GIORNALISMO: CONVEGNO UCSI LOMBARDIA SU ANNUS HORRIBILIS DELL’INFORMAZIONE.E’ EMERSO CHE I TG SONO ANSIOGENI, CHE CI SONO NOTIZIE PILOTATE E DOSSIERAGGI E CHE E’ NECESSARIA UNA ETICA DEL GIORNALISMO. SIDDI(FNSI): IN EUROPA LA SITUAZIONE NON E’ MIGLIORE

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Tg ansiogeni, non notizie che diventano fatti, emergenze spesso fasulle, dossieraggi e informazioni pilotate: quella che tira in Italia nel settore dell'informazione è un'aria condizionata. È quanto emerge dal convegno «2010: annus horribilis per l'informazione» che si è tenuto questa mattina al Circolo della Stampa di Milano e che è stato promosso dall'Ucsi Lombardia. Un anno, quello che sta per finire, caratterizzato da un crescendo di attacchi al diritto-dovere di informare culminato nel tentativo (per il momento fallito) di far passare la legge sulle intercettazioni che avrebbe assestato un colpo decisivo alla libertà di informazione.
L'anno orribile dell'informazione
Un anno, dunque, veramente horribilis, anche se - richiamando il titolo del convegno - il presidente lombardo dell'associazione dei giornalisti cattolici, Giorgio Acquaviva, ha tenuto a precisare che «il dato non è riferito solo all'anno in corso» esprimendo invece «un trend molto più lungo». Introducendo i lavori del convegno, Acquaviva ha lamentato che su giornali, radio, internet e tv «troviamo sempre più spesso notizie di cronaca che si trasformano in tormentoni, talk show dalle tesi precostituite, campagne di stampa ad personam e pretestuose». Un bilancio non proprio lusinghiero per una professione che talvolta vede stravolto il proprio ruolo per motivi legati a condizionamenti politici sempre più marcati: «Non è vero - ha sottolineato il presidente dell'Ucsi - che tutte le campagne e tutte le inchieste sono uguali».
Il caso Feltri-Boffo
Un concetto ribadito dal giornalista dell'Avvenire, nonché moderatore del convegno, Luca Geronico. Nel suo intervento Geronico ha ricordato «quella mattina del 28 agosto e quel titolo del Giornale guidato da Vittorio Feltri (Supermoralista condannato per molestie sessuali, ndr) che di fatto apriva la campagna contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo», che costerà poi allo stesso Feltri tre mesi di sospensione dalla professione: «Quella fu una randellata assestata con il manganello mediatico», ha precisato Geronico, aggiungendo che «da quel giorno comincia l'uso dei dossier come continuazione della politica con altri mezzi, si varca il confineUna comunicazione «emergenziale». Una crisi che ha nella tv uno degli imputati maggiori. Antonio Nizzoli, dell'Osservatorio di Pavia, ha parlato di «agenda ansiogena dei telegiornali», di comunicazione «emergenziale» e di «politica controversiale». Un dato che caratterizza i nostri tg rispetto al resto dell'Europa è, secondo quanto emerge dai dati dell'Osservatorio europeo della sicurezza, «la sovraesposizione di notizie relative alla criminalità». La nostra comunicazione è poi secondo Nizzoli legata spesso ad «emergenze irreali, quali la bolla della criminalità o le influenze aviaria e suina». Un'altra anomalia dei nostri telegiornali è che un terzo è dedicato alla politica: «in Europa non c'è una pagina politica strutturata in modo così ampio e i fatti riportati sono solitamente di rilievo assoluto». All'estero è inoltre meno frequente l'uso di riportare le esternazioni dei politici, prassi che in Italia è invece consolidata, «per colpa anche di un sistema che impone ai giornalisti di rispettare la par condicio e di esasperare le emergenze per rincorrere l'audience».
Giornalisti sempre più attori in campo e sempre meno «cani da guardia»
Riflettendo su «Le campagne della carta stampata», il docente dell'università Cattolica di Milano Fausto Colombo ha invece preferito puntare i riflettori sul fatto che «nel nostro sistema informativo il contenuto è il grande rimosso: si dà grande enfasi alla dichiarazione dei politici facendo spesso passare in secondo piano il contenuto di quanto è stato detto». Colombo ha ricordato come la trasformazione tecnologica in atto sia irreversibile, ma che ci veda comunque ancora impreparati «come dimostra la poca diffusione della banda larga». La stampa tradizionale sconta poi la concorrenza della rete che ha dalla sua fattori come l'aggiornamento e l'interattività. Il punto, secondo il docente della Cattolica, è che i giornalisti sono sempre meno «cani da guardia» della democrazia e sempre più «attori in campo» alla continua «ricerca del sensazionalismo», come dimostra anche l'affermazione del backstage che vede in questo momento in Wikileaks il riferimento maggiore.
La legge sulle intercettazioni
Luigi Ferrarella, cronista giudiziario del "Corriere della Sera", è intervenuto invece su un tema solo apparentemente superato, quello relativo alla legge sulle intercettazioni: «Una legge che, se fosse passata, avrebbe avuto fra gli effetti collaterali quello di consegnare agli editori la decisione su cosa pubblicare e cosa no. Una legge, insomma strutturalmente sbagliata» contro cui bisogna tenere alta la guardia. «Potrebbe infatti essere solo questione di tempo», ha detto Ferrarella, sottolineando come sia «necessario rovesciare il gioco nell'altra metà campo», cominciando a «pretendere l'accesso diretto agli atti per rompere il muro di opacità e per non costringere i giornalisti a fare accattonaggio con le fonti per mettere insieme a fine giornata un pezzo comunque non esaustivo». Secondo il cronista del Corriere, bisogna in ogni caso «fare un minimo di autocritica contro il giornalismo allarmistico o scandalistico che ha rotto il patto con i lettori».
Siddi (Fnsi): in Europa la situazione non è migliore
Appello che è stato subito raccolto dal segretario generale della Fnsi, Franco Siddi: «Abbiamo da farci perdonare molti peccati, ma c'è ancora spazio per un giornalismo credibile che contestualizza i fatti a cui assiste» e «che si rifiuta di dare spazio a notizie - vedi la vicenda Boffo - che servono a una parte politica per attivare dei regolamenti di conto». Siddi sottolinea come «al contrario di quanto comunemente si pensi in Europa non si sta meglio: in Gran Bretagna, ad esempio, è stata fatta una legge per impedire ai giornalisti di riprendere la polizia che attacca i manifestanti». Quanto all'Italia, la vicenda relativa alle intercettazioni «ci dice che certe battaglie si possono ancora vincere, che non esiste la possibilità di chiudere a chiave le notizie», ma che è quanto mai necessario «fare una battaglia forte sul diritto dei cittadini ad essere informati e sul recupero della credibilità professionale da parte dei giornalisti». Un grido d'allarme sul necessario recupero di una dimensione etica del giornalismo. Che sarebbe gravissimo non raccogliere deontologico» e «il dibattito sulla crisi dell'informazione fa sempre più serrato». (SOLE24ore)

Ultima modifica: Lun 10 Dic 2012