Opinioni

Piccoli editoriali per la condivisione e il confronto

Sì, ci voleva proprio il beneficio del dubbio (anche nei media)

Quanto contano le rappresentazioni che facciamo degli altri, oltre a quelle che ci facciamo sui noi stessi? Tanto, soprattutto quando sono basate su stereotipi, se non su veri e propri pregiudizi. È solo una delle (tante) considerazioni che vengono in mente leggendo “Il beneficio del dubbio. La mia storia”, scritto da Rudy H. Guede con il giornalista e scrittore Pierluigi Vito(Augh! Edizioni, 2022).

Di teleodiversità vado scrivendo

Questo articolo è tratto da Desk. E' una psrte dei contributo di Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse (Federazione Italiana Banche di Credito Cooperativo) e tra i fondatori della Scuola dell'Economia Civile. E' pubblicato nel numero speciale di Desk, disponibile nelle librerie paoline e acqusitabile in digitale sullo store di Avvenire

Prendiamo le centrali che producono energia da fonti fossili e le comunità energetiche che la producono catturando il calore del sole, il movimento del vento, la caduta dell’acqua. Sia le prime - che bruciano carbone, petrolio o gas naturale (materie prime che si trovano sottoterra e che se venissero lasciate lì non produrrebbero emissioni che alterano il clima) - sia le comunità energetiche che utilizzano fonti rinnovabili sono entrambi soggetti che producono quella forza che accende le luci, fa andare la macchina del caffè, lo scaldabagno, la lavatrice, l’aspirapolvere... Ma hanno finalità e meta-finalità differenti. Sono teleodiverse.

Avvento: il valore dell'attesa per noi giornalisti

Oggi, ultima domenica di novembre, comincia l'Avvento. A prima vista lo stile di questo periodo (e dei personaggi biblici che lo caratterizzano) non sembra quello tipico di chi fa il giornalista. Ma forse, quasi per paradosso, ci potrebbe aiutare a dare un senso nuovo alla nostra professione.

Cop 27: quella 'debolezza delle reazioni' che indigna i paesi insulari

Seicentomila migranti apolidi di qui alla fine del secolo. Dai 30 centimetri di innalzamento del livello dei mari di qui alla metà del secolo ai 77 centimetri in più di qui al 2100. Sono alcuni dei numeri tratti dal sesto rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) che popolano gli incubi della classe dirigente degli Stati insulari presenti alla COP27 che si svolge a Sharm el-Sheikh fino al 18 novembre.