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MASS-MEDIA/CHIESA:CORSO FORMAZIONE TEOLOGICO-PASTORALE A ROMA. MONS. CELLI (PCCS): ACCETTARE LA SFIDA DELLA COMUNICAZIONE DIGITALE

7ad7f11d190c995ba540f7eeb4073ef6_S«Accettare le sfide che la cultura digitale pone oggi alla società e alla Chiesa, è segno di disponibilità al dialogo». Lo ha detto Mons. Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni, introducendo il corso di formazione teologico-pastorale dal titolo: "Pastori per la Comunicazione della fede", organizzato dalla Pontificia Università Lateranense, in collaborazione con l'Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. «La Chiesa deve avere il coraggio di dialogare con la cultura digitale», ha sottolineato ancora, perché ormai, «Internet e la Rete sono l'ambiente dentro cui l'uomo d'oggi vive e si esprime. Non averne paura significa aver compreso che non si usa Internet per evangelizzare, ma evangelizziamo in Internet». Nonostante i grandi passi compiuti, a partire dall'Inter mirifica del 1963, la Chiesa ne deve compiere molti altri e con coraggio, se vuole annunciare il Vangelo come "Mater et Magistra". Oggi, al tempo della Rete e di Internet, ha ribadito il Presidente, «noi siamo chiamati a non tirarci fuori, anzi, dobbiamo accettare la sfida insita nell'avvento delle tecnologie comunicative perché esse costituiscono l'ambiente nel quale viviamo e annunciamo». A questo punto dobbiamo chiederci, ha proseguito, «Quale linguaggio caratterizza la Chiesa? È essa in grado di mettersi in dialogo con i contemporanei»?. Secondo Celli, che cita sovente il papa, «Sì, se i pastori e gli operatori della comunicazione, e la Chiesa, assumeranno l'atteggiamento di porsi "in dialogo rispettoso della verità degli altri" (Benedetto XVI). Solo così, sapranno sapientemente usare un linguaggio comprensibile alla società di oggi e attueranno un amabile annuncio del Vangelo». Il dialogo rispettoso, ha poi aggiunto, è fatto di silenzio e ascolto dell'altro, occasione di arricchimento. «Non amo un atteggiamento aggressivo, come spesso mi capita di riscontare in certi siti cattolici. Lo so bene che simile aggressività nasce dall'amore per l'ortodossia e in nome dell'apologetica. Ma il cammino della Chiesa è un cammino di apertura all'uomo accanto al quale siamo chiamati a camminare, guardandolo con simpatia». «La comunicazione, in questo anno della fede, è un'urgenza da approfondire e una prospettiva da considerare», ha concluso Mons. Celli.
Il programma del corso comprende 7 incontri, dal 22 ottobre 2012 al 22 aprile 2013. Il prossimo, il secondo (lunedì 19 novembre), è affidato ad Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, che parlerà dell'annuncio della fede nelle cultura digitale. (PCCS.VA)

PROFESSIONE/DIFFAMAZIONE: SULLA RIFORMA INTESA E POLEMICHE.ANSELMI (FIEG): NELLA LEGGE DISPREZZO LIBERTA’ STAMPA. IACOPINO (ODG):E’ UNA PISTOLA PUNTATA ALLA NUCA DEI GIORNALISTI E RICORREREMO ALLA CORTE DI STRASBURGO

ANSELMIFIEGNon ci sarà il carcere per chi diffama, la sanzione massima sarà di 50mila euro. Rettifica on-line solo le testate registrate e gli articoli pubblicati. Nessun obbligo per i commenti. Il vicepresidente del Csm Vietti solidarizza con i magistrati della Cassazione per le "critiche inaccettabili nei toni" arrivate da Sallusti. Il presidente della Fieg Anselmi (nella foto): norme "assurde e pericolose". Il presidente dell'Ordine dei giornalisti Jacopino: "È una pistola puntata alla nuca" dei giornalisti".
Oggi queste norme sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. E' auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente - afferma dal canto suo il presidente Fieg, Giulio Anselmi -. Le norme sulla stampa in discussione al Senato - afferma - introducono un elemento di buon senso con l'abolizione del carcere, pena evidentemente sproporzionata, ma propongono anche elementi assurdi e pericolosi per la misura delle sanzioni economiche e per le modalità delle rettifiche. Sanzioni economiche e rettifiche sono elementi di per sé giusti se commisurati all'entità del danno e alla tutela dell'onorabilità delle persone offese, ma allo stato appaiono falsati da una volontà vessatoria nei confronti dell'informazione. Oggi queste norme - conclude il presidente Fieg - sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa che è fondamento della democrazia. E' auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente.

"Diffamazione: una pistola alla nuca": il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha commentato così il testo delle nuova normativa sulla diffamazione, messo a punto dalla commissione Giustizia di palazzo Madama. "Sì, noi siamo ‘choosey', schizzinosi e incontentabili quando si tratta di garantire ai cittadini il diritto alla verità - si legge in una nota -. Il Senato, approvando la nuova normativa sulla diffamazione, si assumerà una grave responsabilità. E' ben più di una legge bavaglio: è una pistola permanentemente puntata alla nuca di migliaia di giovani, messa liberamente in mano a chiunque voglia emulare i più spietati killers della mafia". L'Ordine dei giornalisti, continua il comunicato, ricorrerà alla Corte di Strasburgo, qualora la legge venisse approvata. "La Corte (sentenza 17.07.2008 su ricorso n.42211/07), in un caso di asserita diffamazione, ha condannato l'Italia a un risarcimento di 60.000 euro, annotando, tra l'altro, che la sanzione pecuniaria inflitta all'imputato dai giudici italiani era una interferenza sproporzionata e non ‘necessaria in una societa' democraticà. La condanna (41.315,00 euro), data la situazione del ricorrente, era, infatti, 'suscettibile di dissuaderlo dal continuare ad informare l'opinione pubblica su temi di interesse generalé", spiega l'Ordine dei giornalisti. "I giornalisti non vogliono l'impunità. Chi di loro sbaglia deve essere chiamato a risponderne. A cominciare dalle pesanti sanzioni deontologiche che arrivano sino alla radiazione dall'Ordine. Ma solo chi vive in un'altra realtà può immaginare che il rischio di un risarcimento, in sede penale, fino a centomila euro (senza contare le altre misure), possa garantire ai giornalisti quella serenità necessaria per offrire ai cittadini una informazione libera, rispettosa della verità e delle persone, pacata e responsabile. Ci sono migliaia di giornalisti che debbono lavorare anche oltre dieci anni, sfruttati da editori contro i quali lo Stato continua a non fare nulla, per mettere insieme quella cifra che viene prevista con una disinvoltura che documenta quanto è grande il distacco tra società e politica". (ASCA,ANSA,ODG)

PROFESSIONE: RAI SOSPENDE CRONISTA SERVIZIO YUVE-NAPOLI E APRE PROCEDIMENTO DISCIPLINARE. AMANDOLA:E’ SOLO UN EQUIVOCO NATO DA UNA BATTUTA

amandola"Spero chi ha sbagliato paghi". Lo ha detto a RadioMarte il tecnico Napoli Walter Mazzarri, a proposito del servizio del TgR Piemonte. "Se la giustizia permette che si sentano i cori che ho sentito io, è una vergogna. Gli organi competenti facciano quel che si deve. Vale per tutti, che lo facciamo noi o i tifosi Juve. Spero paghino".
La Rai "nello scusarsi profondamente con tutti i cittadini di Napoli e con tutti gli italiani per l'inqualificabile e vergognoso servizio andato in onda nell'edizione serale della Tgr Piemonte, il 20 ottobre a firma Giampiero Amandola - sottolinea una nota di Viale Mazzini - comunica che il giornalista è sospeso dal servizio e nei suoi confronti l'azienda ha aperto un procedimento disciplinare". "Il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, e il direttore generale, Luigi Gubitosi - si legge ancora nella nota - hanno espresso il loro sdegno per l'increscioso episodio e si augurano che gli uffici competenti applichino la massima celerità e severità nel giudicare l'accaduto. Il direttore generale si è scusato personalmente e a nome dell'intera azienda con il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris". La Rai, conclude la nota, "é e sarà sempre in prima fila nella lotta contro ogni forma di razzismo e la stupidità che l'accompagna".
Giampiero Amandola, interpellato dall'ANSA, non ha voluto fare dichiarazioni per rispetto delle direttive Rai. Agli amici Amandola ha detto che, a suo parere, si tratta di un gigantesco equivoco perché la sua battuta era per irridere ai cori volgari e razzisti degli stadi ed è stata invece scambiata come una battuta razzista. Ha aggiunto di essere dispiaciuto che possa essersi ingenerato questo malinteso sulle sue parole e ha escluso che la sua fosse una battuta razzista. Amandola - hanno riferito sempre persone a lui vicine - è dispiaciuto anche per il fatto che, sulla base di un equivoco, sono state riempite pagine e siti per una cosa che - a suo parere - era di grande civiltà perché contro i cori razzisti. Amandola - sottolineano i suoi amici - non ha mai avuto nulla a che fare con cori razzisti o cose del genere. Ad Amendola e alla redazione della Rai di Torino sono arrivati sia messaggi di solidarietà, sia mail di insulti per il contenuto del servizio. (ANSA)

PROFESSIONE/DIFFAMAZIONE: IN AULA DDL, NO AL CARCERE,MA RESTANO LE MULTE. FNSI: E’ CENSURA SULLA STAMPA. TAJANI(UE):PROVVEDIMENTO IN SINTONIA CON NORME COMUNITARIE?

0-20121023_210017_3899A672Approda al senato il ddl sulla riforma del reato di diffamazione. Archiviata la sede deliberante assegnata in origine alla commissione Giustizia a causa della condanna definitiva per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, l'iter è stato, comunque, piuttosto rapido (il voto finale è previsto entro giovedì) ma sui contenuti del ddl il dibattito è ancora piuttosto vivace: a Maurizio Gasparri (Pdl) che ha sottolineato come "eliminare la sanzione del carcere per i giornalisti non significa sancire la libertà di diffamare" e ne ha auspicato una rapida approvazione, ha replicato la capogruppo democratica Anna Finocchiaro, secondo la quale il testo "va corretto", correggendo fra l'altro l'opinione di alcuni suoi colleghi come Felice Casson, che ha parlato di "allarmismo non molto giustificato" sul provvedimento e Silvia Della Monica, secondo la quale si tratta di "un testo assolutamente equilibrato".
Al posto del carcere, per i giornalisti ritenuti diffamatori sono previste sanzioni pecuniarie dai 5mila ai 100mila euro e l'obbligo alla rettifica (che in caso di inadempienza porta a pene analoghe) prevede delle restrizioni: vanno pubblicate senza commento, ma non è chiaro cosa potrà accadere in caso di richieste di rettifica che rispettino solo parzialmente la verità dei fatti. Se cioè il giornale interessato, visto che non potrà chiosare i testi ricevuti dal diffamato, potrà però censurarne quelle parti che dovessero risultare non veritiere.
L'obbligo di rettifica e le pene toccano anche le testate "diffuse in via telematica", ma colpiscono anche gli editori: i soggetti "civilmente responsabili" non dovranno infatti solo essere chiamati a un evetuale risarcimento del danno ma potranno essere costretti a restituire gli eventuali contributi pubblici ricevuti. Tuttavia, nella determinazione del danno della diffamazione "il giudice tiene conto - si legge nel testo varato dalla commissione - della diffusione quatitativa o geografica del mezzo di comunicazione usato per compiere il reato, della gravità dell'offesa, nonché dell'effetto riparatorio della pubblicazione della rettifica".
Ma la protesta cresce, e la Fnsi, che ha dato vita a un presidio di protesta al Pantheon, a pochi passi dal Senato, ha accusato i parlamentari di voler introdurre una censura sulla stampa: "Una legge - ha detto il segretario del sindacatro dei gioralisti, Franco Siddi - grave come non si era mai visto, a questo punto è meglio lasciare le cose così come sono". La Fnsi "non può accettare - ha ammonito il presidente del sindacato Roberto Natale - che si stabilisca una sanzione smisurata che renda l'informazione asservita, non in grado di portare avanti inchieste e servizi scomodi al potere: gli editori saranno indotti a parlare con i loro direttori per bloccarli".

Curiosa la scoperta di una norma sul diritto all'oblio per i diffamati: potranno chiedere la cancellazione dei contenuti diffamatori da siti Internet e motori di ricerca. Se defunti, il diritto passa agli eredi o al "convivente". Apertura ai gay? L'autore dell'emendamento apporovato in commissione, il senatore del Pdl Giuseppe Valentino, è cascato dalle nuvole: "Coppie di fatto? Un refuso, lo correggeremo".
Dalla normativa restano al momento esclusi i siti web e i blog, mentre riguarda esclusivamente le testate giornalistiche diffuse per via telematica. E' stato demandato all'Aula lo scioglimento del nodo se ritenere le testate giornalistiche diffuse via telematica solo quelle cartacee anche su internet o tutte le testate telematiche, come pure la possibilita', sostenuta dal Pdl, di far rientrare in qualche modo anche siti e blog. Circa l'emendamento detto anti-Gabanelli, che prevedeva la nullita' delle clausole contrattuali di manleva da parte dell'editore nei confronti di un giornalista, il presentatore, Giacomo Caliendo ha ritirato la proposta di modifica, riservandosi di riproporla per l'Aula. Intanto il vice presidente della commissione UE,Antonio Tajani,  ha scritto una lettera alla collega Viviane Reding, responsabile per la giustizia, perche' ''guardi con occhio attento tutto cio' che sta accadendo in Italia nel mondo dell' informazione''. ''Tra la vicenda Sallusti e le nuove norme - ha detto Tajani - l'importante e' che tutto sia fatto in sintonie con le norme comunitarie''. Cosa preoccupa della legge in gestazione? ''Non vorrei mai che un paese che e' quello di Cesare Beccaria - ha risposto Tajani - possa in qualche modo limitare la liberta' di stampa e di informazione. Questo ci deve spingere, come italiani e europei, ad essere particolarmente vigili quando si parla di liberta' di informazione. Lo dico anche come giornalista. Venti anni in questo settore mi fanno essere particolarmente attento a tutto cio' che accade quando si parla di liberta' di informazione''. (TMNEWS,ASCA,FNSI)

COMUNICAZIONE:COPERCOM, LA PORTA FIDEI E LE STRADE DEI MEDIA

giovani_miniTra poche settimane riprende il "laboratorio cultura e comunicazione" del Copercom, che avrà come tema "Anno della Fede e comunicazione". Questo percorso indicato da Benedetto XVI è un'occasione preziosa per ripensare e rilanciare il tema dell'educazione ai media alla luce della lettera "Porta fidei". La riflessione del Papa guiderà gli incontri settimanali e per questo, fin da ora, è anche un testo di preparazione per quanti parteciperanno ai tre appuntamenti del mercoledì: 21 novembre, 28 novembre e 5 dicembre, sempre alle ore ore 21. Per ogni mercoledì viene proposto un brano della lettera come spunto per il dialogo con gli ospiti del laboratorio.
21 novembre
"Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone".
Il Vangelo e il tessuto culturale unitario: come rispondere ai frammenti della comunicazione digitale?
Ospite don Bruno Cescon, direttore del settimanale "Il popolo" di Pordenone e docente universitario.
28 novembre
"Avremo l'opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l'esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. Le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo".
Generazioni future: quale comunicazione della fede per i nativi digitali?
Ospite suor Maria Antonia Chinello, della Facoltà di Scienze dell'educazione Auxilium
5 dicembre
"La fede, infatti, si trova ad essere sottoposta più che nel passato a una serie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi, riduce l'ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche. La Chiesa tuttavia non ha mai avuto timore di mostrare come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità" .
Fede, cultura e scienza dentro il frullatore digitale
Ospite Ernesto Diaco, viceresponsabile del Servizio per il progetto culturale ( CEI, COPERCOM)

Come partecipare

• Per tutti gli utenti:
dal sito www.copercom.it sarà possibile accedere alla trasmissione in audio/video (in diretta, ma senza interagire nella chat).

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