Trent'anni fa la strage di Mostar
Il 28 gennaio 1994 Marco Luchetta, Alessandro Saša Ota e Dario D’Angelo, tre giornalisti della sede Rai di Trieste, furono uccisi a Mostar Est da una granata mentre realizzavanoun servizio sui “bambini senza nome”.
Nel trentennale di questa tragedia, la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin li ricorda con il conferimento del Premio Rotta Balcanica. Il tema è: “Trieste come porta di accesso all’Europa”.
Per la Sezione Stampa vince Linda Caglioni, giornalista freelance che per Altreconomia ha raccolto la testimonianza di Noureddine, padre marocchino che ha perso il figlio Yasser, in circostanze mai chiarite, sulla Rotta balcanica nel maggio del 2020.
Per la Sezione Immagini sono state scelte Giulia Bosetti ed Eleonora Tundo di Presadiretta, Rai 3, che con il viaggio-inchiesta al confine tra Bosnia e Croazia hanno documentato come funzionano le tecnologie per il controllo delle frontiere finanziate dall’Unione Europea e qual è il loro impatto sulle vite dei migranti in fuga sulla Rotta balcanica.
La giuria, che ha esaminato trenta reportage, era presieduta dalla giornalista Maria Concetta Mattei, direttrice della Scuola di Giornalismo di Perugia, ed era composta dalla giornalista Fabiana Martini, Segretaria di Giuria, da Carlo Bartoli, Presidente nazionale Ordine dei Giornalisti, Matteo Bruni, Direttore Sala Stampa Santa Sede, Esma Çakir, Presidente Associazione Stampa Estera in Italia, Francesco De Filippo, Responsabile ANSA FVG, Cristiano Degano,Presidente Ordine dei Giornalisti FVG, Igor Devetak, Direttore Primorski Dnevnik, Vittorio Di Trapani, Presidente Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Fabrizio Ferragni, Direttore Offerta Estero RAI, Roberta Giani, già Direttrice Il Piccolo, Beppe Giulietti, Coordinatore nazionale Articolo 21, Paolo Mosanghini, Direttore Il Messaggero Veneto, Carlo Muscatello, Presidente Assostampa FVG, Roberto Papetti, Direttore Il Gazzettino, Paolo Roncoletta, Caporedattore TGR FVG, e Maarten Van Aalderen, corrispondente dall’Italia per De Telegraaf.