Il nostro piccolo e ambizioso laboratorio dell'informazione del futuro

Fake news, Chat GPT... in tutto il Paese, oggi, sono in programma centinaia di iniziative, nelle scuole e non solo, per celebrare la giornata mondiale della libertà di stampa.

Qualche giorno fa, agli ‘Stati generali’ dell’informazione di Taormina, un collega chiedeva come difendersi dall’intelligenza artificiale. Ieri, il tema era come difendersi dalle fake news. L’altro ieri l’avvento di internet sembrava mettere in discussione la sopravvivenza della professione.

Bene. Io non credo che occorra difenderci dall’intelligenza artificiale. La storia in passato ha già dimostrato che internet non poteva far sparire la professione. Anzi, ha messo a nudo i motivi per cui questa professione è e resta indispensabile.

Allora, occorre rimboccarsi le maniche, utilizzare il pensiero laterale e giocare all’attacco, inventarsi qualcosa di nuovo per offrire speranze, in particolare a tanti giovani colleghi che si affacciano alla professione con comprensibili preoccupazioni.

L’Ucsi sta facendo la sua parte. Esattamente un anno fa facevamo partire un laboratorio per studiare il futuro di questo nostro mondo, e da quel momento è nato il nuovo Desk, consegnato al Santo Padre il 31 ottobre. Francesco ci aveva provocato: “O cambiate, o sparite...”, gli abbiamo risposto con una serie di idee e proposte, molto interessanti.

Desk è un po’ il bignami di un progetto a largo respiro, una strada tracciata verso orizzonti nuovi. L’idea è quella di creare rete, non solo con le istituzioni di categoria, come l’Ordine e la Fnsi, ma anche con quelle nuove realtà di giornalismo sociale che hanno generato nuove correnti di pensiero e proposte.

La rete ‘scritta’ su Desk è diventata una rete fisica, con una serie di appuntamenti sul territorio. L’ultimo, in ordine di tempo, il seminario di Ancona su “Giornalismo costruttivo e counseling”, dove la contaminazione con il counseling ci aiuta a concretizzare la ‘pastorale dell’ascolto, dell’empatia, dell’assenza di giudizio’ che ci è stata indicata da papa Bergoglio.
Sembra incredibile che, con i suoi messaggi, il pontefice ci indichi una rotta già scritta da una disciplina che si qualifica come relazione d’aiuto, specializzata nella comunicazione.

La carta etica del giornalismo costruttivo, approvata un anno fa a Bologna, oltre all’ascolto attivo, all’empatia, fa riferimento alla comunità, un valore fondante del giornalismo comunitario che caratterizza da sempre l’informazione dei media cattolici. Tutta l’informazione può essere comunitaria.
Ed ecco allora la concretezza della proposta, che oggi viene rilanciata da “Mezzopieno” nella giornata dell’informazione costruttiva che si celebra a Bergamo, mentre sabato, a Roma, si celebrerà il primo Constructive day.

Il giornalismo costruttivo è un fenomeno che qui arriva con ritardo, come spesso accade, dagli Stati Uniti. Supera il giornalismo positivo, con cui spesso viene confuso, perché uno vuole essere una nicchia dell’informazione, ma vuole permearla tutta, non evitando i problemi, ma, anzi, cerca di affrontarli, indicando soluzioni. A chi replica che è uno stile giornalistico che gli editori non accetteranno mai, arriva il segnale americano, dove si è verificato che questo stile professionale ha fatto crescere i fatturati degli editori che l’hanno scelto. Il giornalismo costruttivo permette di superare il vero problema di oggi, che è la credibilità e la fiducia dei giornalisti e dell’informazione.

Credo, in conclusione, che occorra un po’ di coraggio. A una collega che mi chiedeva quale fosse, oggi, il mio sogno professionale ho risposto: la creazione di un circuito di colleghi di buona volontà, anche attraverso lo strumento cooperativo, che dia corpo a questo nuovo stile professionale. Sarebbe davvero bello.

 

* L'autore, Vincenzo Varagona, è il presidente nazionale dell'Ucsi

Ultima modifica: Mer 3 Mag 2023