Riforma dell'Ordine/1 - Trump, la disintermediazione e le nuove sfide per i giornalisti (e per chi li rappresenta)

Nel giorno della vittoria di Trump, c’è stato a Roma un incontro di giornalisti promosso da dirigenti della Federazione della Stampa e di altre realtà del mondo giornalistico. Per dare l’idea, c’erano i vertici della FNSI, dell’INPGI, della Casagit e del Fondo complementare, e alcuni Presidenti regionali dell’Ordine (assente il Presidente nazionale). Scopo: avviare con una raccolta di firme, da estendere a tutti i colleghi, il processo di formazione di un “soggetto unitario” (è stato battezzato provvisoriamente Filippa...) che unifichi le molte battaglie ideali per la libertà e la qualità dell’informazione, riaffermi i doveri della categoria e ne salvaguardi il welfare. Chi scrive, inviato dall’UCSI, è andato ad ascoltare e ha avuto modo di apprezzare sia la qualità del documento (già pubblicato nel sito UCSI http://www.ucsi.it/images/professione/DOC-20161102-WA0003.pdf ) sia gran parte degli interventi. Una iniziativa a carattere unitario, che progetta di superare la realtà delle correnti all’interno del sindacato e di compattare la presenza del giornalismo professionale nella società, e che appare del tutto opportuna. Ho ricordato la concomitanza con l’inatteso esito delle elezioni americane per un motivo preciso. Quanto sta avvenendo nel mondo con l’avanzata di quello che chiamiamo populismo, a livello globale, viene avvertito dalla professione, a mio parere, in modo ancora insufficiente. Dovrei ripetere alcune mie considerazioni (potete leggerle nella rubrica IDEE di questo sito a questo link http://www.ucsi.it/news/mediaetica/idee/8263-elogio-della-complessità.html ) dopo la presentazione del 13.o Rapporto CENSIS-UCSI sulla comunicazione ricordando che la smania di rifiutare ogni intermediazione nei processi comunicativi va di pari passo con un diffuso rifiuto di tutto ciò che non è semplice. Meglio ancora, vi invito a leggere la lucida analisi di Stefano Balassone sul voto a Trump: parla di “tramonto del quarto potere”, perché non escono sconfitti i sondaggisti ma il sistema informativo tradizionale nella sua interezza: “i giornalisti non se li è filati nessuno”, e la crisi culturale è forse più grave di quella industriale. E dunque occorrono “nuovi approcci concettuali e nuovi strumenti di ascolto di quello che la società è”. Link all’articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/09/trump-i-giornali-ignorati-e-su-un-altro-mondo-il-tramonto-del-quarto-potere-il-watch-dog-e-un-cane-spelacchiato/3179704/ 

Di fronte a un cambiamento così radicale e strutturale della comunicazione, della politica e della vita sociale temo proprio che occorrano presto interventi più drastici della pur utile creazione di un nuovo soggetto unitario dei giornalisti italiani. Mentre a milioni i giovani si scambiano informazioni facendo tranquillamente a meno di noi, tanto che la mattina del risultato americano i giornali hanno cambiato i loro titoli non per informare che Trump ha vinto – questo lo sapevano già tutti – ma solo per non negare la realtà, mi pare sia il momento di renderci conto che ora la rappresentanza professionale debba essere non solo unitaria, bensì soprattutto ben definita nei confini tra chi è professionista e chi non lo è, e molto più rigorosa nel pretendere il rispetto dell’etica professionale. Non ha senso la contrapposizione tra un Sindacato (fatto in prevalenza di professionisti veri) e un Ordine che ha cinque volte gli iscritti del Sindacato, e che sono in prevalenza professionisti finti. Potremmo pensare seriamente di chiedere la chiusura definitiva dell’Ordine, e anche di superare il Sindacato correntizio dando vita a una Associazione unitaria dei giornalisti professionali, a iscrizione quasi obbligatoria perché sarà la sola a rilasciare una tessera, alla quale delegare sia il controllo etico sia la rappresentanza sindacale.

 

 

 

Ultima modifica: Lun 21 Nov 2016