Fratel Biagio, un comunicatore per dare voce agli 'scarti della società'

Palermo e la Sicilia tutta piangono Fratel Biagio Conte, il missionario laico morto alle 7 del mattino del 12 gennaio. L’«Angelo dei poveri» – questo era il suo soprannome – aveva 59 anni. Afflitto da una grave forma di cancro al colon, le sue condizioni avevano di recente subìto un progressivo peggioramento. Per tutti era Fratello Biagio, Tutti lo chiamavano e così ancora continueranno a farlo anche se non lo vedranno più camminare in strada con la sua croce e battersi per i più deboli ai quali ha dedicato tutta la sua vita. Li ha tolti dalla strada e ha dato loro una casa. Li ha abbracciati uno ad uno e ha fatto capire loro che erano preziosi agli occhi di Dio. Ha fatto vedere la luce dopo tanto buio restituendo loro la dignità di esseri umani. Nessuno potrà mai dimenticarlo.

Il frate ha dedicato tutto se stesso al suo progetto di solidarietà senza compromessi. Indirettamente è stato un comunicatore che ha dato voce agli ultimi, agli emarginati, ai senza tetto, a quelli che papa Francesco chiama “gli scarti della società”. Non ha mai risparmiato il suo fisico, con proteste estreme e digiuni, per pungolare l’indifferenza di troppi davanti alla povertà.

Nell’agosto del 2021 aveva lanciato un messaggio durissimo e limpido: «Siamo diventati responsabili e fautori nel produrre nuove povertà, nuove emarginazioni, disagi mentali, depressioni, suicidi e nuovi senza tetto e profughi lasciati alla deriva. È chiaro che chi parla con questi toni non sempre è gradito, per questo toglierò il disturbo, cercando di non essere più assillante e invadente, come pensa una parte di questa malata società; ma un giorno la verità verrà a galla. E così ho sentito di ritirarmi in montagna e nel silenzio, finendo e portando a termine gli ultimi giorni che il buon Dio mi ha concesso in questa travagliata vita terrena».

Dopo era rimasto nella sua trincea del bene, con i pellegrinaggi, i viaggi sterminati a piedi, il cammino con la croce, per essere, insieme, un segno di contraddizione e di speranza. Biagio Conte ha chiuso gli occhi in pace, accompagnato dalle preghiere nella Missione ‘Speranza e carità' a Palermo, cullato da tutto l’amore che ha seminato, in favore degli ultimi, nella sua vita terrena, e che adesso ritorna in forma di benedizione.

Biagio Conte nasce a Palermo il 16 settembre 1963 da una famiglia benestante. Figlio di imprenditori edili, a tre anni viene portato in Svizzera in un collegio di suore, ritornando a Palermo a 9 anni per poi entrare nel collegio di San Martino delle Scale per quattro anni. Una vita spesa per gli ultimi quella di Biagio Conte, che ha creato a Palermo e in provincia nove comunità. Figlio di imprenditori edili, a tre anni viene portato in Svizzera in un collegio di suore, ritornando a Palermo a 9 anni per poi essere inserito nel collegio di San Martino delle Scale per quattro anni. A 16 anni abbandona la scuola e inizia precocemente a lavorare nell'impresa edile della sua famiglia, ma a causa di una profonda crisi spirituale decide di allontanarsi dalla famiglia nel 1983, andando a vivere a Firenze. Nel maggio 1990 la scelta di vivere come eremita, ritirandosi nelle montagne dell'entroterra siciliano e successivamente facendo un viaggio interamente a piedi verso la città di Assisi. Il viaggio è stato reso noto alle cronache per gli appelli della famiglia d'origine alla trasmissione Rai "Chi l'ha visto?", dove Biagio risponde in diretta informando del suo cammino verso Assisi. Torna quindi a Palermo per salutare i familiari, con l'intenzione di trasferirsi in Africa come missionario, ma lo stato di miseria in cui ritrova la sua città lo porta a cambiare idea. In un primo momento è attivo nel portare conforto ai senzatetto della Stazione di Palermo Centrale, per i quali si batte attraverso diverse proteste ed un digiuno, grazie al quale ottiene l'utilizzo di alcuni locali in via Archirafi, all'interno dei quali fonda nel 1993 la "Missione di Speranza e Carità", che oggi accoglie più di un centinaio di persone.

Il 16 gennaio 2014 Biagio Conte, da anni costretto su una sedia a rotelle a causa di vertebre schiacciate a seguito delle spossanti fatiche cui si è sottoposto nella Missione, riprende a camminare dopo un'immersione nelle acque di Lourdes. Nel 2018, dopo la morte di alcuni senzatetto nelle strade di Palermo, in segno di protesta contro la povertà decide di dormire in strada, sotto i portici del Palazzo delle Poste centrali, iniziando uno sciopero della fame durato dieci giorni; in seguito la Regione ha finanziato l'ampliamento della struttura di via Decollati. E anche in questi ultimi giorni, pur gravemente malato, Frà Biagio era tornato a lanciare appelli alle istituzioni per aiutare la missione che aveva fondato nel pagamento delle bollette e delle spese necessarie per garantire l'assistenza agli indigenti. Sulla figura del missionario laico è stato girato anche un film intitolato "Biagio", dal regista palermitano Pasquale Scimeca.

Il suo sorriso era contagioso, la sua luce abbagliante. Non si poteva rimanere indifferenti a quel carisma e a quello spirito che avvolgeva tutti. Ognuno aveva un compito alla Missione e nelle altre strutture. Ciascuno metteva a servizio degli altri le proprie capacità e chi per anni aveva vissuto in strada annientando la propria persona e dimenticando chi fosse e cosa sapesse fare, riscopriva di essere ancora un bravo falegname o muratore o elettricista. Altri cucinavano, guidavano il furgone o si occupavano del giardino.

Questo ha insegnato fratello Biagio a tutti, la dignità del lavoro, la bellezza della condivisione, la possibilità di riscatto e l’importanza della speranza. Ora mentre tutti piangono, da qualche angolo di cielo fratello Biagio starà chiedendo a Dio di benedirci tutti e ci starà salutando alla sua maniera: "Pace e speranza a voi tutti fratelli e sorelle”.

La notizia della sua morte è stata accolta da grande commozione. Messaggi sono arrivati dal presidente Mattarella, dal presidente della Regione Sicilia Schifani, dal sindaco di Palermo Lagalla. L'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che aveva fatto visita a fratel Biagio nei giorni scorsi, ha chiesto a tutti di "raccogliere il testimone di un esempio così fulgido. La sua vita, segno per l'intera città degli uomini, manifesta la fede in Dio alimentata dal Vangelo, la speranza vissuta nella radicale povertà e la carità senza limiti che contribuisce alla trasfigurazione della convivenza umana a partire dai più poveri". La salma del missionario laico resterà, per essere visitata, nella camera ardente di Via Decollati 29 a Palermo, fino a lunedì prossimo. Secondo il volere del sindaco, Roberto Lagalla, Palermo ha proclamato il lutto cittadino, con bandiere a mezz’asta in tutte le sedi comunali e nelle scuole fino al funerale di fratel Biagio che sarà celebrato martedì 17, alle ore 10.30, nella Chiesa madre, la Cattedrale. Sarà attivo un grande servizio d’ordine, dal momento che si attendono circa diecimila fedeli. Il Cielo da oggi sarà più blu: fratel Biagio darà manforte a Dio. Oltre al pianto, vi è dunque la gioia. Tornano alla mente le parole nel Vangelo di Giovanni: “Ora prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1-11). “Io non ho conosciuto personalmente Biagio – riferisce, fra i vari, il giudice palermitano Andrea Compagno – ma ho incrociato il suo sguardo una volta. Anche Biagio, come Gesù, ha amato i suoi fino alla fine, e questo fa di lui un testimone vero”.

Ultima modifica: Gio 12 Gen 2023