#RaccontareilNatale 1 - Chissà dov'era casa mia

Chissà dov'era casa mia...storie di studenti universitari fuorisede.

Dopo mesi lontano da casa, chiediamo ad alcuni studenti che vivono in altre città cosa è per loro il Natale e cosa significa tornare.

Le luci si accendono sulle vie, le decorazioni scintillano in città, e si respira un'aria diversa. L'arrivo del Natale significa per ognuno qualcosa di nuovo, per gli studenti universitari è il modo per tornare in famiglia, per ritrovarsi insieme agli amici di vecchia data, per riscoprire quelle piccole gioie quotidiane, per fermarsi dalla frenesia, dallo studio e ricaricarsi per la sessione invernale.

La riflessione proposta ad alcuni giovani che studiano a Gorizia o Trieste è partita da una domanda, che sembra banale, ma che racchiude un senso profondo: "Cosa significa per te vivere il Natale? Cosa rappresenta per te questo tempo di festa?".

Le risposte sono state delle più disparate. Da chi ha affermato con chiarezza che ormai ha perso ogni senso celebrare se non si crede, e che molto spesso sono momenti in cui si finge una ritrovata coesione, specialmente familiare; ad altri, che, invece, hanno pensato alla loro personale declinazione di Natale, sia in modo individuale che comunitario.

Le parole che ricorrono sono casa, famiglia, parenti, regali, pranzo, nonni.

Risponde un ragazzo dall'Abruzzo: "Da fuorisede, la prima cosa che si pensa è: tornare a casa. Io non riesco a immaginare un Natale lontano. Non vedo l'ora di rientrare, per me questo momento è l'emblema della famiglia che si riunisce, nonostante le divergenze. È la festa della famiglia."La lontananza è spesso sofferta, perché non è sempre facile affrontare i piccoli problemi da soli. L'aiuto quotidiano e silenzioso che arriva sin dalla più tenera età si comprende solamente quando non lo si ha più. E meraviglia, quindi, quanto si abbia bisogno di un noi, oltre che a un io, da riscoprire, rivivere e condividere. Alla fine, i regali sono proprio espressione di questo senso di ringraziamento.

Continua un ragazzo dalla Puglia: "Mi piacciono i regali, sia farli che riceverli e poi vedere le espressioni di chi li ha ricevuti." Effettivamente, non scaldano il cuore i doni fatti dalle persone a cui si tiene?
Come poter dimenticare i banchetti natalizi, con i familiari che si siedono il 24 dicembre e si alzano, con dieci chili in più, il 26, dopo aver mangiato, bevuto, discusso, cantato, parlato e riso insieme? I primi succulenti e i secondi abbondanti sono molto spesso delle chimere per gli studenti fuorisede, che nonostante sappiano cucinare discretamente, la notte sognano le portate preparate dalla nonna.

Una ragazza friulana commenta: "Essendo universitari abbiamo mille pensieri per la testa e viviamo ogni giorno frettolosamente, senza soffermarci troppo su quello che abbiamo o sulle persone che non vediamo spesso". Poi aggiunge che il Natale è "un momento di pura magia, anche se solo per un giorno o per un'ora. Tutte le preoccupazioni passano in secondo piano perché l'importante è essere felici e, ancor di più, vedere felici le persone che amiamo".

Comunque lo si viva, il Natale è un momento di ritrovato spirito familiare e comunitario. In qualunque caso, che si creda o meno, la preparazione è meticolosa, sia per le grandi manifestazioni o le decorazioni per le vie, che nei dettagli dei regali che si donano il 25 dicembre. È un cammino, una strada percorsa insieme, vissuta intensamente: Natale è rinascita.

Nella foto di AgenSIR Papa Francesco con gli universitari di RomaTre

Ultima modifica: Lun 31 Dic 2018