L'annuncio del Natale per noi, oggi

«Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia»: queste parole fanno parte di una profezia che troviamo nel libro di Isaia (9,1-6) rivolta alle tribù di Israele che vivevano sotto la dominazione degli assiri. Sono parole che annunciano una speranza già presente e viva per il popolo che cammina nelle tenebre per ragioni che risuonano anche oggi come profondamente vere e che possiamo fare nostre come augurio per questo nostro tempo.

Un primo riferimento è al fatto che è stato spezzato il giogo che opprimeva Israele. Quel giogo che ancora oggi alcuni popoli sperimentano perché sono privati della propria libertà per mano di altre nazioni. Ma le forme di oppressione e schiavitù da cui desideriamo di essere affrancati assumono anche altri volti. Sono quelle che talvolta proviamo nelle relazioni affettive malate, nei contesti lavorativi ingiusti, nelle dinamiche di esclusione e criminalizzazione a livello sociale di alcune persone per le etichette che vengono loro affibbiate... In tutti questi casi il desiderio è che «la sbarra sulle nostre spalle» e che «il bastone dell’aguzzino» siano spezzati per sempre»..

Subito dopo si parla della pace con un’immagine forte e poetica allo stesso tempo: «Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco». Il desiderio della pace è quanto mai forte in quest’anno che si avvia a concludersi, segnato dai tanti conflitti in tutto il mondo. Alcuni sono ben noti, come la guerra in Ucraina o quella a Gaza, altri invece non trovano molto spazio nel flusso di informazione che riceviamo, come nel caso della violenza dilagante in Sudan o a Haiti, ma non per questo sono meno gravi e drammatici. Ricordiamo che quasi un centinaio di giornalisti e operatori dell’informazione sono morti nel 2023 mentre facevano il loro lavoro, impegnati a far conoscere quanto accade nei luoghi in cui le armi la fanno da padroni, raccontando non solo le notizie di morte, ma anche i tentativi di pace, dando così un loro contributo concreto per bruciare per sempre gli strumenti della violenza.

L’ultima ragione indicata dal profeta Isaia sembrerebbe quella meno eclatante, quella più fragile: «Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio». Eppure è quella più rilevante perché è l’annuncio della nascita del Cristo, dell’Emmanuele, il Dio con noi. Il Signore ci invita a guardare al futuro e a pensarlo come la vita agli inizi di un bambino appena nato, che è carica di promesse e di possibilità, ma che richiede attenzione e cura da parte di chi gli è vicino. Insieme a tanta pazienza per riconoscere i segni del cambiamento in atto e per attendere quelli che si preparano: «Il segreto dell’attesa è la fede che un seme è stato piantato, che qualcosa è iniziato, che qualcosa di nascosto si manifesterà per noi» (Henri Nouwen).

Che questo Natale possa essere accompagnato da questa attesa paziente e nello stesso tempo attiva, capace di prendersi cura di quanto c’è di buono, capace di riconoscere la gioia suscitata da un bambino che nasce per noi.

L'autore, Padre Giuseppe Riggio, è il consulente ecclesiastico nazionale dell'Ucsi

Ultima modifica: Dom 24 Dic 2023