Sport: quella sponsorizzazione "azzardata" e la distorsione dei valori

Non occorre ricorrere agli assiomi dei luminari della comunicazione della scuola californiana di Palo Alto per capire che nel circuito pubblico mass mediatico “ogni abito fa il monaco”. Eccome, se lo fa. E’ pacifico, in proposito, concordare sul fatto che crei più dibattito pubblico la comunicazione intrinseca della pettinatura o della maglia sfoggiata da un noto sportivo piuttosto che le parole di un capo di stato. Quali valori comunica, ci chiediamo nel merito dunque, il marchio “Intralot”, sponsor di una piattaforma di gioco d’azzardo e scommesse, sulla maglia della nostra Nazionale di calcio, rappresentativa italiana dello sport più praticato e noto nel nostro amato paese?

«L’azzardo non è un gioco, ma una droga» ha tuonato nel merito proprio qualche giorno fa mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente della Commissione per i problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace della CEI, nel corso della trasmissione “Siamo noi”, in onda su Tv2000.

Non nascondiamo di “azzardare” doverosamente una risposta, proprio rimarcando le parole di mons. Santoro: questa comunicazione provoca «un vero sconcerto e una tristezza molto grande, per l’effetto sia sulla vita delle persone vittime del gioco d’azzardo, sia per il riflesso sul piano educativo, sia per quello sulla società nel suo insieme. Ho visto famiglie distrutte dalle conseguenze dell’azzardo, famiglie che non riescono a risollevarsi: l’azzardo è un disastro nella vita della famiglia e della società. È una droga sociale e come tale va fermata».

Una scelta francamente inammissibile, per lo meno se la Federazione italiana giuoco calcio vuole continuare a sostenere con credibilità ragioni, a questo punto purtroppo ben poco fondate, di educazione e didattica dei giovani rispetto ai più importanti valori dello sport. “Quali valori sono comunicati?” ci sarebbe da chiedersi. Bastano “i valori” del portafoglio per giustificare questo deprecabile azzardo nazionale?

L’auspicio è che l’appello all’eliminazione di un messaggio così imbarazzante possa giungere al Presidente della Repubblica, educatore di ricca esperienza, come anche al Primo Ministro, di conclamata tradizione scout, affinché la comunicazione diretta e indiretta della Nazionale azzurra possa tornare ad esprimere con credibilità i più alti valori che lo sport, come ha affermato Papa Francesco, ha il dovere di diffondere.

Ultima modifica: Sab 15 Ott 2016