Il bene fragile dell'informazione

Nel momento in cui si discute con forza del ruolo dell'informazione come "pilastro della democrazia" (nel solco del dibattito per il 60° dell'Ordine professionale e per il congresso Fnsi, oltre che del confronto che l'Ucsi ha promosso per il giorno del patrono San Francesco di Sales) pubblichiamo oggi un estratto del contributo che padre Giuseppe Riggio, consulente ecclesiastico dell'Ucsi e direttore di Aggiornamenti sociali, ha scritto per la nostra rivista Desk. Il numero speciale, con quaranta proposte per il futuro della professione, è scricabile a questo indirizzo (ar)

Padre Giuseppe Riggio

(...) È noto che il ruolo di presidio democratico svolto dal sistema dell’informazione dipende dalla sua indipendenza e dalla garan-zia che vi sia una pluralità di voci. Le vicende di tanti Paesi, anche non lontani dall’Italia, dimostrano in modo chiaro quanto sia essenziale questa libertà dei mezzi di comunicazione. L’esistenza o meno di questi due aspetti, l’indipendenza e la pluralità, il loro effettivo grado, sono tradizionalmente valutati riferendosi alle scelte dei governi e alla minore o maggiore estensione della platea degli editori, ma oggi si profila un altro elemento da prendere in considerazione, che riguarda in modo più diretto quanti lavorano nelle testate giornalistiche.

Nell’attuale sistema informativo, è molto forte la richiesta di un aggiornamento costante e in tempo reale del flusso di notizie. Si è costretti a inseguire l’ultima notizia, quella che campeggia su tutte le altre, molto spesso senza avere il tempo per verificarla, ritracciarne la storia, inquadrarla nel suo contesto, offrirne una lettura ragionata. L’incalzante ritmo delle notizie finisce così per far scivolare verso l’omologazione dei temi affrontati e del modo in cui sono trattati. A questo aspetto se ne aggiunge un altro: all’interno delle redazioni si riduce – talvolta quasi sparisce – il tempo che si può dedicare al confronto, alla discussione, per scegliere gli argomenti da approfondire al di là di quelli che vanno in prima pagina. Anche in questo caso, la mancanza di tempo e l’assenza di uno scambio si ripercuotono in modo inevitabile su quello che si sceglie di comunicare e la lettura che ne è offerta. In questo modo, proprio nelle redazioni, nei luoghi in cui si “cucinano” le notizie, viene meno la possibilità di offrire un servizio di qualità, accurato, plurale nelle sue espressioni. Su questa situazione pesano le modalità dell’informazione di oggi, così come la diminuzione delle risorse economiche disponibili nel settore, che porta al ridimensionamento delle redazioni.

Questo insieme di fattori mostra quanto sia in realtà fragile il cosiddetto quarto potere (al pari, d’altronde, della stessa democrazia). Ma proprio questa fragilità di un bene tanto prezioso rappresenta un appello alla responsabilità di quanti sono coinvolti, perché ognuno se ne prenda cura secondo il suo ruolo e le sue possibilità.

La valutazione continua se l’informazione è libera da ingerenze dei governi e se non vi è una concentrazione in poche mani dei mezzi di comunicazione principali è una pratica ormai acquisita. Il monitoraggio non equivale a effettiva protezione, ma ad allerta nel caso di minacce possibili e di violazioni avvenute.

Sul fronte della qualità interna del lavoro giornalistico, la responsabilità è in capo a quanti dirigono e lavorano nelle varie testate. È possibile ipotizzare maniere di lavorare in cui non si viene meno al compito di animare il dibattito pubblico. Esistono già vari esempi nel nostro panorama editoriale che hanno scelto di privilegiare un lavoro in cui si dà spazio al confronto e all’approfondimento, all’affrontare temi importanti anche quando non sono popolari.

Ancora più forte può essere questo cambiamento se realtà informative, che condividono questa preoccupazione e desiderano invertire la marcia, iniziano a parlarsi e a collaborare, a creare le condizioni per impostare modelli alternativi di informazione, che hanno la loro legittimità e possono trovare il loro spazio.

 

 

 

https://abbonamenti.avvenire.it/Scaffale/Prodotto/662935

Ultima modifica: Sab 25 Feb 2023