Di fronte alla fragilità... #cambioschema

Incontrare la fragilità degli altri ci rende tutti fragili. Scontrarsi con quella parte della vita che ha a che fare con la vulnerabilità lascia inevitabilmente un segno. E costringe a confrontarsi in prima persona con ciò che un giorno potrebbe rendere fragili anche noi.

Succede quotidianamente, nel lavoro e nella vita personale. E, quando succede, niente è più uguale a prima. Si è costretti a fare i conti con le nostre certezze di ieri che da granitiche iniziano a sgretolarsi. E ogni azione, professionale e non, che ci troviamo a compiere o a pensare di compiere, ci riempie di interrogativi e incertezze. Niente è più certo se non la fragilità stessa che bussa alla nostra porta.

In un tempo in cui la professione richiede ben di più del semplice racconto dei fatti – tra reperibilità h24, multitasking, adeguata presenza social, personal branding, autopromozione e autoreperimento di lavoro quasi sempre precario – incontrare la fragilità, negli altri e in se stessi, può significare non riuscire ad “essere sul pezzo” come prima, dover scegliere di mantenere un profilo basso per un po’ di tempo, essere meno pronti davanti al foglio bianco, diradare la presenza sui social, dover dire qualche no, pur consapevoli che alcune occasioni potrebbero non ripresentarsi. Eppure non si può fare diversamente, pena lo scoprirsi ancora più fragili a distanza di poco tempo e a doversi fermare in modo più brusco.

Non solo. L’incontro con la fragilità degli altri - magari dei protagonisti delle storie che, per lavoro, ci troviamo a dover raccontare – ci costringe a un #cambioschema nel modo in cui le maneggiamo queste storie... perché raccontare la fragilità altrui significa maneggiare cristallo, splendido, luminoso, ma fragile... servono allora parole adeguate, accortezze particolari oltre che attingere a piene mani alla deontologia professionale e a tutte quelle Carte, quei documenti che indicano la strada corretta per dire senza ferire, ma soprattutto per narrare senza ledere dignità, diritti e senza far sanguinare ferite già molto dolenti. Per praticare quel giornalismo che mette al centro le persone e la loro dignità e non strizza l’occhio ai sensazionalismi e ai like a qualunque costo.

Ultima modifica: Sab 12 Ago 2023