tra i giornalisti più giovani. Occorre scovarli e favorire il loro trasferimento nelle aree creative dei programmi. La grande RAI del passato era piena di giornalisti ai programmi.
Non invidio i dirigenti sindacali chiamati ad affrontare queste emergenze, come non invidio i dirigenti aziendali. So con certezza che questi non possono occuparsi solo di compatibilità economiche, devono avere anche un progetto di ampio respiro, quello di ridare credibilità e qualità al servizio pubblico e fare in modo che i cittadini si sentano rappresentati. Non basta scrollarsi di dosso la morsa dei partiti: oggi questo è quasi facile viste le condizioni in cui stanno, c'è riuscito persino il governo. Occorre costruire un rapporto nuovo con la politica, in modo che buona comunicazione e buona politica si sostengano a vicenda invece che danneggiarsi reciprocamente come è avvenuto finora. Occorre una profonda opera di pulizia per riuscire in questo compito. E' quanto auguro possiate fare voi e i futuri dirigenti dell'Usigrai.(UCSI)
Ultima modifica: Lun 10 Dic 2012