La svolta (a metà) di Facebook sugli annunci politici. E l'appello ad una regolamentazione pubblica

Si avvicinano le elezioni americane, e gli occhi sono puntati (adesso più che mai) sul ruolo dei social network, mai come oggi in grado di condizionare l’opinione pubblica.

La notizia di queste ore, in parte già anticipata e confermata ufficialmente, è che Facebook continuerà sì ad accettare gli spot politici, che non verranno sottoposti al fact checking e che comquneue dovranno rispettare le linee guida senza incitare all’odio e alla violenza, ma ogni utente potrà limitarne la frequenza attraverso un’opzione da attivare.

E poi ci sarà molta più trasparenza. In particolare ci sarà un "archivio pubblico che permetterà alle persone di vedere tutti gli annunci dei politici e le campagne in corso su Facebook e Instagram, ma anche quelle passate". E’ una risposta molto diversa da quella di Twitter (che ha bloccato gli annunci politici) e da quella di Google (che ha limitato la targettizzazione degli utenti) e si applicherà non solo a Facebook, ma anche a Instagram.

Per Facebook le decisioni sugli annunci pubblicitari politici non dovrebbero essere prese da società private. Servirebbe invece “una regolamentazione che si applicherebbe a tutto il settore”. E’ quello che hanno già fatto le Autorità pubbliche indipendenti (in Italia l’Agcom) per i media tradizionali, soprattutto la televisione. Ma la frontiera di internet e dei social, di fatto, non è ancora ‘presidiata’.

Ultima modifica: Lun 13 Gen 2020