Il Natale 'imperiale' di Gesù

Inizio offrendo alla vostra contemplazione una tela presso il Museo Reale delle Belle Arti di Bruxelles: il censimento di Betlemme di Pieter Bruegel il Vecchio, ambientato in un villaggio fiammingo innevato. La Sacra Famiglia appare irrilevante, ma il Regno di Dio avanza.

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Desidero condividere alcune osservazioni sul contesto “imperiale” in cui avviene la nascita di Gesù e la visita dei pastori (Luca 2,1-20). Se volete considerate anche la scrittura giornalistica dell’Evangelista.

Il biblista Raymond E. Brown (Racconti biblici natalizi, 1992) invitava a contemplare la mangiatoria, la cui reliquia sarebbe nella Basilica di S. Maria Maggiore, come “contraltare” dell’Ara Pacis, costruita da Augusto nel 9 a. C., come simbolo dell’apparente pax romana. Ma era contestata già nel libro della Sapienza, scritto in Egitto agli inizi della dominazione dei romani (pagani e idolatri): “non fu loro sufficiente errare nella conoscenza di Dio, ma, vivendo nella grande guerra dell’ignoranza, a mali tanto grandi danno il nome di pace” (14, 22).

Quale pace osserviamo nella scena biblica e desideriamo realizzare? Il 1° gennaio potremo aggiungere la lettura del Messaggio di Papa per la Giornata mondiale della Pace e nel 2023 avremo modo di riprendere la Pacem in Terris di Giovanni XIII a 60 anni dalla pubblicazione, e di riflettere ancora sugli effetti della deterrenza nucleare.

Il vangelo lucano non sembra coerente con i dati della ricerca storica, da un lato, non c’è menzione su altre fonti del censimento e, dall’altro, sembra strano quel censimento sulla popolazione del regno autonomo, seppur vassallo, di Erode il Grande. Tuttavia la Bibbia intende dare un messaggio teologico: mostrare la differenza e lo specifico del Regno di Gesù. L’Evangelista rimarca che i membri della Santa Famiglia furono sudditi e soggetti ai tributi di entrambi i dominatori. Ma il piano di Dio si compie

Osservate nel brano anche questo particolare: l’appellativo “Cesare Augusto”. Era il titolo sommo, ma emerge un’identità alternativa nel Vangelo: “Cristo Signore”. Sono però assenti i due nomi propri a cui si riferiscono gli appellativi: Gaio, il nome di Cesare ereditato da Ottaviano, e Gesù, dal quale ci attendiamo la vera “gioia”.

Considerate anche la menzione di Quirinio, e confrontatelo con San Giuseppe. Publio Sulpicio Quirinio ebbe grande rilevanza come politico e comandante militare. Fu addirittura tutore di Gaio Giulio Cesare Vipsaniano, nipote di Augusto e suo successore designato; ma non riuscì a impedire che il principe fosse assassinato il 4 d. C. Così si apri la successione a Tiberio, sotto cui Gesù fu crocifisso, che era il primogenito dell’attivissima imperatrice Livia Drusilla Claudia, moglie di Ottaviano. Altro stile di maternità (e governo) rispetto alla Vergine Maria.

Da Governatore della Siria, Quirinio ebbe ai suoi comandi quattro legioni (III Gallica, VI Ferrata, X Fretensis, XII Fulminata) pronte anche ad assalire i giudei in caso di ribellioni. Studiate, nella fede, queste schiere e le loro grida con la “moltitudine dell’esercito celeste” contemplata dai pastoni e che lodava Dio.

Concludo con ultimo segno imperiale o natalizio: le fasce. Ci sono quelle romane di cuoio rosso dei fasces lictoriæ, che avvolgevano bastoni di legno, spesso intorno a una scura, per rappresentare il potere di punire, la sovranità e l’unione. Oppure quelle bianche di lino che avvolgevano “il bambino”, segno di umanità e di cura. Su quale fondare una pace sostenibile?

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L'autore, Padre Luciano Larivera, è consulente ecclesiastico dell'Ucsi Friuli Venezia Giulia

Ultima modifica: Ven 23 Dic 2022