La social network analysis aiuta il lavoro giornalistico

C’era una volta... penna e taccuino. Poi si passò alla Lettera 22, al personal computer e infine al tablet e allo smartphone.

La professione del giornalista negli ultimi venti anni si è trasformata ed evoluta in modo rivoluzionario. Protagonista indiscusso del cambiamento, come ampiamente raccontato e dibattuto anche nel mio ultimo libro, è il web ed ancor di più l’interazione costante con i social network che, di fatto, hanno mutato tempi, modi e processi redazionali di costruzione e di pubblicazione di una notizia.

La durata del passaggi dal web 1.0 al web 2.0 nel mondo giornalistico è stata lunghissima, dai primi anni del Duemila a qualche anno fa. Poi si è assistito ad una accelerazione e, dopo un passaggio veloce al 3.0 del web, si è già arrivati a discutere di web 4.0. Una evoluzione costante delle opportunità e dell’uso della Rete che ha finito con il creare un ambiente nuovo “digitale” e allo stesso tempo “reale” e innovativo anche in redazione. Da questo punto di vista, però, c’è una novità: il lavoro giornalistico, infatti, assomiglia ormai solo vagamente all’immagine romantica del vecchio cronista.

Oltre ad un’ottima base linguistica e al rispetto della famosa regola delle cinque W mai tramontata (who, what, where, when, why), indipendentemente dalla disposizione in un articolo, al nuovo giornalista 4.0 è richiesto di saper parlare con i linguaggi propri dei social media: da Facebook a Twitter, ma anche delle piattaforme di aggregazione, di content curation e, se possibile, sono richieste anche nozioni di linguaggio html, sempre utile per la modifica di di siti e pagine web. Infine, anche se non conosce pienamente tutti gli operatori booleani e il meccanismo degli algoritmi, per forza di cose, anche per fare una semplice ricerca attraverso i box search, deve conoscere almeno i principi base di funzionamento al fine di poter adattare, quasi a geometria variabile, la sua scrittura e le sue azioni alle loro regole.

Sembra strano, ma fare un titolo di un post, di un articolo su un giornale on line oppure di un blog tenendo conto dell’importanza dell’indicizzazione in quella speciale classifica che è il ranking dei motori di ricerca è fondamentale. Il giornalista 4.0 è colui che nel lavoro quotidiano comprende che un articolo titolato, scritto e taggato per il digitale per essere letto deve essere redatto in modo chiaro, immediato e conciso, contenendo le parole chiave (le keywords) che possono permettere un maggiore engagement del post o di un articolo da pubblicare on line. Piccoli stratagemmi, ma molto utili all’attività di Seo (Search engine optimization) e al tentativo di posizionamento su Google e sugli altri motori di ricerca. Insomma tutte quelle azioni che permettono di essere trovati sul web dagli utenti.

Il giornalista 4.0 deve inoltre acquisire competenze e conoscenza di base di informatica, di analisi e di grafica. Oggi si parla sempre di più di infosfera, di data journalism e vlogging e sapere cercare e mettere in connessione informazioni provenienti dal mondo dei big data, così come saper scattare fotografie, fare video, usare i droni (drone journalism), usare programmi di video editing, scrivere e mettere online contenuti da condividere sui social, è fondamentale.

E’ vero che ciò che si chiede al giornalista 4.0 è quello di essere multitasking e multipiattaforma magari solo attraverso il tablet e lo smartphone, ma di fatto la penna e il taccuino del giornalista digitale, oggi, sono proprio gli stessi strumenti mobile dove gli utenti cliccano per guardarsi una clip, una web series, ascoltare musica e condividere fotografie. E’ un ambiente e forse occorre capirlo per starci. Ma c'è di più. Oggi al giornalista non basta saper usare gli strumenti e conoscerli beni per poter raccontare e descrivere la realtà. Così come un tempo, giorno per giorno, nelle riunioni di redazione, dopo l'uscita di un giornale, di un periodico o di un mensile, "si faceva il punto" sul numero appena uscito, cercando di capire eventuali errori, ma anche gli articoli e i punti di forza, oggi questo tipo di "bilancio redazionale" può essere anche fatto attraverso il monitoraggio, l'analisi e l'andamento degli articoli e dei servizi radiotelevisivi postati sui social network a partire da Facebook e Twitter.

* L'autore, Vincenzo Grienti, anche quest'anno è uno degli animatori dei laboratori per i giovani giornalisti nella nostra Scuola di Formazione di Assisi

Ultima modifica: Gio 15 Nov 2018