Alta formazione o “inverno della professione”: urge #cambioschema

Il cambiamento che stiamo vivendo, con l’arrivo dell’Intelligenza artificiale, è evidente ed epocale. Ma anche repentino e, per certi versi, vorace, dato che rischia di lasciare spietatamente indietro, sul piano professionale, tanti colleghi di esperienza ma meno flessibili rispetto alle evoluzioni tecnologiche. Eppure mi permetto di affermare che l’impiego dell’intelligenza artificiale non sia più di tanto rivoluzionario rispetto ad esempio all’avvento di quella che fu l’invenzione della stampa o l’arrivo di Internet:

è un altro fenomeno nato dall’uomo, dipende dall’uomo e può morire da un momento all’altro con l’uomo. Perché richiede codificazione, algoritmi precisi monitorati, corretti e dettagliati: senza pause, certo, ma anche in grado soppiantare la necessità di mansioni umane, dato che può sviluppare milioni di volte al meglio alcune nostre peculiarità precedenti, come il calcolo o l’aggregazione di pensieri anche complessi.

L’IA non è tuttavia più pericolosa, a mio modesto parere, di un’energia nucleare che già nel secolo scorso abbiamo ad esempio visto poco utilizzata nel bene e molto nel male... o dell’eugenetica, per dirne un’altra. Offre invece enormi opportunità, anche professionali, in molteplici campi. Ma saremo pronti? Anche questo, come quando arrivò Internet, dipende solo dalla nostra volontà di cambiare, evolverci, studiare umilmente e rimetterci in discussione: in altri termini, implica alta e onesta formazione. Eppure, non di rado abbiamo visto con altri colleghi corsi di formazione accreditati tramutarsi in sterili passerelle e vuote riverenze: insomma, perdite di tempo e soprattutto di credibilità per tutta la categoria. A chi giovano? Non mancano alcuni (ormai noti, sembra) “maghi delle firme” che risultavano presenti a eventi formativi per ore, quando altri dicevano di averli visti non più di pochi minuti; mentre altre “strane firme” comparivano alla fine dei corsi in numero ben maggiore dei presenti effettivi... Dunque intendono lor signori prepararsi così ed onorare così la deontologia professionale?

Ma soprattutto, rifletto, dato che “l’inverno della professione sta arrivando”, parafrasando una nota pellicola recente, non dovremmo forse avere il coraggio di rivedere al rialzo, in termini di qualità, la formazione in seno alla nostra professione? Quali esperti e con quali effettivi risvolti portano avanti i corsi? Quali sono i reali obiettivi dei percorsi di formazione previsti? Un’alta formazione è l’unica via per fare di una nuova frontiera come l’intelligenza una grande occasione di generatività anche per l’Ordine dei giornalisti. Ma bisogna cambiare ed evidenziare con coraggio quelle “malebestie” della professione, per citare un’espressione cara ed emblematica del mio magistrale conterraneo don Luigi Sturzo, come alcune sopra riferite, che rischiano altrimenti di agevolare “l’inverno del giornalismo”.

Ultima modifica: Sab 2 Set 2023