Il nostro grazie ad Angelo Paoluzi, uno dei 'rifondatori' dell'Ucsi

Angelo Paoluzi, alla fine degli anni Novanta, mise la sua passione e la sua intelligenza al servisio di un'associazione più libera e al passo coi tempi.

Un segnale della necessità di un cambiamento rispetto al passato c'era stato alla fine del 1992, quando l'Ucsi a Viterbo aveva mostrato tutta la sua 'consunzione', non riuscendo nemmeno a completare il Congresso. Dopo i 25 anni di presidenza di Flaminio Piccoli, caratterizzata dal suo essere contemporaneamente leader politico, un gruppetto di amici sardi aveva preso l'iniziativa di provare a rimettere in piedi l'Associazione, ridandole un Consiglio Nazionale e una Giunta.

Chiamato alla Presidenza nazionale nel 1993, guidai l'Ucsi fuori dalla politica; collegandola invece con coerenza alle criticità della professione giornalistica e alla Chiesa. L'avvio fu nell'incontro schietto ed aperto con mons. Dionigi Tettamanzi, segretario nazionale della Conferenza Episcopale. Mi disse: «Andate avanti, ché di giornali ne sapete sicuramente di più noi». Il successivo Congresso di Bologna del 1996 rinnovò la dirigenza e sviluppò la linea del rinnovamento. Con la rivista “Desk” e l'idea dei Rapporti annuali sullo stato dell'Informazione in collaborazione con il Censis, oltre ai contatti regolari con i colleghi laici e la Stampa Estera.

Naturalmente si rinnovarono anche le dirigenze delle associazioni regionali. Nel Lazio in particolare, dove una presidenza altrettanto longeva, in difficoltà a sintonizzarsi con le nuove linee adottate al centro, preferì l'abbandono in polemica col vertice nazionale. Pensammo allora ad un Commissario di alta caratura professionale identificato in Pier Luigi Liverani, accolto da tutti con molto favore e capace di voltare pagina col sorriso sulle labbra. A lui chiesi questo “sacrificio” in qualità di collega esperto del mondo cattolico come della professione, senza sbavature confessionali o collateralismi col potere pubblico. Fu una transizione assai positiva, alla quale seguì l'elezione a presidente di Giancarlo Zizola e poi di Angelo Paoluzi, che avevo conosciuto a Bonn e quindi a Roma quando lavorava al “Popolo” e poi a Milano come direttore de “L'Avvenire”.

Fu allora che, facendo presenti le innovazioni in corso e la necessità per l'Ucsi di avere dirigenti professionalmente molto esperti e qualificati, gli chiesi il “sacrificio” di occuparsi dell'Ucsi Lazio. Cosa che fece con grande impegno – affiancato da don Claudio Sorgi come consulente ecclesiastico – fino al 2002, quando passò il testimone a Paola Springhetti.

Angelo lo era di fatto, non solo di nome. Gli ultimi ricordi personali riguardano i convegni sul giornalismo alla Lumsa e la sua collaborazione a “Desk”, da me fondato e poi diretto per tre lustri. Capitava anche che mi portasse i suoi libri, perché ne parlassi in tv o ne scrivessi la recensione: erano allora preziose ed affettuose occasioni per tornare a riflettere sul privilegio di aver fatto una professione tanto amata da entrambi e sulle sorti dell'associazione che sempre ci stava a cuore.

* L'autore, Paolo Scandaletti, è stato presidente dell'Ucsi

Ultima modifica: Gio 19 Set 2019