Giornalisti in crisi di identità (e più 'vecchi')

La disinformazione è tra noi: durante l’emergenza Covid-19 infatti i tre quarti dei giornalisti italiani (73%) si sono imbattuti in evidenti fake news. Ed è accaduto anche con molta frequenza. Perlopiù è passato attraverso i social e il web. E’ il rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo dell’Agcom.

Lo stesso organismo adesso dialogherà con il governo e con gli altri interlocutori «per raccogliere proposte e intraprendere un confronto sulle principali problematiche del settore, anche al fine di sviluppare indicazioni utili al legislatore ed avanzare proposte per tutelare e rinnovare l’informazione giornalistica in Italia».

Il loockdown nel frattempo ha rovesciato la gerarchia delle fonti e per 9 giornalisti su 10 c’è stato il ricorso a fonti istituzionali piuttosto che a riscontri diretti. In ogni caso il 70% dei cittadini si è detto soddisfato della qualità delle infromazioni ricevute.

Altra peculiarità: il confronto (inevitabile ma non facile) con linguaggi di carattere medico-scientifico, che ha “delegato” a istituzioni ed esperti il compito di informare direttamente i cittadini, nonché di certificare autorevolezza e qualità dell’informazione in materia.

Per il rsto emergono le solite considerazioni dei due precedenti rapporti: «il progressivo invecchiamento dei giornalisti; la diffusa precarizzazione; una insoddisfacente preparazione specialistica in particolare sui temi economici, scientifici e tecnologici; la crescente ibridazione della professione giornalistica strettamente intesa, con attività professionali attinenti al campo della comunicazione».

Ultima modifica: Mer 25 Nov 2020