Sarà perchè... Attorno al caso Scurati

Sarà perché Antonio Scurati a me piace. Sarà perché ho divorato i suoi romanzi storici su “M” più il piccolo e denso saggio sul rapporto fascismo/populismo. Sarà perché ho paura che forme nuove di fascismo (di varia natura. Certo mai fotocopia di quelle passate) siano sempre dietro l’angolo di una democrazia che, a prescindere, va sempre riconquistata giorno dopo giorno.

Sarà perché la RAI sarebbe una cosa seria, da sottrarre alle ricorrenti grinfie, sempre più volgari, dei partiti (anzi: di ciò – assai poco - che dei partiti è oggi rimasto) per riportarlo alla nobiltà del suo fondamento (“servizio” ai cittadini. Specie i più deboli). Sarà perché ho trovato stupido (perfino autolesionista) ciò che hanno fatto a Scurati. Sarà perché ho trovato volgare il tentativo di scaricare su di lui (e su un compenso da ben ... 1.800 euro) la colpa di una autentica censura. Sarà perché tutto ciò mi pare pericoloso assai.

Sarà perché lassù, su quei miei monti, a cavallo tra Pistoia/Lucca e Bologna/Modena ci passava la Linea Gotica, sarà perché lì la Resistenza (anche armata) c'è stata e l'ultimo partigiano (Germano, detto “staffa”) è morto da poco. Sarà perché con tanti di loro, allora comunisti sinceri, ho poi avuto contrasti politici forti pur nel rispetto reciproco e sapendo che a unirci era proprio quel nome con la erre maiuscola.

Sarà perché a Lizzano Pistoiese un giovane soldato USA entrò nella chiesetta e lì, in quel silenzio, fu “chiamato” per poi diventare, a Washington, importante prelato. Sarà perché fin da bambino, dai miei, imparai a capire chi, pochi anni prima, aveva combattuto dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliata.

Sarà perchè Bella Ciao, insieme all'inno di Mameli e al Piave, a me la insegnarono alle Elementari e sui pullman delle gite del prete. Sarà perché il mi' nonno era un pipione di don Sturzo e il mio zio un pipione di De Gasperi (ma un altro zio era un comunista che di più non si poteva).

Sarà perché il mio primo lavoro, a Pistoia, lo feci con Gerardo Bianchi, partigiano cattolico con la polio, sarà perché entrai nella piccola politica di provincia grazie a Benigno Zaccagnini partigiano che nella fondina non portava la pistola ma il Vangelo.

Sarà perché Ribelli per amore riprodotta su un quadro me la sono sempre portata dietro in tutti i posti di lavoro che ho cambiato. Sarà perché quando - lassù - ero consigliere dc, ai cortei del 25 aprile ero quasi l'unico con lo scudo crociato ma ci andavo volentieri anche per questo.

Sarà perché quell'Enrico Mattei (che finì ammazzato certo non a caso e ora è volgarmente usato per fini estranei) era il capo dei partigiani bianchi. Sarà perché mi sono laureato in Storia contemporanea e sarà perché ho fatto in tempo a respirare l'odore delle vecchie carte resistenziali a lungo conservate in Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, allora sede dell'Istituto Storico Resistenza in Toscana.

Sarà perché ho sempre saputo che dal 1943 quel complesso fenomeno chiamato Resistenza fu combattuto, in modi anche molto diversi, non solo da una parte politica ma da tante persone di idee anche opposte. Sarà perché sono vissuto nel mito degli Alleati nostri liberatori dalla dittatura nazifascista.

Sarà per la poesia di Calamandrei (quella al Feldmaresciallo Kesserling) sul rapporto fra Costituzione e montagne. Sarà perché oggi leggo strampalate ricostruzioni revisioniste per cui i nazisti, le opere d'arte, non le portavano via per rubarle ma solo per (sic) "salvarle" dalla “furia” dei "nemici" (gli anglo-americani).
Sarà perché di “25 aprile” spero di poterne vedere ancora tanti.

Ma gradirei davvero che chi, grazie alla Libertà conquistata allora, oggi guida il governo del mio Paese riuscisse a dirla con chiarezza quella piccola, semplice, unificante parola (ANTIFASCISMO) invece di insistere, se va bene, su forme varie di un equivoco e imbarazzante a-fascismo.

Ultima modifica: Lun 22 Apr 2024