ASSEMBLEA DEI GIORNALISTI ALL'ONU: «LIBERATE I REPORTER ARRESTATI IN EGITTO»

20140625 crimeL’intera sala stampa dell’Onu, dove lavorano quotidianamente giornalisti di tutto il mondo, si è mobilitata per cercare di salvare i tre colleghi condannati in Egitto.  Circa 150 reporter si sono riuniti in assemblea per dibattere della sorte di Peter Greste, Mohamed Fahmy e Baher Mohamed, i tre inviati di al-Jazeera condannati in Egitto a sette anni di prigione con l’accusa di aver collaborato con il terrorismo. Nella sede dell’Unca (United Nations Correspondents Association) hanno parlato la presidente dell’associazione Pamela Falk, corrispondente della Cbs, seguita da Robert Mahoney, della Committee to Protect Journalists, dal giornalista Tony Harris e dalla presidente di al-Jazeera America, Kate O’Brian. Tutti hanno ribadito con forza che i tre “Non sono criminali, sono giornalisti”, e che le prove portate a loro carico “non hanno nessun fondamento”. La riunione, nella forma di dibattito assembleare, è stata guidata dal corrispondente di al-Jazeera all’Onu, James Bays, che ha sollecitato idee e proposte con cui influenzare il governo egiziano. Il dibattito è stato vivace, e molti hanno portato testimonianze sulla professionalità e l’onesta dei tre arrestati. Il noto anchorman Tony Harris, che li ha conosciuti personalmente, ha parlato con passione: “Questi uomini sono professionisti solidi, dediti al loro lavoro, seri. E’ scoraggiante quel che sta succedendo loro, ma sono ottimista che alla fine la ragione prevarrà”. La folla di giornalisti ha anche chiesto che l’Onu intervenga non solo per i tre in Egitto, ma per gli almeno 200 colleghi attualmente in prigione in vari Paesi del mondo: “L’Onu è un’organizzazione di Stati – ha detto Pamela Falk -. E ogni Stato deve farsi sentire per sostenere l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che sancisce il diritto di parola e di opinione”.In Egitto, peraltro, oltre ai tre nomi ben noti di cui si tratta in questi giorni, ce ne sono altri 11 in stato di detenzione: “Nel mondo arabo, l’Egitto detiene il record quanto a numero di giornalisti arrestati” ha protestato Mahoney. Anche l’ambasciatore egiziano era stato invitato all’assemblea, ma è venuto il suo vice, che ha ribadito la sua “piena fiducia nel sistema giuridico egiziano, uno dei più antichi del Medio Oriente”, e ha aggiunto che attualmente in Egitto “ci sono 1200 corrispondenti stranieri e nessuno di loro è stato disturbato”.Reazioni indignate alla condanna dei tre si sono registrate in tutto il mondo. Giornali, tv e siti web hanno accumulato proteste e appelli perché il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi intervenga al più presto a favore dei condannati. Ma questi ha reagito affermando che non intende interferire con la magistratura.Diplomatici e giornalisti che hanno seguito il processo hanno espresso incredulità e indignazione davanti al dibattito in aula: “Abbiamo seguito tutti e tre i processi – ha detto l’ambasciatore australiano in Egitto, Ralph King – e sulla base delle prove portate non possiamo capire questo verdetto”. Amnesty International ha detto che si è trattato di “un giorno buio per l’Egitto”. Mentre il New York Times ha commentato: “Ci sarebbe da ridere se le conseguenze di questi processi non fossero così gravi”. (ILMESSAGGERO)

Ultima modifica: Gio 26 Giu 2014