Il prezzo da pagare per il giornalismo che 'consuma le scarpe'. L'Ucsi a Trieste ricorda Miran (e Ilaria)

A due passi dal mare di Barcola (Trieste) - dove sorge il giardino intitolato a Miran Hrovatin, operatore Rai ucciso a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme alla giornalista Ilaria Alpi - la mattina di giovedì 18 marzo i rappresentanti di Articolo21 Friuli Venezia Giulia, Ordine dei giornalisti e Assostampa regionale, Fondazione Luchetta-Ota-D’Angelo-Hrovatin, insieme a Ucsi Friuli Venezia Giulia si sono ritrovati, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, per commemorare i due colleghi caduti in un agguato e in circostanze mai chiarite mentre svolgevano il loro importante lavoro di inchiesta.

Aria gelida e sole a singhiozzo, ma un forte desiderio di esserci, anche 27 anni dopo quella tragica data. Per dire che non si vuole archiviare. Per dire che il desiderio di arrivare alla verità sulla morte di questi due colleghi è ancora molto vivo e lo resterà a lungo.

Trieste non può dimenticare Miran - caduto in Somalia poco più di due mesi dopo i colleghi della sede Rai, Marco Luchetta, Saša Ota e Dario D’Angelo – un figlio nato dal suo grembo. Non può dimenticare che c’è una verità sulla sua morte che non è mai stata scritta.

Unanime la richiesta di non archiviare da parte di tutti gli intervenuti alla breve cerimonia. «Più passano gli anni e più è necessario e doveroso ricordare per non dimenticare e fare luce sulle inchieste che Ilaria e Miran stavano portando avanti, nella consapevolezza che nel buio la democrazia e i diritti umani muoiono», ha affermato Fabiana Martini, portavoce di Articolo21 Fvg, dopo aver deposto delicatamente una rosa bianca sulla stele che ricorda Hrovatin.

«La storia del nostro Paese è tragicamente punteggiata da tante stragi e troppi omicidi rimasti ormai da decenni senza verità e giustizia» ha ribadito Carlo Muscatello, presidente di Assostampa Fvg «la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, 27 anni fa a Mogadiscio, è fra i tanti buchi neri che non possono e non devono rimanere tali. Per questo, dinanzi alla possibile archiviazione dell'omicidio, la nostra parola d'ordine è ancora #noinonarchiviamo».

Un pensiero confermato e rinforzato anche dalle parole di Cristiano Degano, presidente dell’Ordine dei Giornalisti regionale, che ha incalzato: «Fare delle inchieste giornalistiche a rischio della propria vita è un impegno non solo professionale ma civile».

Deciso, quindi, l’intervento di Daniela Schifani Corfini Luchetta per la quale è «vergognoso» e «triste» che lo Stato non «faccia qualcosa per risolvere quello che è diventato uno dei misteri dell'Italia». «Fare memoria del sacrificio di Miran Hrovatin e Ilaria Alpi significa ricordare a noi stessi che un giornalismo fatto a suon di scarpe consumate, valore in cui ci riconosciamo come Ucsi e al quale ci ha recentemente richiamati Papa Francesco, spesso ha un prezzo troppo alto da pagare» ha infine dichiarato Luisa Pozzar, presidente di Ucsi Fvg «Miran è andato per il mondo a vedere e documentare la realtà con i suoi occhi e la sua telecamera. Dopo 27 anni, però, ancora non sappiamo cosa ha visto e perché lui e Ilaria sono stati uccisi. Per questo è quanto mai importante ricordarne l’impegno e i valori».

trieste 2

Una cerimonia semplice, ma sentita. Segno che la memoria può essere condivisa, senza schieramenti di parte, con l’obiettivo comune di non dimenticare coloro che a costo della vita hanno fatto della professione giornalistica una vera e propria missione e con la determinazione nel continuare a chiedere che sia fatta luce sulle circostanze della loro morte. Sono vite spese per raccontare ed informare a servizio del bene comune. Per le quali la gratitudine e il desiderio di verità non si fermano.

Ultima modifica: Ven 19 Mar 2021