JOlab 4 / Oltre il senso comune: il prof. Castaldi guida i giovani di JOlab Ucsi alla comprensione dell'Europa

Il rischio di semplificare è sempre in agguato nella comunicazione. Un esempio è dato dalla classica sovrapposizione di Europa e Unione Europea, che, al contrario, non coincidono. Si ammetterebbe, altrimenti, che la prima si estenda fino alle frontiere della Serbia o della Bosnia-Erzegovina: sotto il profilo storico-culturale la questione è più complessa. Tanto più ci si addentra negli affari europei, quanto più diviene chiara la scarsa conoscenza che i cittadini italiani hanno delle istituzioni europee e del loro funzionamento, confermata da un recente sondaggio condotto dall’Agenzia Quorum. Opportuna è apparsa quindi la conversazione con Roberto Castaldi, professore universitario, direttore del Centro Studi Unione Europea e del portale Euractiv Italia, organizzata dall’Ucsi nell’ambito del progetto JoLab lo scorso 29 marzo (a questo link la registrazione dell’incontro).

Molte le chiavi di lettura stimolanti fornite dal docente nell’ottica di un racconto obiettivo dell’Unione Europea. “La prima cosa è uscire dallo schema tradizionale della narrazione del successo e del fallimento”, suggerisce Roberto Castaldi. Il dibattito pubblico italiano sull’Unione è soggetto infatti a continui strattonamenti da parte di estimatori acritici e detrattori irriducibili dell’UE. “L’Europa è diventata il luogo in cui è possibile pensare il futuro, cioè il luogo delle scelte politiche”, aggiunge, insistendo sull’irragionevolezza della prospettiva di un’Italia sola nel mondo segnato dalla grande competizione globale tra Stati Uniti e Cina.

Ci si è interrogati, in seguito, sulla responsabilità dei media italiani nel comunicare efficacemente le dinamiche interne alle istituzioni europee. “Essi hanno una struttura - prendiamo i giornali - in cui lo spazio dedicato a certe cose è fisso. I grandi giornali hanno un corrispondente da Bruxelles che tutti i giorni avrà un pezzo da Bruxelles e quasi tutti i pezzi sono uguali, cioè sulla notizia più importante di quel giorno. [...] Questa cosa è un problema per il sistema Paese perché rimani tagliato fuori da partite decisive o te ne accorgi troppo tardi.” D’altronde, come ricorda ancora il direttore di Cesue, buona parte della legislazione vigente in Italia deriva oggi dal diritto europeo.

A differenza di quel che si potrebbe pensare, secondo Roberto Castaldi, l’Unione Europea non solo non esce malconcia da un anno turbolento come il 2020, ma dà prova di grande coesione. Banca europea degli investimenti, Banca centrale europea, fondo SURE e NextGenerationEU sono solo alcuni dei protagonisti della ripresa economica e morale dell’Europa. Perciò, se da una parte è vero che l’Unione ha dovuto fronteggiare una crisi pandemica ed economica, gli ostacoli di un’interlocuzione intergovernativa mai pacata tra “Paesi frugali” e Paesi del Sud e le fasi finali del Brexit, dall’altra, tuttavia, la Commissione è riuscita a mettere in campo misure di mitigazione della difficile situazione sanitaria e socioeconomica senza precedenti.

Un capitolo a parte è stato dedicato alla formazione dei giovani, volta a quella che Cesue definisce “alfabetizzazione europea”. Nei contesti scolastici, il docente invita gli studenti a iniziare da una domanda: come si immaginano in un’Italia senza Unione Europea? Oltre al valore delle istituzioni europee, Roberto Castaldi pone l’accento sulle sfide globali che l’integrazione europea consente di affrontare in maniera più agevole che a livello di singoli Stati: competizione commerciale, transizione ecologica, sviluppo delle infrastrutture, rafforzamento della governance, ecc.

La conversazione si chiude con un auspicio per esperti e aspiranti comunicatori, che ricoprono un ruolo cruciale nell’informare la cittadinanza italiana sui principali dossier all’ordine del giorno degli organi dell’Unione e sulle mancanze del sistema amministrativo nazionale nel ricorso ai fondi europei, nonché nell’avvicinare il più vasto numero di persone possibile al tema dell’europrogettazione e dell’utilizzo dei finanziamenti europei. Un’esortazione ad assumere una prospettiva sovranazionale delle questioni politiche, economiche e sociali di stretta attualità, che descriva l’Italia non come Paese costretto a “far parte per sé stesso”, ma come parte di una comunità di popoli costruita su un patrimonio storico-culturale condiviso.

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Ultima modifica: Sab 15 Mag 2021