Il giornalismo d'inchiesta costa troppo, si teme per il suo futuro

Giornalismo d’inchiesta, si teme per il suo futuro. Infatti i costi stanno diventando proibitivi anche per le testate più ricche e strutturati. L'allarme è stato lanciato da alcuni gruppi che si battono per una stampa libera.

“Coprire le zone di conflitto è diventato costoso e pericoloso”, ha spiegato Jean-François Leroy, leader di Visa pour l'Image, uno dei più importanti festival di fotogiornalismo in Europa. Mentre molti dei giornalisti uccisi mentre raccontavano le guerre in Vietnam o in Jugoslavia "non erano gli obiettivi", oggi tutto è cambiato", ha spiegato Leroy.

In tutto, secondo Reporter senza frontiere, quest'anno sono stati già uccisi 50 giornalisti nel mondo. Gruppi ribelli e criminali hanno ormai preso l'abitudine di considerare i giornalisti degli obiettivi e spesso li rapiscono per ottenere il riscatto.

“Qualche anno fa il New York Times ha stimato che raccontare una storia a Baghdad costava 8.600 euro al giorno", spiega. "I modelli pubblicitari che sostenevano l'azione dei reporter, soprattutto il giornalismo investigativo, sono spezzati, e i media non hanno trovato un modo per replicarli". A pagarne le spese, per prime "sono le inchieste, perché sono costose", occupano "tempo" e sono anche "molto rischiose". Accanto ai rischi fisici, ci sono quelli legali.
E così rischia di affermarsi il 'churnalism', un giornalismo che lavora molto in velocotà con comunicati stampa, dichiarazioni e spesso senza il tempo per le verifiche, è la tesi di Ryle.

Un esempio? L'inchiesta sui Panama Papers, che è stato uno degli scoop più importanti dell'ICIJ, è costata 2 milioni di dollari. "A quello dovete aggiungere il costo di 300 giornalisti che hanno collaborato al progetto in 80 paesi del mondo, che vuol dire milioni in più", conclude Ryle.

Ultima modifica: Ven 31 Ago 2018