BANGKOK - Fabio Polenghi, il fotografo italiano, di 45 anni, ucciso a Bangkok negli scontri tra le " camicie rosse " e l'esercito, è stato colpito a circa un km dal centro dell'accampamento dei manifestanti. Trasportato da un gruppo di colleghi verso una motocicletta, Polenghi, che indossava il giubbotto antiproiettile e un casco, è stato portato di corsa verso il Police Hospital, dove e' arrivato gia' morto. Quando l'esercito ha sfondato la barricata, c'è stata una sparatoria, nella quale 5 persone sono state uccise, fra le quali il fotografo italiano.
Il fotoreporter Fabio Polenghi, viveva a Milano ma si trovava nel sud est asiatico da tre mesi. Era più legato alla fotografia di moda e apubblicitaria che al giornalismo di inchiesta e di guerra. In 29 anni di lavoro (dal 2004 come free lance) aveva girato una 70ina di Paesi. Era molto conosciuto tra i colleghi che lo definiscono: "un solitario che trovavi ovunque".Polenghi è il dodicesimo professionista dell'informazione morto sul campo in questa prima metà del 2010, secondo un elenco pubblicato sul sito di Reporters sans frontières.
Intanto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appreso «con commozione la tragica notizia» della morte del fotoreporter italiano nel corso degli scontri a Bangkok. Gli uffici del Quirinale, a quanto si è appreso, sono in contatto con l'unità di crisi della Farnesina affinchè siano rigorosamente accertate le circostanze e le responsabilità di quanto accaduto.
Il cordoglio della Fnsi e' stato, invece, espresso dal segretario generale Franco Siddi il quale ha affermato che: "Una passione anche civile pagata a prezzo della vita e sempre più spesso come capita ai freelance, non riconosciuta per i sacrifici che essa comporta" "La tragica morte di Fabio Polenghi è l'ultima dei cronisti invisibili che continuano a portare luce a fatti del mondo che in tanti vorrebbero oscurare per nascondere verità inquietanti. Polenghi è morto sulla frontiera della ricerca e della testimonianza della verità, da professionista libero che vuole documentare fatti ed eventi ragione di vita non solo professionale. "
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, l'Associazione Stampa Lombarda, con la Federazione Internazionale dei Giornalisti da anni, inascoltati da autorità e imprenditori poco scrupolosi, denunciano questa realtà e reclamano un impegno comune per una cultura della sicurezza e del rispetto del giornalista. E su questo non ci interessa se aveva o meno una tessera in tasca per fare giornalismo. Polenghi era uno di noi e oggi siamo colpiti e affranti per la sua tragica fine. Polenghi è caduto oggi come Ciriello anni fa in Palestina. Professionisti del giornalismo nei fatti, anche al di là della logica dei timbri. Alla famiglia, agli amici e ai colleghi il sentito cordoglio di tutta la Federazione Nazionale della Stampa Italiana".
Chi era Fabio Polenghi
Fabio Polenghi viveva a Milano ma si trovava nel sudest asiatico da circa tre mesi. Polenghi lavorava dal 2004 come free lance, ed era molto conosciuto tra i suoi colleghi. Ma aveva collaborato con importanti agenzie e testate, prime fra tutte Grazia Neri,
Vanity Fair,
Vogue,
Marie Claire,
Elle e altre, come risulta da un suo curriculum postato su Internet. Il sudest asiatico era una delle sue grandi passioni, insieme al Brasile. Qui aveva anche comprato una casa, a Rio de Janeiro. Descritto dagli amici come persona mite e gentile, era molto legato alla madre, che vive nella zona di via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese, e che al ritorno dai suoi viaggi per prima cosa si preoccupava di farlo mangiare.
-Aveva girato una settantina di Paesi. «Realizzo servizi fotografici nei settori del reportage, ritratto, moda e pubblicitario», diceva di se stesso Fabio Polenghi in un blog, definendosi «occasionalmente regista, con varie realizzazioni all'attivo, la più significativa tra le quali un documentario di 52' (Linea cubana) che racconta di un padre, campione olimpico di pugilato e di suo figlio, campione nazionale nella stessa disciplina, realizzato a Cuba». Non a caso, aveva proposto a Sportweek, il settimanale della Gazzetta, un reportage dalle Filippine sul pugile Manny Pacquiao. (Agenzie) 19 maggio 2010