Professione

Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

PREMIO MIRIAM MAFAI 2015 A DELLA SALA, SCARFÒ E SQUILLACI

1miriamÈ il racconto di Virginia Della Sala sugli hacker senza volto che dichiarano sul web guerra all’Isis ad aggiudicarsi la seconda edizione del Premio Miriam Mafai per la sezione “Giornaliste” con l’articolo, pubblicato su Il Fatto Quotidiano, dal titolo: “Anonymous si racconta: “Così colpiamo l’Isis”. Per la sezione “Allieve”, la giuria ha scelto di premiare  ex aequo,  due storie al femminile raccontate da Antonella Scarfò con l’articolo “Il Ritorno di Gutenberg al femminile”  e “Fotografia on the road. La ragazza con l’ape dal Messico a Roma” di Maria Teresa Squillaci. La consegna dei premi  avverrà il 9 giugno 2015, alle ore 11.30, nella sede dell’Associazione Stampa Romana in piazza della Torretta 36.
Il Premio, organizzato dall’Associazione Stampa Romana in collaborazione con  l’Ordine del giornalisti del Lazio, la Federazione Nazionale della Stampa, l’Associazione Miriam Mafai  e il Gruppo Editoriale L’Espresso, ha lo scopo di valorizzare le giovani giornaliste professioniste, pubbliciste, praticanti e allieve  premiando gli articoli che raccontato la cronaca, la politica, l’attualità, la cultura del nostro Paese.
E perché come sosteneva Miriam Mafai: “Il bello del nostro mestiere è nello stare giorno per giorno dentro le cose, di capire o di cercare di capire tutto ciò che di nuovo si manifesta in tutte le pieghe della società: essere i testimoni e i garanti del possibile che emerge. Ma per cercare di capire bisogna avere occhi sgombri da prevenzioni e ideologie. Si può essere curiosi soltanto se si è liberi”. (FNSI)

TV2000: RUFFINI ILLUSTRA LA LINEA, APERTURA E SINCERITA’

1ruffiniIl direttore di Tv2000, Paolo Ruffini ha incontrato gli incaricati regionali e i direttori diocesani delle comunicazioni sociali, illustrando la linea editoriale della rete: “apertura e parresia”. “Parresia, come dice il Papa, ovvero essere” sinceri “tra di noi e nel raccontare la realtà”. L’emittente, ha spiegato Ruffini, “vuole farlo senza chiusure. Fin dall’inizio abbiamo voluto mettercela tutta per essere un punto di riferimento, perché il nostro essere piccoli non equivalesse a essere insignificanti”.
Lo sforzo di avere come interlocutori tutti, “non solo i devoti, con un linguaggio che non esclude, non crea barriere, ha dato risultati positivi”, ha aggiunto Lucio Brunelli, direttore delle news di Tv2000 e Radio InBlu. “Abbiamo cercato di far sì che la tv accompagni lo svolgimento della giornata di ciascuno con un senso, che il palinsesto non sia il susseguirsi di momenti staccati gli uni dagli altri, ma in sincronia con la nostra vita”, ha concluso. (SIR)

GIORNALISTI: MORTO PINO ANFUSO RAI, FAMILIARI PRESENTANO ESPOSTO

1PinoAnfuso I familiari di Pino Anfuso, il telecineoperatore della Rai della Calabria morto nell’ospedale di Reggio Calabria, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica chiedendo di accertare le cause del decesso.I funerali sono stati rinviati. Anfuso, dopo un incidente avvenuto a Genova i primi giorni di maggio di quest’anno, che gli aveva causato la frattura di una tibia, era stato curato in un ospedale ligure, e successivamente rientrato in Calabria per la convalescenza.
In attesa di riprendere servizio, nei giorni scorsi Anfuso ha avvertito un malore nella sua abitazione tanto da richiederne il ricovero ospedaliero. Dopo tre giorni di terapia intensiva, è stato colpito da una improvvisa crisi respiratoria che lo ha portato alla morte.
Una perdita che lascia un profondo sconcerto in tutto il mondo del giornalismo calabrese e non solo. Pino Anfuso era infatti, prima di essere un valido professionista, un grande amico. Rispettoso dei colleghi, anche più giovani, sempre pronto a dispensare utili consigli a tutti. Ecco perché oltre a lasciare un vuoto incolmabile nella sua adorata famiglia, lascia un vuoto profondo anche tra quanti ne avevano apprezzato in tutti questi anni le sue grandi doti professionali e umane. (RTV)

FISC: 190 TESTATE DA TRAGHETTARE OLTRE LA CRISI

1FISCLogo 618px-300x193Colpiti dalla durissima crisi dell' editoria i settimanali diocesani - 190 testate, diffuse in tutta Italia, un patrimonio di informazione locale a vantaggio non solo dei cattolici - vivono con una nuova spada di Damocle sospesa sul capo da quando le Poste stanno valutando un piano per consegnare la posta a giorni alterni. Il che, spiega il presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) Francesco Zanotti, "significherebbe la morte quasi certa dei giornali quotidiani e settimanali che basano il loro rapporto con gli abbonati sulla puntualità del recapito domiciliare". La questione è stata posta dal presidente in un recente incontro tra i vertici della Fisc - Zanotti con i vicepresidenti don Bruno Cescon e Chiara Genisio - e i rappresentanti istituzionali Antonio Funiciello (collaboratore di Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all' editoria), Roberto Marino (capo dipartimento per l'informazione e l'editoria) e il suo vice Francesco Iannelli. Convocata in vista della riforma dell'editoria, la Fisc ha posto l'attenzione su due questioni: "Il tetto del 5% ai contributi per i periodici no profit e l'ipotetica consegna postale solo a giorni alterni". La questione del recapito postale a giorni alterni e a scacchiera nei piccoli centri, per la Fisc, è "inaccettabile e discriminatoria per cittadini che sono già ora penalizzati, abitando in territori con meno servizi". "I nostri giornali - rimarca Zanotti - si possono considerare come quotidiani che escono una volta la settimana" e, se venisse confermata l'ipotesi al vaglio dell'Agcom di ridurre a soli 2-3 giorni nella settimana il recapito, "questo comporterebbe per tanti nostri lettori l'impossibilità di ricevere il giornale in tempo utile, con una limitazione al loro diritto a essere informati puntualmente". Per quanto riguarda il Fondo per l'editoria, invece, "abbiamo chiesto fin da subito, e quindi dall'anno di competenza 2014 - informa Zanotti -, l'eliminazione del tetto del 5% ovvero l'innalzamento di questa percentuale, affinché oltre alla decurtazione dovuta ai progressivi tagli del Fondo, i periodici no profit non siano ulteriormente penalizzati rispetto alle altre testate". Su entrambe le questioni, osserva Zanotti, "il governo si è mostrato collaborativo e disponibile a cercare insieme una soluzione". In particolare, sottolinea, "ha trovato riscontro nell'esecutivo la grande opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica condotta in questi mesi con la campagna 'Meno giornali, meno liberi'". Questo il quadro pratico, ma la Fisc si interroga anche sui rischi di "riduzionismo": "per cercare di mettere un freno a bilanci sempre più in rosso, - rimarca il presidente - ci si rintana nel recinto. Si tagliano le notizie che vengono dall' Italia e dal mondo. Si escludono i fatti meno ecclesiali. Ci si rifugia in casa, proprio come si fa quando si viene bombardati: si corre nei bunker. È esattamente il contrario di quanto domanda papa Francesco. Lui vuole una Chiesa in uscita, verso le periferie esistenziali e geografiche". (ANSA)

CARTA DI TRIESTE, MUSCATELLO: DOPO 5 ANNI CALATO SILENZIO SULLA CARTA DEONTOLOGICA

1Muscatello CartaTrieste 26 05 15"Conosciamo la Carta di Treviso sulla tutela dell'infanzia, la Carta di Roma sul rispetto per i migranti, conosciamo altri documenti deontologici che i giornalisti si sono dati nel corso degli anni, ma poco o nulla sappiamo della Carta di Trieste”. Così Carlo Muscatello, presidente dell’Assostampa del Friuli Venezia Giulia e membro della Giunta esecutiva della Fnsi, all’indomani del corso di formazione sulla Carta deontologica che prende il nome dal capoluogo di regione. 
“Si tratta di un ‘codice etico per i giornalisti e gli operatori dell’informazione sulle notizie concernenti cittadini con disturbo mentale e questioni legate alle salute mentale in generale’ – precisa Muscatello, che è stato redatto a Trieste, nel 2010, nello splendido parco di San Giovanni che un tempo ospitava un manicomio: quello dove si realizzò la ‘rivoluzione basagliana’ che ebbe il suo approdo normativo nella Legge 180. La Carta di Trieste fu fatta propria dal consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Sono passati cinque anni. Ma su quel documento così importante è calato il silenzio dentro e fuori la categoria. Molti, come si diceva, non ne conoscono nemmeno l'esistenza”.
Per questi motivi l'Assostampa del Friuli Venezia Giulia si è fatta promotrice di un incontro al Circolo della Stampa di Trieste, che l'Ordine regionale dei giornalisti ha inserito fra i corsi di formazione professionale, con lo psichiatra Peppe Dell'Acqua, uno degli "eredi" di Franco Basaglia, per tanti anni direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste, la giornalista Gabriella Ziani, i presidenti dell'Ordine e dell'Assostampa regionale e diversi colleghi.
"Non sono qui per dire cosa dovete o non dovete scrivere - ha detto fra le tante cose Dell'Acqua -, vi invito solo a ricordare che davanti a noi, davanti a voi c'è sempre una persona. La Legge 180 non ha chiuso solo i manicomi: ha restituito diritti anche a persone affette da disagio o malattia mentale. Si badi bene, senza decolpevolizzare nessuno: credo infatti che bisogna sempre riconoscere al cittadino la propria responsabilità, senza la quale un uomo non esiste...".
“Dell'Acqua – racconta ancora Muscatello - ha fatto anche un interessante parallelo fra l'ormai famosa frase di Emma Bonino, pronunciata oltre un anno fa alla scoperta di avere un tumore ai polmoni ("Io non sono la mia malattia...") e il lavoro avviato tanti anni fa da Basaglia e poi da Peppe Dell'Acqua, dall'Assostampa e dall'Ordine del Friuli Venezia Giulia è partito l'appello a rilanciare, cinque anni dopo la firma, la Carta di Trieste. Che prescrive di usare termini non lesivi della dignità umana, o stigmatizzanti, per definire il cittadino con disturbo mentale qualora oggetto di cronaca, il disturbo di cui è affetto, il comportamento che gli si attribuisce, per non alimentare il già forte carico di tensione e preoccupazione che il disturbo mentale comporta e non indurre sentimenti o reazioni che potrebbero risultare dannosi per la persona, i suoi familiari e la comunità nell’insieme; usare termini giuridici pertinenti e non allusivi a luoghi comuni nel caso un cittadino con disturbo mentale si sia reso autore di un reato, tenendo presente che è una persona come le altre di fronte alla legge; non attribuire le cause e/o l’eventuale efferatezza del reato al disturbo mentale né interpretare il fatto in un’ottica pietistica, decolpevolizzando il cittadino solo perché soffre di un disturbo mentale; considerare il cittadino con disturbo mentale un potenziale interlocutore in grado di esprimersi e raccontarsi, tenendo presente che può ignorare le conseguenze e gli eventuali rischi dell’esposizione attraverso i media; non identificare il cittadino con il suo problema di salute mentale ovvero con la diagnosi di malattia; garantire al cittadino con disturbo mentale il diritto di replica; consultare quanti possono essere al corrente dei fatti per individuare visioni differenti come operatori della salute mentale e dei servizi sociali, associazioni, magistrati, per poter fornire l’informazione in un contesto il più possibile chiaro, approfondito e completo; fornire dati attendibili e di confronto tra i reati commessi da persone con disturbi mentali e persone senza disturbi mentali; integrare, se possibile, la notizia con informazioni sui servizi, strumenti, trattamenti, cure che sono disponibili nelle singole realtà locali; promuovere la diffusione di storie di guarigione e/o di esempi di esperienze positive improntate alla speranza e alla possibilità di vivere, pensare a un proprio futuro, lavorare, studiare, divertirsi, pregare; limitare l’uso improprio di termini relativi alla psichiatria in notizie che non riguardano questioni di salute mentale al fine di non incrementare il pregiudizio che i disturbi mentali siano sinonimi di incoerenza, inaffidabilità, imprevedibilità”.(FNSI)