Un Natale di condivisione e perdono

È difficile, in un Natale come questo, non pensare alle migliaia di famiglie che lo passeranno nella disperazione più nera, in Ucraina, come in Russia, nella striscia di Gaza, in israele, come nei paesi colpiti da quasi 200 conflitti.
Così le tante, troppe, famiglie annientate dal dolore scaturito da episodi di violenza.

Perché il Natale dovrebbe essere diverso dai tanti giorni in cui scorre, impietoso, il sangue, anche di molti bambini che neanche sanno perché muoiono? Eppure proprio in questa miseria umana emerge la grandezza di un Dio che si fa uomo per condividere le nostre sofferenze, i lutti di tante famiglie colpite in modo così atroce.

Mi ha colpito molto la testimonianza di Rosalyne Hamel, sorella di Jacques, il prete assassinato 7 anni fa da fanatici islamici. Alcuni giorni fa la donna ha incontrato papa Francesco. Ha raccontato che dopo un periodo molto doloroso, di riflessione profonda, ha accettato di incontrare la mamma di uno degli assassini. A chi le chiedeva conto della fatica del perdono lei ha risposto una cosa molto bella: prima del perdono viene un'altra fatica, la condivisione di un dolore diverso, ma pur sempre comune.

Ecco, prendo questo messaggio come invito per il nostro Natale. Spesso ci chiediamo cosa possiamo fare, come questo Natale possa essere diverso dai precedenti e anche perché debba esserlo.
Io credo che la nostra vita si proponga sempre di tentare di essere migliore, tra mille difficoltà. Ha bisogno di stimoli, di circostanze motivazionali. Una di queste è l'incontro con un bambino, espressione di un Dio che ci dimostra, ancora una volta, quanto ci ama e quanto, nonostante tutto, tiene a noi.

Ultima modifica: Dom 10 Dic 2023