Professione

Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

PROFESSIONE: IN AULA ALLA CAMERA LA LEGGE ANTI-CARCERE PER I GIORNALISTI

CARCEREArriva martedì in aula alla Camera per il primo esame il disegno di legge che cancella il carcere per i giornalisti, riforma gli obblighi di rettifica e li estende a testate radio-televisive e web (blog esclusi). Il testo, che allinea la disciplina italiana a quella dei principali Paesi europei, sostituisce la pena detentiva con una multa di diversa entità a seconda dei casi: si tratta di un passaggio importante, che apre però qualche nuovo problema e soprattutto rischia di non essere definitivo. L'intervento sulla diffamazione serve a cancellare la peculiarità italiana del carcere per i giornalisti, tornata di attualità dopo i casi di Alessandro Sallusti (direttore del Giornale) e di Giorgio Mulé (direttore di Panorama), condannati a pene detentive per "omesso controllo" su articoli accusati di aver diffamato dei magistrati. Al posto del carcere da uno a sei anni si prevede una sanzione da 5mila a 10mila euro, che può poi alzarsi fino a quota 60mila euro quando l'offesa nasce dall'attribuzione consapevole di un fatto falso (in questo caso la sanzione minima è di 20mila euro): una sanzione che non cancella la qualifica penale della diffamazione, e che dà quindi luogo per i "recidivi" alla pena accessoria dell'interdizione dalla professione per un periodo da uno a sei mesi. La pubblicazione della rettifica, purché naturalmente risponda ai requisiti di legge, mette al riparo dalla condanna. (SOLE24ORE)

GIORNALISMO: FNSI, SCIOPERO AL CORSERA PONE QUESTIONE RILEVANTE

images"Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera, che ha determinato l'assenza del giornale nelle edicole e la sospensione degli aggiornamenti dell'edizione on line nella giornata di oggi, pone una questione rilevante non liquidabile come capriccio o come impuntatura su un preteso status symbol". Lo afferma il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi. "Non ci sono perdite milionarie, in capo alla sola attivita' editoriale, che appaiano tali da giustificare la vendita di una sede di prestigio come quella del Corriere - rileva Siddi - simbolo di informazione nazionale autorevole e affidabile nel Paese e nel mondo. L'anima di un giornale e' fatta di tante componenti e le sedi storiche rappresentano un valore per l'identita' di un giornale e del suo marchio. Un edificio (i muri direbbe qualcuno sbrigativamente) vale assai in questo caso: vale sul piano patrimoniale per il pregio dell'immobile, per la collocazione nel contesto urbano di Milano e molto ancora perche' in quello di via Solferino e San Marco vi e' la sede storica della piu' prestigiosa testata italiana. Si dice che, pero', la vendita non determinera' il trasferimento della redazione (cosa comunque da registrare), perche' sara' poi utilizzata da Rcs in affitto". Per Siddi, "non e' la stessa cosa. E non serve a salvare posti di lavoro in nessuna area del pianeta Rcs. Questo genere di operazioni serve anche poco per sanare i bilanci dell'azienda, malconci per altre cause. Non si possono imputare certo ai giornalisti le astronomiche perdite Rcs, che sta pero' facendo pagare a loro e a tutti i lavoratori costi altissimi, anche in termini di occupazione, massicciamente nell'area dei periodici e ora anche in quella dei quotidiani. E in ogni caso non possono piu' pagare oltre i giornalisti, motore centrale e insostituibile della 'produzione' di informazione di qualita'". La vendita di una sede di "grande valore patrimoniale", secondo il segretario della Fnsi, "non appare operazione strategica di qualificazione di un nuovo corso operativo dell'azienda ed e' una scelta che impoverisce la fiducia sul futuro. Una riflessione e un nuovo corso per rispondere alla crisi generale dell'editoria e agli effetti di azioni sbagliate del passato si impone. I colleghi del Corriere della Sera - conclude - e tutti i giornalisti e lavoratori Rcs meritano, con i cittadini-lettori, un cambio di passo sia sulla linea del risanamento che, soprattutto, su un nuovo e solido indirizzo di sviluppo". (AGI)

GIORNALISTI: GIRO DI VITE DEL SENATO USA: “LO È SOLO CHI È ASSUNTO DA UNA TESTATA”

bloggerLa protezione della legge dall’obbligo di rivelare le fonti sarà estesa anche ai freelance. Chiunque altro diffonda notizie attraverso i social invece rischia di finire in galera. Ed è già polemica.
Chi è un giornalista, oggi? Il professionista che scrive sui giornali, i siti internet, appare in tv o parla alla radio, oppure chiunque fornisca delle notizie con un tweet? Il Senato americano si è arrogato il diritto di dare una risposta a questa domanda chiave per il nostro futuro, e ha tracciato un confine preciso: chi pubblica informazioni attraverso i social media o anche i blog, senza aver mai avuto un rapporto di lavoro con qualche testata, non può essere considerato un giornalista ai fini legali.  
Il motivo di questo intervento del Congresso su un tema che ormai arrovella da tempo la categoria è stato uno scandalo. Qualche mese fa l’agenzia Associated Press aveva dato la notizia che la fazione di al Qaeda nello Yemen si preparava ad organizzare attentati sugli aerei diretti negli Stati Uniti, usando un nuovo tipo di bomba impossibile da scoprire con i controlli attuali. Gli attacchi dovevano scattare in contemporanea con l’anniversario della morte di Osama bin Laden, il primo maggio. La Fox tv poi aveva riportato che la Corea del Nord avrebbe risposto ad eventuali sanzioni Onu per punire il suo ultimo test nucleare, tenendo un altro test. Entrambe queste informazioni erano trapelate da fonti di intelligence americane, e per scoprire chi fossero il dipartimento alla Giustizia aveva messo sotto controllo 21 linee telefoniche dell’Associetd Press, e aveva chiesto e ottenuto le e-mail spedite dalla Fox. L’unico problema è che i due media non erano stati informati di questi provvedimenti.  
Quando la cosa si è saputa è scoppiato uno scandalo, e il Senato ha iniziato a scrivere una legge finalizzata a proteggere i giornalisti dall’obbligo di rivelare le loro fonti. Per finalizzare il testo, però, era indispensabile decidere chi fosse un giornalista, e così i parlamentari si sono avventurati nel dare la loro definizione. Un giornalista protetto dalla legge è «un impiegato, collaboratore indipendente o agente di una entità che dissemina notizie o informazioni. L’individuo deve essere stato un dipendente per almeno un anno durante gli ultimi venti, o per tre mesi nel corso degli ultimi cinque anni». La definizione si applica anche agli studenti di giornalismo, o ai freelance che possono dimostrare di aver fatto una quantità considerevole di lavoro negli ultimi cinque anni. La protezione della legge però entra in vigore solo se le informazioni sono state disseminate attraverso media come «i giornali, i libri non di fiction, le agenzie, i siti web, le applicazioni mobili o altri servizi di informazione distribuiti digitalmente o in altra forma, i programmi di notizie, i periodici in formato stampa o digitale, la tv, la radio o i film destinati al pubblico». I new media online insomma sono inclusi, ma la protezione non si estende a social media, blog o post, fatti da persone che non rientrano nella precedente definizione. In sostanza, la persona comune che rivela qualcosa in 140 caratteri può finire in galera, o comunque essere costretta a rivelare la sua fonte. La stretta del Senato si estende anche a siti come Wikileaks, che offrono libero accesso a documenti sensibili senza alcuna autorizzazione  
Il testo è stato approvato in Commissione Giustizia con 13 voti a favore e 5 contro, e quando diventerà legge le autorità che vorranno spiare un giornalista dovranno chiedere il permesso ad un giudice, che stabilirà se il soggetto rientra nella categoria protetta o no.  Troppo facile? Primitivo? La polemica è già scoppiata, e non si intravede come potrà finire. (LASTAMPA)

DOLORE IN FNSI, È SCOMPARSO GIORGIO SANTERINI PER SEI ANNI SEGRETARIO DEL SINDACATO GIORNALISTI

Giorgio SanteriniE' morto a Milano il giornalista Giorgio Santerini. Aveva 75 anni ed era malato da tempo. Santerini iniziò la sua carriera all'Avanti per poi passare al Corriere della Sera dove diventò caporedattore. Dopo l'omicidio di Walter Tobagi, fu nominato presidente, per 12 anni, dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti e per 6 anni segretario della Federazione nazionale della Stampa. Fu uno dei fondatori della componente sindacale di Stampa Democratica di cui è stato leader storico. Giovanni Negri, presidente della Lombarda, ha annunciato che la camera ardente sarà allestita nella sede del sindacato regionale in viale Monte Santo 7 e sarà aperta al pubblico lunedì 16 settembre (dalle 10 alle 18). I funerali si terranno martedì 17 alle 11 nella Chiesa di San Marco (all'angolo di via Fatebenefratelli con via San Marco). (ANSA)

EDITORIA: PERQUISITA LA SEDE DELL’ORA DELLA CALABRIA. FNSI:INQUIETUDINE

l Ora della calabria«La Polizia di Stato, su disposizione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha eseguito un provvedimento di ispezione e sequestro nella redazione di Reggio del quotidiano 'L'Ora della Calabrià». A rendere nota la notizia sono il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, ed il vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi. «Fnsi e Sindacato Giornalisti della Calabria – affermano Siddi e Parisi – provano profondo disagio e inquietudine per il provvedimento di ispezione e sequestro del computer e di altri documenti del collega Consolato Minniti, responsabile e coordinatore della redazione di Reggio del quotidiano 'L'Ora della Calabrià». «Finire sotto inchiesta e addirittura trovarsi con l'impedimento temporaneo a proseguire il proprio lavoro per notizie pubblicate col criterio della professionalità giornalistica (cioè verifica della fondatezza, dell'attualità e dell'interesse pubblico) – sottolineano segretario e vicesegretario della Federazione Nazionale della Stampa – inquieta e introduce un oggettivo elemento di limitazione del diritto di cronaca dei giornalisti e all'informazione dei cittadini». «Il provvedimento disposto dalla Procura di Reggio è, infatti, legato alla pubblicazione di notizie che, anche se riservate, sono arrivate alla disponibilità del giornalista che, in quanto di interesse pubblico, le ha rese note, in ordine a indagini della Dna. Il provvedimento – affermano Siddi e Parisi – ci appare enorme anche per la portata e le conseguenze che genera, rischiando di rendere impossibile domani la pubblicazione dell'edizione di Reggio del giornale per il blocco del computer che guida il server di un'intera redazione. Auspichiamo – concludono – un rapido chiarimento della vicenda in cui eventuali indagini della magistratura si svolgano senza impedire il corso dell'informazione, che non può dipendere da alcun potere».(FNSI)