Il rastrellamento dei giornalisti in Afghanistan

L’Easo, l’istituto europeo di sostegno all’asilo, lancia un nuovo allarme sulla situazione dei giornalisti in Afghanistan.

«I talebani rastrellano i giornalisti afghani casa per casa, seguendo una lista nera su cui sono segnate tutte le persone con sospetti legami con la precedente amministrazione o con le forze guidate dagli Stati Uniti».

Per completare la blacklist «i talebani sarebbero in contatto con le moschee locali e gli uffici di polizia per ricevere informazioni sulla popolazione».

Già un centinaio di media hanno smesso di lavorare e di trasmettere. In qualche caso per scelta di prudenza, in tanti altri per l’intervento delle autorità locali. E l’informazione internazionale, ormai ridotta a poche testimonianze, si limita a riferire prevelentemente della capitale Kabul, ignorando il resto del paese.

«I media ancora operativi lavorano in conformità con le nuove condizioni stabilite dai talebani ma le promesse talebane di libertà di stampa possono essere considerate solo con il massimo scetticismo», aggiungono dall'Easo.

Ultima modifica: Sab 11 Set 2021