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Peter Oborne, uno dei più importanti editorialisti del Daily Telegraph, si è dimesso dopo aver accusato la testata di censurare le notizie sulla Hsbc per non perdere importanti contratti pubblicitari. Secondo il giornalista, il Telegraph, influenzato da importanti contratti pubblicitari col colosso bancario britannico, avrebbe compiuto una “frode nei confronti dei lettori” arrivando addirittura ad eliminare email e documenti raccolti nel corso di un’inchieste da parte del suo staff. Il giornale di area conservatrice ha negato le accuse ma sta crescendo il caso Oborne e si sta sviluppando un dibattito nel Paese sui rapporti fra editoria e pubblicità. “C’è solo una parola per descrivere questo: terribile. Se i più importanti quotidiani permettono alle compagnie di influenzare il loro contenuto per paura di perdere le loro entrate pubblicitarie, allora la stessa democrazia è in pericolo”, ha detto l’editorialista in un intervento sul sito Open Democracy.(AFFARITALIANI)
“Ancora una volta è stata una inchiesta giornalistica, vera e coraggiosa, a scoprire i fatti e le piste giuste per fornire nuovi elementi per ricostruire la verità storica dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, una delle tragedie e dei misteri italiani. La FNSI e l’Usigrai chiedono ora che si approfondiscano anche in sede giudiziaria gli elementi emersi dall’intervista di “Chi l’ha visto?” e che si arrivi a quella Verità e Giustizia che la famiglia Alpi chiede giustamente da 21 anni”. Lo hanno dichiarato il presidente Fnsi, Santo Della Volpe, e il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani. “Ora, infatti, è possibile riaprire le indagini sull’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin – prosegue la nota -. L’importante inchiesta della trasmissione “Chi l’ha visto” di Rai3 con l’intervista al teste Ahmed Ali Rage, detto Jelle, rivela nuovi inquietanti particolari sull’assassinio dei due colleghi giornalisti del Tg3, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo di 21 anni fa. Alì Rage ha detto d’essere stato indotto a fare le dichiarazioni false che accusarono un connazionale somalo, Hashi Omar Hassan, oggi in carcere per quel duplice omicidio, condannato anche in Cassazione a 26 anni di pena definitiva”. “Chi avrebbe indotto il teste Rage a fare quelle accuse? – si chiedono Della Volpe e Di Trapani -. Ci sono coinvolgimenti dei servizi segreti italiani? E se fosse vero quello che il teste ora rivela alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, chi aveva interesse a dare questa versione dei fatti, accusando un innocente? SI voleva chiudere il caso per coprire alte ed altre complicità? C’è materia sufficiente per chiedere la riapertura del caso e del processo. Per scoprire se le dichiarazioni del teste Rage siano vere e se in carcere sia rinchiusa oggi una persona innocente. Ma anche e soprattutto per arrivare ai veri colpevoli e mandati dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hravatin. Una Verità e Giustizia che pretendiamo ed alla cui mancanza non ci siamo mai rassegnati”.(ANSA)