Professione

Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

UCSI: PREMIO“LE BUONE NOTIZIE”, A CASERTA ASSEGNATI I PREMI

1al1 Maria Grazia Capulli del Tg2 (alla memoria), Marcello Masi direttore del Tg2, Domenico Quirico inviato de La Stampa e Lucetta Scaraffia, giornalista e scrittrice, sono i vincitori della ottava edizione del Premio Civitas Casertana “Le buone notizie”. La cerimonia di consegna di attestati e del premio, che consiste in una scultura di don Battista Marello, si è tenuta a Caserta su iniziativa della locale Assostampa, presieduta da Michele De Simone, e dell’Unione italiana stampa cattolica coordinata a livello provinciale da Luigi Ferraiuolo. Gli ospiti intervenuti – per la Capulli era presente la madre – hanno preso la parola in una affollata sala della biblioteca del Seminario nella stessa giornata in cui i giornalisti casertani hanno celebrato (con un giorno d’anticipo, per la verità) San Francesco di Sales, protettore della categoria. Una iniziativa che fino a qualche tempo fa era l’unica in regione e che si tiene da 21 anni, con i vescovi a celebrare messa nella piccola cappella annessa al Duomo e ribattezzata “Cappella dei giornalisti”. Ad officiarla  è stato monsignor Giovanni D’Alise, anch’egli giornalista pubblicista.Nell’ambito del Premio “Le buone notizie”, cui hanno partecipato anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli e il segretario nazionale dell’Ucsi Franco Maresca, è stato assegnato anche il riconoscimento per “La buona notizia 2015″, iniziativa questa organizzata in collaborazione con il multiblog del Corriere della Sera che ha lo stesso nome. In questo caso ad essere insignita è stata l’esperienza di Angelo Ferro che ha dato vita a partire dal 1955 a Padova di una serie di onlus. L’eswperienza premiata è quella del Centro “Civitas Vitae” di Padova dove su 12 ettari sono nate strutture assistenziali, formative e sanitarie oltre che ludiche e di avviamento al lavoro.(ILCASERTANO)

RAI: CON LA TGR ALLA RICERCA DELLA LEGALITÀ

1aj3"La ricerca della legalità". Si chiama così la campagna di sensibilizzazione che la Testata giornalistica regionale della Rai mette in campo ogni anno e che questa volta si svolgerà dal 25 al 30 gennaio. Un viaggio che parte dalle nuove generazioni che ogni giorno insieme a docenti, associazioni, gruppi di volontariato, si misurano con l'educazione alla legalità. Ogni redazione regionale sottolineerà un tema particolare, con particolare attenzione ai progetti promossi dal Miur nelle scuole. "Faremo centinaia di servizi e di approfondimenti in studio per rispondere alla missione di servizio pubblico - ha spiegato il direttore della Tgr, Vincenzo Morgante -. Parleremo dei pericoli del web, del bullismo, della conoscenza e del rispetto delle leggi, del rifiuto di ogni forma di corruzione da Nord a Sud". Ogni edizione dei Tg darà spazio alle segnalazioni degli ascoltatori. "Il Settimanale" regionale di sabato 30 gennaio sarà un'edizione monografica sul tema della campagna. Su twitter e facebook sarà lanciato l'hashtag #laricercadellalegalità. "La legalità è un valore essenziale insieme alla giustizia, c'è necessità di un racconto continuo di questi valori - ha aggiunto il dg Rai Antonio Campo Dall'Orto nella conferenza stampa di presentazione a Viale Mazzini -. La Rai deve tenere vivi questi valori, soprattutto in un mondo come questo in cui la comunicazione si fa sempre più pervasiva. La Tgr ha la specificità di raccontare il territorio, raggiunge ogni giorno 17 milioni di persone. Ogni volta che accadono episodi come quelli di Pordenone (la ragazzina vittima del bullismo, ndr) vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Questa campagna vive per una settimana, ma è importante che il lavoro prosegua". Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone, citando Don Ciotti, ha ricordato che "non c'è parola più abusata della parola legalità, che andrebbe sostituita con la parola responsabilità. Se alle affermazioni di legalità seguissero comportamenti coerenti saremmo ai più alti livelli nelle classifiche internazionali. La Rai può offrire una grande occasione per muoversi con meno retorica e più attività concrete". "Sarebbe bello - gli ha fatto eco il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone - se capissimo tutti che quando si parla di accordi tra le mafie c'è un prezzo che paghiamo tutti nella vita quotidiana. Chi paga la tangente, poi tenta di recuperare i soldi eseguendo male i lavori. Le procure sono terminali privilegiati, sono osservatori da cui passa la patologia della società, ma quello che è importante è attivare la fase preventiva". Secondo Leonardo Guarnotta, segretario della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, "il servizio pubblico deve accompagnare per mano la società civile in questo percorso difficile dell'affermazione della legalità". (ANSA).

#NOBAVAGLIOTURCOMOBILITAZIONE PER “LA LIBERTÀ DI STAMPA ED ESPRESSIONE

1ah0C’erano giornalisti, italiani e stranieri, attivisti per i diritti civili e rappresentanti dell’associazionismo, al sit-in organizzato da Fnsi e Usigrai, insieme ad Articolo21 e Reporter Senza Frontiere Italia, per dire “No” al bavaglio in Turchia e manifestare a sostegno dei giornalisti del quotidiano Cumhuriyet, già in carcere o sotto processo per il solo fatto di aver svolto il proprio lavoro. «In Turchia – scrive Ceyda Karan – la libertà di stampa è totalmente a rischio».
Giornalisti italiani (e non solo) al fianco dei colleghi turchi del quotidiano Cumhuriyet. Insieme ai rappresentanti di Fnsi e Usigrai, questa mattina nei pressi dell’ambasciata turca a Roma, a dire “No al bavaglio” del premier Erdoğan c’erano anche l’associazione Articolo21, Reporter Senza Frontiere Italia, l’Associazione Stampa Romana e altre Associazioni regionali di stampa, l’Ordine dei giornalisti del Lazio, Amnesty International Italia, il comitato NoBavaglio3, il gruppo PRESSing-Giornalisti in rete, la commissione Pari opportunità della Fnsi, giornalisti delle televisioni spagnola e turca, il collega kurdo Xerip Siyabend, l’associazione Italians for Darfur.
Tutti insieme per far arrivare la voce dei manifestanti fino al carcere di Silivri, dove sono detenuti i due giornalisti Can Dundar ed Erdem Gul, direttore e vicedirettore di Cumhuriyet, e ad Istanbul, dove si sta celebrando il processo a Ceyda Karan e Hikmet Çetinkaya, accusati di aver “diffamato pubblicamente i valori religiosi di un segmento della società” e di “incitamento all’odio e all’inimicizia” per aver pubblicato le vignette del settimanale satirico Charlie Hebdo. Accusa per la quale rischiano fino a sei anni di carcere.
«I giornalisti di Cumhuriyet devono sapere che non sono soli nella loro battaglia per la libertà di espressione e i cittadini di quel Paese devono sapere che nel resto d’Europa le persone sanno a quali restrizioni vorrebbe costringerli il loro governo», ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, dando il via alla manifestazione. «Per questo oggi pomeriggio – ha ricordato Giulietti – ci recheremo in visita al ministero degli Esteri e chiederemo al governo italiano di stare con noi al fianco dei cittadini e dei giornalisti turchi e dalla parte della libertà di stampa e di espressione in Turchia».
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha poi ribadito la vicinanza del sindacato dei giornalisti italiano e della Federazione europea dei giornalisti (Efj) a tutti i colleghi che nel mondo si trovano a dover affrontare ogni giorno le difficoltà dovute a leggi che puntano ad imbavagliare la libera stampa, mentre Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai, e Domenico Affinito, vicepresidente di Reporter Senza Frontiere, hanno ricordato la vicenda dei colleghi Ceyda Karan e Hikmet Çetinkaya e le restrizioni che in Turchia vivono anche i semplici cittadini che rischiano il carcere anche solo per i loro commenti critici sul governo.
«Pensiamo anche ai colleghi che vivono o lavorano in Azerbaijan – ha detto Elisa Marincola, portavoce di Articolo21 – Paese che ha di recente stilato una lista di giornalisti non graditi alle autorità politiche, tra cui anche diversi colleghi italiani, messi all’indice per il solo fatto di aver svolto il proprio lavoro, dando luce e voce a luoghi e storie che altrimenti resterebbero confinate nel silenzio e nell’oscurità».
«La libertà di stampa non ha confini», ha concluso la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari, nel ribadire la vicinanza dell’Odg di Roma ai colleghi «finiti in carcere e privati della possibilità di esercitare liberamente il proprio mestiere in un Paese in cui il premier Recep Tayyip Erdoğan impone il bavaglio alla stampa nazionale e ai corrispondenti dei media internazionali».
E mentre in Italia i rappresentanti dei giornalisti manifestavano, da Istanbul, prima di entrare in tribunale per la nuova udienza del processo a suo carico, Ceyda Karan ha denunciato ancora una volta che «in Turchia si respira sempre di più una atmosfera autoritaria. La libertà di espressione , e in maniera specifica la libertà di stampa, è totalmente a rischio», lanciando con una lettera un appello agli organizzatori: «Spero che voi riusciate a portare la questione  dei giornalisti turchi all'attenzione delle autorità di tutta Europa».
Ecco cosa scrive la giornalista di Cumhuriyet
«Prima di tutto, voglio ringraziarvi per il vostro sostegno e la vostra solidarietà per il mio processo. Voglio anche ringraziarvi a nome dei miei colleghi che sono in prigione e che stanno tentando di fare il loro lavoro in un momento così difficile.
In Turchia si respira sempre di più una atmosfera autoritaria.
La libertà di espressione , e in maniera specifica la libertà di stampa, è totalmente a rischio.
Le autorità continuano a usare in maniera aggressiva il codice penale, la legge sulla diffamazione e le norme anti terrorismo per reprimerci.
Il mio processo relativo  alla pubblicazione della copertina di Charlie Hebdo ne è solo un esempio. Per il fatto di aver pubblicato questa caricatura che raffigura una attitudine umana, simbolizzata dalla frase  "Tutto è perdonato" e dal famoso slogan "Je Suis Charlie", noi rischiamo da 4 a sei anni di carcere.
Nonostante nella laica repubblica turca  non ci sia una legge sulla blasfemia, siamo accusati di incitamento all'odio pubblico e di attacco ai valori religiosi.
Sappiamo tutti che lo slogan "Tutto è perdonato" non esprime nessun tipo di violenza o di odio.
Ma questo processo dimostra che siamo tutti in pericolo a causa del crescente fanatismo religioso in Turchia.
E questo è anche uno dei motivi del comportamento politicamente  irrazionale delle nostre autorità.
Mentre voi in occidente avete il problema della islamofobia, noi abbiamo il problema politico crescente dell'Islam.
Giorno dopo giorno stiamo  perdendo i nostri valori secolari.
Pertanto  spero che voi riusciate a portare la questione  dei giornalisti turchi all'attenzione delle autorità di tutta Europa.
Vi saluto e vi ringrazio nuovamente per la vostra solidarietà». (FNSI)

PROFESSIONE: INTITOLATA A SANTO DELLA VOLPE NUOVA SALA RIUNIONI SINDACATO UNITARIO GIORNALISTI CAMPANIA

1aj1La riunione della Giunta esecutiva della Fnsi e della consulta delle Associazioni regionali di stampa a Napoli è statal’occasione per inaugurare la nuova sede del sindacato regionale ed intitolare a Santo Della Volpe la nuova sala riunioni. «In questa sala avrebbe voluto tenere ancora tante e tante riunioni, di quelle belle e costruttive», ha scritto per l’occasione Teresa Marchesi, moglie del compianto presidente.

Si è riunita eccezionalmente a Napoli con la consulta delle Associazioni regionali la Giunta Esecutiva della FNSI. È stata l’occasione per inaugurare la nuova sede del Sindacato unitario giornalisti della Campania, rientrato nella Federazione nell’aprile scorso. «È un momento importante - ha osservato il segretario generale della Federazione della Stampa Raffaele Lorusso - non solo per la Campania ma per tutta la Fnsi in una regione che aveva bisogno di un presidio sindacale. Ci è sembrato giusto venire qui con tutta la struttura federale perché questo è un territorio dove fare informazione non è facile. Qui 30 anni fa veniva ammazzato Giancarlo Siani, giovane cronista precario del Mattino, e ancora oggi ci sono troppi colleghi che vivono sotto scorta perché minacciati dalla criminalità organizzata».

«Sono molto felice di vedere la riapertura di questa casa dei giornalisti a Napoli - ha affermato il presidente della FNSI, Beppe Giulietti -. Questo è uno dei pochi sindacati che non nasce a Roma e poi si diffonde sul territorio ma ha una radice territoriale. La riapertura deve essere una festa non solo per chi è iscritto al sindacato, ma per tutti. Qui si confronteranno differenze, diversità, anche aspramente, ma si porrà il compito di eliminare quelle periferie di cui spesso parliamo e che non conosciamo».

«La presenza dei vertici della Federazione e di tutti i massimi dirigenti delle associazioni regionali è un segnale fortissimo per i colleghi della nostra regione - hanno detto il segretario, Claudio Silvestri, e il presidente del consiglio direttivo del Sugc, Armando Borriello - questo ci dà forza e slancio per portare avanti un importante progetto di ricostruzione e rinnovamento del sindacato sul territorio».

«Questo mi sembra un giorno buono per Napoli - ha detto il sindaco Luigi de Magistris, intervenuto all’inaugurazione -. Ho avuto modo di conoscere tanti giornalisti sia da magistrato che da sindaco, bravi, giovanissimi, pagati pochissimo. Ho visto sempre una grande similitudine tra la magistratura e la stampa. Per difendere l’autonomia di questi due elementi essenziali della nostra democrazia mi farei ammazzare. Lavoriamo insieme - ha detto ancora il sindaco - sui temi della tutela dei giornalisti, per evitare che storie gravi passino sotto silenzio. E da un punto di vista politico bisogna contrastare ogni tipo di riforma che punti ad incarcerare le idee».

Il sindacato campano ha deciso di intitolare la sala delle riunioni a Santo Della Volpe, il presidente della Federazione scomparso prematuramente nel luglio scorso. «Lui, campano di origine, ci ha messo tutto il suo impegno per ridare alla nostra regione una rappresentanza sindacale riconosciuta - ha detto Silvestri - di questo ne conserveremo sempre la memoria. E questa sala, a lui dedicata, sarà uno spazio libero, aperto, a disposizione di tutti i colleghi».

«L’idea di dedicare a Santo Della Volpe questa sala riunioni è un’idea di straordinaria civiltà - ha affermato Giulietti - perché lui l’assenza della Campania dalla Federazione la sentiva come una ferita».

La cerimonia si è chiusa con le parole che Teresa Marchesi, moglie di Santo, ha inviato ai giornalisti campani: «In questa vostra sala avrebbe voluto tenere ancora tante e tante riunioni, ma di quelle belle, costruttive, di cui solo la forza di un sindacato solido e unito è capace. Difendete questa unità anche in suo nome, cercate di dare sostegno e coraggio ai tanti colleghi che in una situazione complessa come la vostra si mettono a rischio ogni giorno, ridate fiato a quel giornalismo d'inchiesta che tutto e tutti oggi congiurano per cancellare».(FNSI)

EDITORIA: “IL REGNO” CONTINUA LE PUBBLICAZIONI.ASSOCIAZIONE “DIGNITATIS HUMANAE” RILEVA TESTATA

1ah1Continua le pubblicazioni “Il Regno”, periodico bolognese edito dai Dehoniani fino allo scorso dicembre. Ne dà notizia il direttore, Gianfranco Brunelli, annunciando che “studiosi e intellettuali di formazione culturale e d’attività professionale diverse, legati tra loro da un comune impegno civile e democratico e dalla comune sensibilità religiosa, con particolare riferimento alla tradizione cattolica e all’ispirazione cristiana”, hanno costituito l’associazione “Dignitatis humanae”, che rileverà nei prossimi giorni dal Centro editoriale dehoniano (Ced) la testata. Dopo la notizia, a metà dello scorso luglio, che la rivista avrebbe cessato le pubblicazioni alla fine dell’anno, alla vigilia del 60° anniversario della fondazione, lo stesso Brunelli aveva qualificato la decisione come “sofferta e grave”, augurandosi che la storia de “Il Regno” potesse “in altro modo e in altra forma proseguire”. “La rivista ‘Il Regno’ – scrive ora il direttore nell’editoriale del numero di dicembre, la cui uscita (in ritardo a motivo delle trattative intercorse) è imminente – è diventata progressivamente un valore in sé per la Chiesa italiana e per il nostro Paese. A motivo del suo successo. Luogo di dibattito, di analisi, di comprensione di fatti religiosi, culturali, politici al quale ci sembra difficile rinunciare adesso. Proprio adesso, nella Chiesa di papa Francesco. Forse una stagione nuova, che prosegua quel compito, è possibile”. E conclude, semplicemente, con un “arrivederci”. (SIR)