#lamiascintilla/1 - Le 'storie energetiche' e i semi di una rinascita professionale

Non ricordo che da ragazzo desiderassi fare il giornalista. Penso di esserci semplicemente capitato.

Avevo 17 anni, facevo il catechista, mi chiesero un commento per il giornale diocesano su un corso di aggiornamento di catechesi. Anziché un commento, però, mi venne un pezzo di cronaca. Il mio primo articolo di cronaca.

Il Vescovo aveva l’occhio ‘lungo’, lo notò, e mi chiese di entrare nella redazione del periodico diocesano. Facevo il Liceo Classico. Poco tempo dopo, nel 1980, si liberò il posto di corrispondente di Avvenire. Poi arrivò il Corriere Adriatico, e – infine, ma pur sempre 32 anni fa - la Rai.

Ricordo invece molto bene quando ho deciso di ri-nascere come giornalista. La scossa me l’ha data sempre un Vescovo. Non era più Carlo Maccari. Stavolta si trattava del futuro cardinale Edoardo Menichelli. Al primo San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ci disse: basta con questi “giornali necrologio”, fatemi un regalo e abbiate il coraggio di aprire il vostro giornale con la notizia della nascita di un bambino....
Menichelli è un ‘provocatore’, ma provocando colpisce nel segno.

Cosi mi sono chiesto, in un momento di verifica di identità personale e professionale, che senso, quale direzione volessi imprimere alla mia vita e al mio lavoro. Se fosse sufficiente la più o meno ordinaria diligenza, pur condita da attenzioni particolari come la scelta dell’aggiornamento professionale, come la Scuola Ucsi, o Redattore Sociale, oppure fosse possibile fare altro...
In quel momento è nata l’idea di nuovi canali, che sono anche nuovi stimoli e nuove esperienze.

Ecco, la mia ri-nascita professionale è coincisa con nuovi progetti editoriali che hanno costituito una sfida precisa: dimostrare che le good news non sono sempre da confinare nelle pagine della retorica, ma che possono ‘bucare il video’ e ‘calamitarsi’ anche in libreria.
Se esistono vite energetiche, devono diventare storie energetiche, in grado di farsi largo fra i ragazzi, che ho visto, davanti a un racconto, mettere da parte per due ore i rispettivi cellulari, e così via...

Ho scoperto, ancora, che le storie da raccontare sono davvero tante. Se ci si mette in ascolto, non devi cercale, sono loro a cercare te. E non fai neanche fatica a trovare un editore, se sono belle e offrono raggi di luce. Così, storie apparentemente banali, ‘lette’ con occhi diversi, con dettagli prima non valutati, pubblicate, fanno il giro della nostra penisola, delle nostre isole, animano assemblee a scuola, talvolta riempiono piazze, vanno in tv, tornano sui giornali, diventano semi di crescita, cambiano i destini delle persone, come quando un ragazzo decide, seguendo quella scia, di fare volontariato in Africa, o diventare medico, o contribuire alla ricostruzione di un monastero.

Fatico, oggi, a stare fermo, seguendo queste piste e le - ancora tante - che continuamente vanno aprendosi, come mietendo un campo seminato. E, perché no, voglio ringraziare questi due vescovi, ovunque siano, per i semi che, forse inconsapevolmente, ci hanno voluto gettare.

varagona 2

Ultima modifica: Gio 15 Ago 2019