Alla scoperta dell'Appennino, con eventi di cultura e un premio giornalistico.

Sono tanti (magari troppi) i festival culturali. Specie quelli estivi. Ma sono di sicuro pochi quelli ambientati su quelle montagne, in particolari appenniniche, che Mauro Corona collega alla "neve non firmata" intendendo le aree montane, specie nella lunga dorsale che unisce Liguria e Calabria, troppo spesso trascurate e abbandonate. Anche dai già pochi abitanti...

Finché, come sta accadendo nelle zone terremotate, non si accendono i grandi riflettori su paesi che nessuno prima aveva mai sentito nominare, in genere per colpa di qualche cattivo evento naturale, salvo poi spengersi subito dopo lasciando quelle aree ancora più trascurate, abbandonate. E periferiche. In una follia urbanistica e politica, economica e civile, di cui molto presto dovremo tutti pentirci.

Una fra le poche rassegne culturali di questo genere, si svolge da tre anni sui confini dell'Appennino tosco-emiliano. Si intitola "Letterappenninica" e anche quest'anno, nel primo fine settimana di agosto, offre una trentina di incontri sparsi per aie e boschi, piazze e anfiteatri naturali, pro loco e circolini di frazione, laghetti e parrocchie.

Inventore e direttore di una rassegna che può contare sulla consolidata amicizia proprio di Mauro Corona, lo scrittore pistoiese di cose montane Federico Pagliai (il suo ultimo libro - "La figlia della colpa", edizioni Pendragon Bologna - é un singolare noir basato sul veleno dei funghi e sulla avidità di chi vorrebbe colonizzare boschi e crinali a fini privati).
Pochissimi i soldi disponibili - scherza Pagliai - ma in compenso tanta voglia, condivisa fra tante piccole realtà locali, di puntare sul libro e sulla scrittura per aiutare le comunità di montagna, evitando gli eccessi del piangersi troppo addosso, a non smarrire identità e a recuperare protagonismo".

Tema unificante dei 29 incontri in una ventina di località da Fiumalbo (Modena) e Case Calistri (Bologna) passando per Abetone Cutigliano e San Marcello Piteglio in provincia di Pistoia, é il cerchio: la circonferenza degli alberi che saranno raccontati da Tiziano Fratus, il viaggio circolare dell'acqua secondo il rabdomante Mariano Dolfi, i cerchi olimpionici vinti dal campionissimo Zeno Colò, le ruote delle bici interpretate da Francesco Moser (ma anche da un personaggio locale del tutto sconosciuto al di là dei monti di Pistoia: un Armando Manzani che un secolo fa, precursore dei bikers, girava sui monti d'Italia con la sua pesante bici in ferro chiamata Wilma).

E poi la circolarità fra antiche generazioni che, in passato, abitavano case oggi abbandonate e riscoperte da Mario Ferraguti. Per non parlare del cerchio di Franco Arminio che (nell'anno dello "Strega" assegnato a Paolo Cognetti e alla sua proposta di vita) invita a riflettere su una nuova centralità delle montagne da contrapporre alla vita, confusa, nelle periferie di città sempre più banali e prive di senso. Rapporto circolare fra centro e periferia che sarà indagato, nel ricordo di don Lorenzo Milani, anche da Sandra Gesualdi con il libro del babbo Michele sulla vicenda "montana" del prete esiliato nelle periferia di Barbiana.

C'é spazio anche per un premio giornalistico (sabato 5 agosto ore 21:00 nella piazza di Gavinana, proprio sotto la statua equestre del Ferrucci ucciso dal Maramaldo. Vecchia storia: a giro pure oggi, pure nel giornalismo, c'é sempre un ... maramaldo). Premio quest'anno assegnato a David Demichelis per il suo racconto, incrociato, sulle ragioni di una natura da non offendere e sulle storie umane, di povertà e riscatto, di uomini e donne costretti, come lo furono in passato tanti nostri avi, a trovare lavoro e vita altrove. E nel segno della solidarietà fra montanari anche un incontro fra l'Appennino tosco-emiliano e quello reatino colpito dal sisma.
Programma e info sulla pagina Facebook o web di Letterappenninica.

Ultima modifica: Mar 25 Lug 2017