Don Milani e il '68. Doppio incontro con Mario Capanna promosso da Ucsi Toscana a Calenzano e Barbiana
Quando don Lorenzo Milani muore a Firenze, il 26 giugno 1967, il movimento studentesco che è passato alla storia come “il Sessantotto” non è ancora iniziato. Eppure, c’è una singolare e profonda consonanza tra alcuni dei temi di quella protesta giovanile, esplosa nelle grandi università americane e poi diffusasi in tutto il mondo occidentale, e la “voce” che si è levata con forza da Barbiana e che ha trovato espressione particolarmente in Lettera a una professoressa (1967), ma anche nelle profetiche lettere ai cappellani militari (1965) e ai giudici (1965).
Dalla requisitoria contro una società in cui i “Pierini del dottore” continuano ad avere tutte le strade spianate – a differenza dei figli dei poveri, le cui ambizioni si infrangono contro il muro di un blocco sociale ancora ben solido in quegli anni –, alla penetrante critica nei confronti dell’autoritarismo e della retorica del potere che celebra un’obbedienza divenuta fine a sé stessa.
E senza dimenticare la penetrante requisitoria contro “i muri d’incenso e di carta” che, se da un lato metteva in discussione un certo paternalismo religioso assai lontano dal vangelo, dall’altro non temeva di prendere di mira anche certa informazione, se non di regime, di sicuro eccessivamente “organica” e succube di poteri e mentalità assai discutibili.
Con l’aiuto di Mario Capanna, testimone e interprete d’eccezione delle vicende del ’68, e facendo tappa quest’anno in entrambi i luoghi chiave dell’esperienza di don Milani, San Donato a Calenzano e Barbiana, l’Ucsi Toscana, in collaborazione con quella dell'Emilia Romagna, prova a rileggere una pagina recente della storia e della cultura che costituisce un background ancora in buona parte da comprendere e assimilare anche in relazione alle questioni che ci interrogano e ci sfidano nell’epoca postmoderna.
* L'autore, don Alessandro Andreini, è conuslente ecclesiastico dell'Ucsi Toscana.
